I “Millennial” in azienda

CA Technologies osserva usi e abitudini tecnologiche dei giovani tra i 18 e i 30 anni e anticipa opportunità e sfide rappresentate dal loro ingresso nel mondo delle imprese

CA Technologies ha rilasciato i risultati di un’indagine focalizzata sui “Millennial”, ossia la generazione di età compresa tra i 18 e i 30 anni caratterizzata da una innata predisposizione all’uso di computer, smartphone e un’infinita varietà di dispositivi elettronici connessi e di applicazioni Web in tutti gli aspetti della quotidianità. Lo studio “Le aziende italiane e i Millennial: sfide e opportunità”, realizzato insieme alla società di ricerca NetConsulting, mostra come l’ingresso di questa nuova generazione nel mondo del lavoro sia un fattore critico per le imprese che si apprestano ad affrontare la sfida del rinnovamento del loro capitale umano.

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“Le aziende devono essere in grado di accogliere, agevolare, incanalare l’inedita forma di energia e la capacità innovativa dei Millennial per poter far leva sul loro potenziale”, ha affermato Mauro Solimene, Amministratore Delegato di CA Technologies Italia. “La ricerca di CA Technologies vuole fornire alcuni spunti di riflessione e qualche consiglio alle imprese che intendono cogliere le opportunità offerte dall’arrivo di questa nuova generazione in azienda”.

Chi sono i Millennial in Italia? Che rapporto hanno con le tecnologie e cosa si aspettano di ritrovare nel mondo del lavoro? Le aziende sono pronte a rispondere alle loro aspettative, a raccogliere la sfida dell’eventuale adeguamento delle dotazioni informatiche esistenti? Quali sono i potenziali gap, le aree su cui sarà necessario intervenire con maggior tempestività? Nella sua veste di specialista del governo e della sicurezza delle infrastrutture tecnologiche delle aziende, CA Technologies vuole dare un importante contributo attraverso l’approfondita analisi degli elementi che caratterizzano la generazione dei Millennial e del grado di consapevolezza e preparazione delle aziende di fronte a questo nuovo fenomeno.

L’obiettivo della ricerca, realizzata su un campione di 280 studenti delle facoltà di Economia e Ingegneria e un campione di circa 150 aziende in diversi settori, ha molteplici risvolti, tra cui:

• contribuire a definire abitudini, capacità e aspettative della futura forza lavorativa pronta a muovere i primi passi all’interno delle imprese;

• misurare la predisposizione delle imprese ad accogliere tale flusso;

• mettere in evidenza sia le sfide, in termini di adeguamento delle infrastrutture IT e delle policy organizzative esistenti, sia le opportunità che potranno derivare da un corretto allineamento tra le strategie tecnologiche aziendali e il capitale umano.

Sintesi dei risultati della ricerca

I Millennial

L’indagine sui Millennial ha evidenziato l’emergere di una generazione di futuri knowledge worker fortemente motivati all’uso di dispositivi IT in mobilità: le percentuali relative mostrano l’orientamento all’uso di strumenti social e di cloud computing, tanto nell’organizzazione dello studio che del tempo libero. Tra gli strumenti più utilizzati, vi sono: notebook (88,3%), cellulare (71,1%) e smartphone (52%), ciò dimostra la familiarità con una tecnologia di tipo pervasivo, indipendente da una specifica situazione o localizzazione, una chiara indicazione delle opportunità che si aprono per le aziende a livello di remotizzazione e mobilità dei loro processi.

Una discreta quota (23%) degli intervistati auspicherebbe di potersi servire esclusivamente di dispositivi come computer portatili o smartphone di proprietà e una forte maggioranza (64,5%) dà per scontata l’ipotesi di affiancare i propri dispositivi a quelli forniti dall’azienda. Forte è il livello di aspettativa da parte dei Millennial nel ritrovare anche nel contesto lavorativo gli stessi strumenti e le stesse modalità applicati all’uso delle tecnologie nella vita privata e nello studio. Tale propensione può rappresentare un grosso vantaggio per le aziende, che in passato dovevano sostenere l’onere della formazione, del trasferimento di know-how che oggi è in larga misura già assimilato dai giovani. L’arrivo dei dispositivi personali può richiedere alle organizzazioni IT una attività di segmentazione delle risorse di rete locale, con reti virtuali espressamente dedicate al servizio dei terminali “ospiti” di proprietà dei Millennial.

