Nanoelettronica: Udine capofila di un progetto europeo finanziato con 2,9 milioni euro

Obiettivo: un nuovo sistema di progettazione di transistor di ultima generazione per rendere più competitive le industrie europee dell’elettronica

L’Università di Udine, nell’ambito del Consorzio nazionale interuniversitario per la nanoelettronica (IUNET), è capofila di un progetto di ricerca europeo triennale nel settore delle nanotecnologie elettroniche finanziato con 2,9 milioni di euro dalla Commissione europea. Obiettivo del progetto è realizzare un sistema di progettazione veloce ed efficace dei transistor a basso consumo energetico di nuova generazione, che nei prossimi anni sostituiranno, in parte, i tradizionali transistor al silicio. Il risultato della ricerca sarà messo a disposizione dell’industria europea per renderla più competitiva sul mercato mondiale delle tecnologie nanoelettroniche e dei semiconduttori. Grazie al nuovo sistema, obiettivo del progetto, si ridurranno i tempi di progettazione e i costi di sviluppo ed entrata in produzione dei nuovi dispositivi destinati all’elettronica ad alte prestazioni.

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La ricerca coinvolge un team multidisciplinare di sei paesi europei (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Svizzera) e otto partner fra cui università, istituti di ricerca e laboratori industriali. Responsabile scientifico del progetto, intitolato “Technology CAD for III-V Semiconductor based MOSFETs – III-V MOS” (http://www.iii-v-mos-project.eu), è Luca Selmi, professore di Elettronica dell’Ateneo friulano.

Il nuovo sistema di progettazione riguarda transistor basati su composti di arsenico, gallio e altri elementi (i cosiddetti materiali III –V), che prenderanno gradualmente il posto di quelli al silicio perché più efficienti dal punto di vista energetico.

L’Ateneo friulano sarà impegnato con il gruppo di ricerca di nanoelettronica del Dipartimento di Ingegneria elettrica gestionale e meccanica. Il team udinese svilupperà nuovi modelli di simulazione e valuterà le prestazioni dei transistori con dimensioni inferiori a 10 miliardesimi di metro, realizzati con questi nuovi materiali.

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Tra i partner accademici del progetto figurano anche le università di Bologna e di Modena-Reggio Emilia, appartenenti al consorzio IUNET (http://www.iunet.eu/), e il Politecnico di Zurigo. Fanno inoltre parte del partenariato il laboratorio dell’IBM di Zurigo; il centro di ricerca belga IMEC; l’istituto francese Sinano e aziende quali la svizzera Synopsys, la danese QuantumWise e la tedesca Globalfoundries, principale fonderia di silicio europea.

«Questo progetto – spiega Selmi – interviene in un campo strategico per la società contemporanea e futura quale quello della nanoelettronica, un insieme di tecnologie con un impatto profondo su tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana, in particolare nelle comunicazioni, nell’informatica, nell’elettronica di consumo, nella sanità, nei trasporti e in campo ambientale».