Si sono mobilitati i produttori di sigarette elettroniche, rappresentati dall’Associazione Nazionale Fumo Elettronico. Il prossimo 9 luglio hanno organizzato a Roma una manifestazione di protesta che si svolgerà davanti alla Camera dei Deputati, volta a sensibilizzare il Governo riguardo il provvedimento di tassazione delle sigarette elettroniche

Ad ogni azione corrisponde una reazione. Finora, la cronaca ha parlato esclusivamente delle manovre da parte del Governo nei confronti delle sigarette elettroniche, come la volontà del Consiglio Superiore di Sanità di bandirle dai luoghi pubblici, o la decisione del Ministro Lorenzin di vietarle nelle scuole e ai minori di diciotto anni.

La protesta dell’ANaFE

Ora è il momento della risposta dei diretti interessati, i produttori di sigarette elettroniche.

Quello che ha innescato il loro disappunto è l’ultimo provvedimento preso dal Governo che prevede la tassazione delle sigarette elettroniche. Così la categoria si è mobilitata, organizzando per il prossimo 9 luglio una manifestazione che ha lo scopo di convincere Parlamento, Governo e opinione pubblica, a rivedere il provvedimento che sancisce la tassazione delle sigarette, un’imposta che nel giro di poche settimane soffocherà un mercato fino ad oggi molto produttivo, secondo i produttori.

L’ANaFE, che ha deciso di adottare lo slogan “NON SIAMO FUMO. Non fate evaporare i nostri investimenti”, sostiene che questa tassazione è insensata perché equipara i loro prodotti alle sigarette tradizionali. I produttori aggiungono poi che il provvedimento non ha considerato il fatto che si tratta di una sostituzione al tabacco che fa meno male, nonostante l’Agenzia Italiana del Farmaco la pensi diversamente, e che le sigarette digitali saranno complici di un risparmio per lo Stato dal punto di vista delle spese sanitarie.

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Un investimento positivo

A detta dell’ANaFE il business dell’e-cig ha alimentato un mercato che nel giro di un anno ha reso possibile la nascita di 3000 imprese e l’investimento di cifre importanti da parte di 5000 persone. Gli esperti in materia vogliono sottolineare i numerosi e importanti investimenti che sono stati fatti attorno a questo nuovo prodotto: gente che ha affittato negozi vuoti mentre contemporaneamente molte persone sono state costrette a chiuderli, giovani assunti in un periodo in cui i licenziamenti si sprecano.

Queste le parole di commento di Massimiliano Mancini, presidente di ANaFE: “Imporre l’applicazione dell’imposta pari al 58,5% sul dispositivo, sulle parti di ricambio dello stesso, compresi cavi USB e batterie come quelle dei cellulari, e sulle ricariche, parificando tali prodotti sul piano della tassazione alle sigarette, equivale a mettere sullo stesso piano un prodotto che uccide con uno che fa molto meno male. Un concetto questo riaffermato da soggetti quali l’Istituto Superiore di Sanità, dal prof. Umberto Veronesi e tanti altri.”.