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A una esplicita domanda, il 52% dei giovani interpellati conferma di non ritenere necessario svolgere le proprie attività lavorative nel perimetro dell’ufficio. Contemporaneamente, circa il 50% del campione rivela l’aspettativa a servirsi, in azienda, di strumenti social, portali, bacheche e sistemi di chat sia per comunicare con i colleghi sia nelle relazioni con fornitori e clienti. Il tenore di queste risposte conferma che i Millennial hanno già un’idea molto precisa e non convenzionale del concetto di “spazio lavoro”.

Su un piano più propriamente comportamentale emerge una indifferenza piuttosto marcata nei confronti della privacy, nel 40% dei casi la sensibilità è nulla o bassa. I Millennial non esitano a condividere sui social network informazioni personali, quali indirizzo mail (50%), informazioni sui propri gusti (50%), abitudini e hobby (49%) e informazioni anagrafiche (45%), a conferma della diffusa volontà di ricorrere a Internet per sviluppare la propria rete di relazioni. Questo dato suggerisce alle aziende l’esigenza di dare maggiore attenzione a politiche di sicurezza, oltre che la necessità di creare una maggiore sensibilità verso queste tematiche attraverso policy strutturate.

Molto elevata anche la tendenza ad affidare i propri documenti digitali ai servizi di archiviazione online (Amazon CloudDrive, DropBox, Google Docs): il 60% si serve regolarmente dei servizi – perlopiù gratuiti fino a determinate soglie – di storage “on the cloud”. Questi stessi servizi vengono utilizzati non solo per la conservazione di documenti personali, ma soprattutto (63%) per lo scambio dei documenti digitali con altre persone. Oltre il 70% dei Millennial ritiene auspicabile che l’azienda consenta l’uso di spazi virtuali di storage, altrettanto elevati (66%) risultano i livelli di aspettativa nel caso di dispositivi fisici come chiavette e altri sistemi di storage estraibili o portatili. Ciò impone, dal punto di vista aziendale, una adeguata strategia di prevenzione della perdita dei dati e conformità alle normative.

Dalle risposte alle questioni relative alle modalità e agli strumenti adottati nel corso delle attività di studio che i Millennial vorrebbero conservare anche nella realtà aziendale, emerge l’identità di una risorsa umana ricca di potenziale lavorativo innovativo, ma al tempo stesso foriera di problematiche infrastrutturali da affrontare e risolvere. Nelle ore trascorse in università il 90% dei Millennial interrogati accede infatti ai social network con la connessione offerta dall’ateneo o attraverso chiavette o smartphone. Percentuali rilevanti del campione affermano di aspettarsi anche nell’ambiente di lavoro la possibilità di accedere, una o più volte al giorno, a strumenti di comunicazione individuale e di gruppo basati su social Network o su sistemi di chat, instant messaging, Voip. La frequentazione dei social network dai luoghi e con i dispositivi di lavoro può impattare sul fronte della produttività, della sicurezza e delle performance applicativa se non opportunamente supportata da regole e tecnologie abilitanti. A questo proposito è indicativa la percentuale (28%) di coloro che si dicono disposti ad aggirare, utilizzando dispositivi di proprietà (22%) o evitando i sistemi di protezione della rete aziendale, le regole eventualmente imposte dai datori di lavoro per limitare l’accesso a questi strumenti (6%).

