Cura dell’ambiente: Paesi emergenti più sensibili

I consumatori dei Paesi emergenti sono più preoccupati e disponibili ad agire per contrastare i problemi legati al cambiamento climatico rispetto ai Paesi sviluppati, secondo i risultati di una ricerca condotta a livello mondiale da Accenture, società globale di consulenza direzionale, system integration & technology e servizi alle imprese. Dal confronto con i risultati della precedente edizione, risultano interessanti elementi riguardo all’atteggiamento dei consumatori. Nell’edizione del 2009, condotta su oltre 10.000 persone in 22 paesi, emerge come l’attuale crisi economica non abbia ridotto le preoccupazioni dei consumatori nei confronti del cambiamento del clima, nei Paesi in via di sviluppo il 53% degli intervistati si dichiara estremamente preoccupato a fronte del 31% nei mercati più maturi. Nelle economie emergenti la maggioranza delle persone (56%) ritiene che il cambiamento climatico avrà certamente un impatto diretto sulla propria vita, ma nelle economie sviluppate tale percentuale scende al 28%. I Paesi emergenti appaiono anche più ottimisti sulla possibilità di risolvere il problema dell’inquinamento climatico con una percentuale del 70% contro il 48% dei rispondenti nei Paesi sviluppati. Tale polarizzazione tra gli atteggiamenti di preoccupazione e fiducia si riflette in una diversa disponibilità ad agire: nei mercati emergenti oltre la metà delle persone (53%) ha dichiarato che sceglierebbe di acquistare un nuovo prodotto se fosse dotato di una certificazione di minimo impatto sul clima, a fronte di un esiguo 24% nelle economie più sviluppate. Inoltre, il 61% dei rispondenti ha dichiarato che se ne avesse la possibilità, cambierebbe certamente il proprio fornitore di energia per sceglierne uno che offra prodotti e servizi a bassa emissione di CO2; nei Paesi sviluppati lo farebbe solo il 30%.  “I Paesi occidentali non possono dare per scontato che guideranno le politiche e le soluzioni per il cambiamento climatico” ha dichiarato Sergio Nicolini Senior Executive Energy per l’IGEM (Italia, Grecia, Est Europa, Russia e Medio Oriente). Gli investimenti per la riduzione di CO2 saranno indirizzati verso consumatori più coinvolti ed attivi e le economie capaci di adottare rapidamente nuove tecnologie e implementare politiche di avanguardia”.
Cosa è cambiato negli ultimi dodici mesi? Confrontando la precedente ricerca del 2007, si riscontra un grande divario tra le intenzioni dichiarate e le azioni effettivamente intraprese dai consumatori di tutto il mondo. Nel 2007 infatti l’89% delle persone intervistate aveva dichiarato di essere disponibile a servirsi di una società energetica che offrisse prodotti e servizi a bassa emissione di CO2, ma solo il 12% nel 2008 ha effettivamente attuato questa intenzione. Il 46% del campione ritiene che il costo sia il fattore più importante nell’ostacolare l’acquisto di servizi in grado di contrastare il cambiamento climatico. Inoltre, i consumatori chiedono ai fornitori di energia di migliorare le proprie offerte commerciali: ad esempio, l’80% dei rispondenti valuterebbe la possibilità di installare un generatore di elettricità domestico se potesse pagarlo in rate mensili piuttosto che in una soluzione unica.

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La scarsa informazione sul tema rappresenta un ostacolo per Il 36% dei rispondenti; circa la metà (49%) dichiara di non essere sufficientemente informato su come si possa agire per combattere gli effetti del cambiamento climatico.

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“La pressione da parte dei consumatori può indirizzare le società a fornire prodotti e servizi che affrontano il problema del cambiamento climatico” continua Sergio Nicolini. “I fornitori di energia devono mettere in campo un florido mercato di servizi a bassa emissione di CO2 e i governi devono rendere possibile tale trasformazione attraverso una politica chiara e incentivi opportunamente allineati. Le società energetiche sono il fulcro del mercato e devono cogliere le opportunità commerciali derivanti dall’offerta di servizi a bassa emissione di CO2 accessibili e innovativi.” La scarsa differenziazione tra i fornitori di energia è un ostacolo importante per determinare un cambiamento di attitudine dei consumatori. Tre quarti di loro dichiarano che i servizi a basso impatto sul clima offerti dal proprio fornitore di energia elettrica o di gas naturale sono uguali a quelli della concorrenza; solo il 18% li considera migliori.  “I fornitori di energia possono prendere esempio dai produttori di beni di consumo su come differenziarsi attraverso prodotti e servizi più innovativi”conclude Nicolini. ”Le aziende e le Isituzioni devono lavorare insieme per sviluppare nuove tecnologie che stimolino i consumatori ad attuare effettivamente delle scelte più responsabili nei confronti dell’inquinamento climatico.

Highlights: cosa accade in Italia
Tra i consumatori dei paesi occidentali sviluppati gli italiani risultano essere i più preoccupati nei confronti del problema: il 38% di essi si dichiara estremamente preoccupato, a fronte della media dei mercati più maturi che non supera il 31%.

Anche considerando l’impatto che il cambiamento climatico avrà sulla propria vita, i consumatori italiani si attestano al di sopra della media dei paesi sviluppati (31% contro il 28%). I consumatori italiani si dimostrano inoltre tra i più virtuosi per quanto riguarda la disponibilità ad agire acquistando prodotti e servizi a minimo impatto sul clima. Il 51% si dichiara certamente pronto a farlo contro il 53% della media dei paesi emergenti ed un esiguo 24% dei paesi sviluppati. Gli italiani figurano tra i consumatori che agiscono più concretamente, mettendo in pratica le intenzioni dichiarate nell’indagine dello scorso anno. Il 14% (la media mondiale è del 12%) ha effettivamente cambiato fornitore di energia elettrica optando per una società che offra prodotti e servizi a bassa emissione di CO2, la percentuale sale al 18% contro il 9% della media mondiale per quanto riguarda la fornitura di prodotti raffinati. Il fattore costo rimane anche in Italia il maggiore ostacolo (46%) per l’acquisto di nuovi servizi in grado di contrastare il cambiamento climatico. Al secondo posto (40%) la scarsa informazione su come affrontare il problema, mentre solo il 10% vede come ostacolo il cambiamento delle proprie abitudini. Tra le azioni condotte dai consumatori per affrontare il problema al primo posto figura il riciclo di carta e plastica (l’81% dichiara di farlo correntemente), quindi l’utilizzo di apparecchiature a più alta efficienza energetica (76%) o le piccole azioni quotidiane come spegnere gli apparecchi elettronicio ridurre l’utilizzo di aria condizionata (63%).
Solo poco più di un terzo (37%) invece è disposto a non utilizzare l’automobile e il 17% a servirsi di fornitori di energia solare o eolica.

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Metodologia

Lo studio Accenture End Consumer Observatory on Climate Change si basa su una ricerca condotta online tra settembre e ottobre 2008 presso 10.733 consumatori di 22 Paesi in tutto il mondo. I rispondenti appartengono alle seguenti aree geografiche: Nord America (1.732 intervistati), Europa Occidentale (4.244 intervistati), Giappone e Australia (1.100 intervistati) e i Paesi emergenti Brasile, Russia, India, Cina, Argentina, Cile e Sud Africa (3.657 intervistati). Il campione è rappresentativo della popolazione complessiva in ciascun Paese ad esclusione di quelli ad economia emergente, per i quali il campione è rappresentativo della popolazione urbana.