Cresce l’importanza della domanda di technology lifecycle assessment

Dimension Data, specialista di servizi e soluzioni IT da 4,5 miliardi di dollari, ha annunciato il servizio di nuova generazione di technology lifecycle management assessment per soddisfare la forte richiesta da parte delle imprese di tutto il mondo e le esigenze emerse durante l’esecuzione di più di 300 verifiche delle reti, in 5 continenti.

Il servizio Technology Lifecycle Management (TLM) Assessment di Dimension Data permette di identificare i dispositivi che compongono la rete, individuarne il grado di obsolescenza e definire la manutenzione adeguata per ciascuno di essi. In questo modo, consente alle organizzazioni di estendere le attività di pianificazione degli asset di rete, indipendentemente dal vendor, e fornisce le basi per ampliare la pianificazione degli asset non solo delle risorse di rete ma anche delle piattaforme server e dei dispositivi storage, per esempio.

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Rich Schofield, Global Business Development Manager, Networking Integration, di Dimension Data ha affermato che la risposta nei confronti del nuovo TLM Assessment è stata estremamente positiva.

“Abbiamo migliorato il TLM Assessment grazie all’esperienza maturata attraverso centinaia di valutazioni delle reti realizzate a livello globale negli ultimi 18 mesi.

Il Technology Lifecycle Management Assessment si articola in tre fasi:

Durante la fase di scoperta, Dimension Data effettua una survey della rete e definisce i termini progettuali del servizio col cliente. Viene condotta una scansione/raccolta dati on-site per rilevare dati di inventario e configurazione di tutti gli apparati presenti, utilizzando strumenti commerciali e proprietari. Altre informazioni sull’ambiente del cliente vengono raccolte tramite interviste dirette a personale tecnico e gestionale.

Nel corso della fase di analisi, Dimension Data conduce la cosiddetta “Gap Analisys” che prevede l’identificazione della fase di ciclo di vita dell’hardware presente, i contratti di manutenzione in essere e la valutazione delle vulnerabilità sulla base di best practice (per esempio NSA, PCI, ISO e best practice di proprietà di Dimension Data e del cliente).

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A seguito delle informazioni ottenute nelle due fasi precedenti, nella fase di raccomandazione, Dimension Data grazie all’esperienza nell’ambito del networking e della sicurezza è in grado di prescrivere e creare un elenco ragionato delle azioni necessarie.

Al cliente viene fornito un report dettagliato delle azioni raccomandate che possono essere: l’aggiornamento della componente hardware, dei sistemi operativi, l’adozione di patch, o l’applicazione di consigli relativi alla sicurezza e alle configurazioni.

“I dati che abbiamo raccolto dalle nostre verifiche sono alla base del nuovo servizio. Abbiamo poi aggiunto nuove funzionalità, migliorato l’automazione e ridotto i tempi di distribuzione dei report. Tutto questo, insieme a un miglioramento della leggibilità e dell’utilità generale della reportistica di assessment, rende questo servizio ancora più conveniente e più semplice da utilizzare per eliminare i rischi, gli sprechi e le incertezze delle infrastrutture IT,” ha spiegato Schofield e ha aggiunto che le nuove statistiche e i nuovi trend derivanti dalle valutazioni eseguite verranno riportati all’interno dell’edizione del prossimo Network Barometer Report di Dimension Data, nel 2010.

“Dalle prime 150 valutazioni realizzate nel 2008 è emerso che il 73% dei dispositivi di rete è soggetto a vulnerabilità conosciute che espongono le aziende ad attacchi e violazioni alla sicurezza, interni ed esterni, e che potrebbero avere conseguenze significative per quel che riguarda la conformità legislativa.

Dimension Data ha inoltre messo in evidenza una media di 30 errori per dispositivo di rete. Il settore dei servizi finanziari – con una media di 36% – presenta la media con il più alto di numero di errori di configurazione per dispositivo con severe implicazioni per quel che riguarda la compliance.

Infine, circa la metà di tutti i dispositivi di rete analizzati è vicina – o ha già raggiunto – alla fine del proprio ciclo di vita ponendoli a rischio di downtime lunghi e imprevisti e a spese necessarie per ripristinare la business continuity.

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“Le implicazioni delle infrastrutture IT sono infinite. Ma l’aspetto fondamentale è che queste statistiche evidenziano il fatto che le aziende potrebbero proteggere meglio le proprie reti ma non sanno quello di cui hanno bisogno o non hanno processi adatti per raggiungere questo obiettivo.”

“Ciascuna di queste problematiche potrebbe essere elusa attraverso una gestione appropriata del ciclo di vita degli asset di rete che consente alle aziende di massimizzarne la vita utile, con un approccio razionale in grado di minimizzare i rischi.”

La spesa per i downtime sta crescendo in modo significativo in quanto le aziende attivano un numero sempre maggiore di processi operativi attraverso l’IT. Schofield ha spiegato che: “Alcuni analisti di mercato calcolano che i downtime dei sistemi possono costare alle grandi aziende circa 42.000 all’ora per downtime – con una media di quasi 87 ore di downtime all’anno – e incidere fino al 3,6% sul fatturato annuo.”

Se da un lato i processi utilizzati per il technolgy lifecycle managament non sono una novità e vengono utilizzati già da molto tempo, dall’altro necessitano di adattamenti per allinearsi agli attuali requisiti IT. Le reti e i mercati di riferimento sono dinamici e in continua evoluzione e il lifecycle management deve prevedere un approccio di pianificazione pluriennale per massimizzare i componenti della rete e per avviare un programma di rinnovo dei singoli dispositivi.

Nello specifico, il servizio è stato realizzato per identificare le problematiche dei dispositivi di rete relative alla sicurezza di base, la configurazione e lo stato del ciclo di vita che possono essere indirizzate in modo appropriato.

“I nostri report forniscono alle aziende un elevato livello di visibilità delle proprie reti, offrendo loro tempo, competenze e una visione globale per predisporre aggiornamenti, prendere decisioni ponderate sul prolungamento dell’utilizzo di alcuni asset e mettere in preventivo che altri devono essere aggiornati o eliminati,” ha concluso Schofield.
 

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