In una congiuntura economico-finanziaria sfavorevole gli orientamenti riscontrati possono giovare alle aziende: la forte familiarità con gli strumenti applicativi e l’estrema propensione alla mobilità e flessibilità possono tradursi in concreti vantaggi in termini di riduzione dei costi fissi e snellimento dei processi produttivi. Inoltre, il valore culturale di una risorsa umana già sintonizzata sui bisogni e sulle aspettative dei mercati finali di riferimento, può risultare un asset fondamentale in chiave marketing. La naturalezza nell’impiego di strumenti di comunicazione Web-based e social impongono tuttavia una soglia di attenzione elevata nei confronti del possibile impatto sulla produttività, la vulnerabilità dei flussi informativi e l’interferenza con gli strumenti comunicativi e applicativi in essere.

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Le aziende

Sul fronte delle imprese, lo studio mette in luce una maggiore discontinuità in termini di capacità di risposta e livelli di preparazione, ma le linee di tendenza mostrano un certo ritardo generale nei confronti di modalità che i Millennial hanno invece già fatto proprie, ad esempio sul piano della remotizzazione/della mobilità (adottate solo dal 18,5% delle aziende) e del lavoro di squadra (36,7%).

Sebbene in generale le imprese intuiscano i vantaggi che i Millennial possono portare in termini di maggiore produttività (secondo il 67,6% delle aziende intervistate), efficienza (67,6%), competitività (54,7%), accelerazione del time to market (37,8%), esse rivelano al tempo stesso forti resistenze nell’introduzione di strumenti che consentono la creazione di un ambiente di lavoro collaborativo e virtuale, sia sul piano della cultura aziendale (72,3%) che su quello organizzativo (39,9%) e dell’adeguamento delle infrastrutture e dei modelli organizzativi dell’IT alle potenzialità e aspettative dei nuovi “lavoratori della conoscenza”.

L’arrivo di risorse molto più predisposte a utilizzare la tecnologia potrebbe mettere in luce diverse aree di criticità nella misura in cui venisse riscontrata una discrepanza marcata tra le “infrastrutture della quotidianità” vissute dai Millennial e le “infrastrutture aziendali”.

Lo stato dell’arte in materia di strategie per il supporto del lavoro da remoto e di squadra e la gestione delle risorse afferenti appare nel complesso piuttosto distante dal pieno allineamento con le aspettative dei Millennials. Se il 50% dei Millennial pensa di operare in remoto lontano dall’ufficio, appena il 15% delle aziende vede questa flessibilità del lavoro tra le principali linee di evoluzione delle proprie politiche di gestione del lavoro. A supporto delle attività lavorative da svolgersi all’esterno degli spazi fisici aziendali vengono forniti strumenti che i Millennial giudicherebbero convenzionali: meno della metà dei dipendenti dispone di device come notebook (46%) e cellulari tradizionali (48%).

Uno degli aspetti più controversi riguarda la frequentazione dei social network. L’atteggiamento delle aziende a questo riguardo si divide tra coloro che non impongono alcuna policy contraria all’accesso dall’ufficio (40%) e una varietà di situazioni in cui l’accesso viene limitato a determinati orari, tipologie di lavoratori o scopi aziendali (40%) fino al divieto totale (20%).Questa tendenza si scontra con l’abitudine dei Millennial a interagire una o più volte al giorno con i social network (90% degli intervistati), lo squilibrio farà aumentare la pressione non solo sulla sicurezza IT, ma anche su aspetti meno scontati come la performance dei servizi di rete e delle applicazioni web derivante da un accesso frequente e prolungato a questi siti.

Come risulta dall’indagine, molte imprese innalzano degli ostacoli quasi insormontabili tra le abitudini digitali del Millennial e le regole di conformità aziendali: la negazione dell’accesso ai social networks (circa il 59% delle aziende lo vieta o lo limita), alla comunicazione digitale e, più in generale, al patrimonio informativo offerto dalle nuove tecnologie (lavoro da remoto e in mobilità, team work virtuale) può compromettere il potenziale offerto dai Millennial, che include: parlare lo stesso linguaggio del mercato di riferimento in termini di bisogni e aspettative, la produttività di personale reperibile in qualsiasi momento, la velocità dell’immissione di prodotti e servizi sul mercato.

