Sembra che oltre ad avere ripercussioni negative sulla salute e sulla linea, i cosiddetti cibi spazzatura, ricchi di zuccheri e grassi, siano nocivi anche per la mente, rallentando il funzionamento del cervello e aumentando la pigrizia

 

E’ quanto sostenuto da studiosi americani che hanno condotto una serie di sperimentazioni sui ratti, evidenziando una diminuzione dell’attività cerebrale legata a una dieta ipercalorica: tale regime alimentare porterebbe ad un affaticamento mentale e fisiologico anche nell’uomo, aumentando il rischio di obesità. Al contrario è stato dimostrato come la dieta mediterranea, ricca di pesce, verdure, frutta e povera di grassi, rallenti il declino del cervello.

Due diete diverse a confronto

Lo studio è frutto del lavoro svolto all’University of California di Los Angeles e pubblicato sulla rivista “Physiology and Behavior”; il test ha previsto la somministrazione di due diete differenti a due gruppi di ratti, sottoposti a sperimentazioni motorie nell’arco di tre mesi. Cibi sani contro cibi ipercalorici, contenenti zuccheri, fruttosio e grassi in eccesso.

I risultati hanno messo in luce un’evidente pigrizia e lentezza nei movimenti e nella reattività, con intervalli di dieci minuti tra un test e l’altro, da parte dei topi sottoposti alla dieta spazzatura. Per valutare i due gruppi gli studiosi hanno indotto gli animali a fare esercizi con premi in cibo e acqua, valutandone i riflessi e le prestazioni fisiche. Decisamente più veloci e reattivi sono stati i topi nutriti con alimenti sani, che hanno ridotto a cinque minuti il tempo di pausa tra un esercizio e l’altro.

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Un’alterazione del cervello

La scoperta ha un’importanza significativa soprattutto perché si è capito che in realtà una dieta ipercalorica indurrebbe un vero e proprio cambiamento strutturale nel cervello dell’uomo, alterandone la funzionalità e determinando una fatica mentale fisiologica, tipica delle persone obese.

“I dati suggeriscono che la dieta potrebbe letteralmente cambiare le funzioni cerebrali. E le persone obese spesso tacciate di essere anche pigre sarebbero in realtà vittima di una fatica mentale-fisiologica”, concludono i ricercatori.