Muore Norman Joseph Woodland, l’inventore del codice a barre

Insieme al compagno di università Bernard Silver, ha rivoluzionato il commercio mondiale

E’ morto a 91 anni Norman Joseph Woodland che, con il contributo dell’amico Bernard Silver ha inventato il codice a barre, il primo sistema elettronico per la lettura dei prezzi o altre informazioni che ha rivoluzionato il commercio mondiale ed è apparso praticamente su ogni prodotto in commercio dagli anni 70 fino ad oggi.

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La storia del codice a barre

Woodland e Silver pensarono per la prima volta a un modo per rendere più facile la lettura dei prezzi nel 1948 quando vennero a sapere che il presidente di una grande catena di distribuzione alimentare sperava fosse messo a punto uno strumento che consentisse di rilevare automaticamente i prodotti acquistati all’uscita nella cassa. Dopo anni di esperimenti nel 1952 Woodland vendette la sua invenzione per 15mila dollari alla Philco. Nel 1960 il codice a barre tornò a IBM, dove l’inventore lavorava, ma la sua prima applicazione commerciale arrivò solo nel 1966 dalla società RCA.

La vera diffusione di questa tecnologia arrivò a metà degli anni ’70 con l’introduzione del primo standard di codifica UPC. Il motivo del ritardo è che ci volle quasi una decade per perfezionare la tecnologia laser in grado di leggere le righe dallo spessore differente. Leggenda vuole che il primo prodotto a essere sottoposto a scansione fu un pacchetto di gomme da masticare in un supermercato dell’Ohio, nel 1974.

Ispirato dal cinema e dall’alfabeto Morse

Pare che l’ispirazione per creare il codice a barre venne a Woodland mentre rifletteva sul codice Morse sdraiato su una spiaggia del New Jersey. L’uomo affondò inconsciamente le dita nella sabbia e tracciò delle righe dal diverso spessore. Qui ebbe l’illuminazione: la differenza fra le righe avrebbe potuto creare un codice simile ai punti e alle linee dell’alfabeto Morse.

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Una volta trovato il codice bisognava pensare a come leggerlo in modo veloce e senza errori. Woodland pensò di sfruttare il cosiddetto sistema “Lee De Forest”, usato per rendere sonore le pellicole mute sfruttando un fascio luminoso. La diversa luminosità veniva letta da una valvola foto-sensibile che poi riproduceva il suono.