Dietro questo atteggiamento si nasconde in molti casi il timore di non riuscire a gestire il fenomeno attraverso l’infrastruttura e gli strumenti a disposizione nel data center. Le barriere però sono malviste dai Millennial e il rischio è un impatto negativo su un patrimonio di creatività che chiede in modo esplicito una piena autonomia.

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L’indagine svolta sulle aziende misura infine i livelli di adozione di alcune soluzioni tecnologiche, sia per la sicurezza dei dati sia per la gestione delle infrastrutture informatiche, in vista dell’ingresso dei Millennial. I risultati evidenziano un marcato ritardo nei confronti di alcuni aspetti che, se trascurati, possono degenerare in aree di aspra criticità, vanificando il potenziale rappresentato dall’ingresso dei nuovi collaboratori. Ambiti come la performance delle reti e delle applicazioni, l’adeguatezza delle misure di sicurezza e la gestione dei livelli di servizio in una ottica business oriented non ricevono ancora adeguata attenzione.

A fronte di discreti livelli di maturità in molte delle tematiche di sicurezza e prevenzione, si rileva che ancora oggi oltre un terzo delle aziende intervistate non utilizza soluzioni per la gestione delle identità e degli accessi e il 45% non dispone di strumenti di Web access management, assenza che apre una falla ancora più vistosa in previsione dell’arrivo di collaboratori così orientati all’accesso ai social network o all’uso di device personali. Analogo discorso vale per tematiche come il disaster recovery e il back up dei dati, trascurate da circa un terzo del campione. Un altro punto di attenzione è la mancanza di soluzioni software di strong authentication (indicata dal 55% delle aziende) non considerando il fatto che sempre di più gli utenti, Millennial e non, accederanno alle applicazioni aziendali con dispositivi mobili da remoto. La carenza sul piano delle soluzioni di data loss prevention (presenti solo nel 23% delle aziende) si aggiunge a questa lista di forti criticità, comportando un serio rischio di trafugamento di dati e informazioni al di fuori del perimetro aziendale, con potenziali danni di immagine, violazione della compliance e così via.

Le criticità riguardano anche aspetti più specificatamente rivolti alla gestione delle infrastrutture, dei livelli di servizio di reti e applicazioni, di garanzia di qualità del servizio che, in un ambiente con un forte utilizzo della rete, diventano indispensabili. I Millennial sono abituati a navigare con le tecnologie più evolute pretendendo tempi di risposta bassissimi ed è certo che chiederanno anche alle aziende in cui lavoreranno di fornire uno standard elevato in termini di prestazioni della rete dei sistemi. Le percentuali relativamente basse di progetti relativi a capacity planning (30%), monitoraggio e gestione dei livelli di servizio (27%), o network performance (23%), indicano lo scarso livello di attenzione delle aziende verso la qualità dei servizi IT erogati agli utenti interni e verso una infrastruttura in grado di mettere a frutto i vantaggi della cultura lavorativa prossima ventura.

Il tema della garanzia delle prestazioni può essere considerato, invece, un’ottima palestra per rilevare l’efficacia e l’efficienza dei servizi IT aziendali al fine di ottenere il massimo vantaggio dall’utilizzo attraverso dispositivi di accesso non convenzionali. I Millennial, in questo caso, rappresentano un ambiente ideale da cui estendere la gestione delle nuove abitudini digitali verso il grande pubblico: analizzare e offrire la garanzia sui servizi erogati attraverso i Millennial rappresenta l’utilizzo di un campione già orientato ai mercati finali di riferimento.

La capacità di presidiare questi ambiti efficacemente sarà, per tutte le organizzazioni, la chiave di volta di una proficua relazione con un mercato del lavoro di nativi digitali e di una efficace trasformazione dei processi interni. Ci sono ancora diversi margini di intervento e CA Technologies può dare una risposta efficace, in termini di soluzioni, a tutte le aree di criticità messe in evidenza dallo studio, dalla sicurezza di dati e informazioni alla gestione ottimale di sistemi fino supporto della funzionalità di reti ed applicazioni.