La procedura avviata a livello europeo potrebbe allungare i tempi di approvazione e formalizzazione dell’acquisizione
L’acquisizione di Sun da parte di Oracle diventa oggetto di investigazione da parte della Commissione Europea. Oggetto dell’indagine: la fusione delle due aziende potrebbe determinare una posizione dominante nell’ambito della tecnologia di database poiché si sommerebbe alla già ampia copertura tecnologica di Oracle quella dettata dal software open source MySql ereditato da Sun. Sebbene questa iniziativa non metta in discussione l’acquisizione fa però slittare i tempi di formalizzazione dell’operazione, prevista per fine gennaio del 2010. Un incidente di percorso che crea un ulteriore elemento di disturbo nel processo di metabolizzazione e razionalizzazione degli assett tecnologici di Sun da parte del gigante del software.
Chi ne trae vantaggio sono i diretti concorrenti in ambito server, vale a dire Ibm, Hp e Dell. L’incertezza del passaggio, la lentezza nell’integrazione, le contraddizioni sollevate dalla Commissione Europea generano preoccupazione tra i clienti e i fornitori alternativi fanno leva su queste criticità per cercare di mettere le mani sull’installato Solaris. E comunque la condizione prevalente dei clienti Sun è di attesa, wait and see, come si dice in gergo: prima di compiere ulteriori investimenti vediamo che succede, un atteggiamento che si ripercuote inevitabilmente sulle dinamiche di mercato.
Più l’operazione si allunga più i clienti Sun sono esposti al fuoco nemico. I dati diffusi da Idc relativi al secondo trimestre del 2009 sono una testimonianza di quanto appena descritto. All’interno di un mercato in piena recessione recessione tra le aziende top del segmento server è Sun a subire le perdite maggiori. Rispetto al corrispondente periodo del 2008, rileva Idc, le vendite mondiali dei big player in ambito server hanno subito contrazioni che si aggirano in media intorno al 30%. Contro una Ibm che registra (segmento server) un calo di fatturato dell’ordine del 26%, Sun subisce una diminuzione del giro d’affari molto più consistente e pari al 37%.
