L’allenamento aerobico fa bene al cervello e migliora le capacità mentali

Gli innumerevoli benefici dati dall’esercizio fisico sull’intero organismo non sono certo una novità: si sa infatti che la rigenerazione neuronale, da cui traggono beneficio sia corpo che cervello, è stimolata anche dall’attività motoria.
Recenti ricerche inoltre hanno dimostrato che un’ora di corsa per 5 giorni a settimana aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie degenerative della vista e pare che passeggiare aiuti anche la prevenzione contro il cancro al seno.

Quello che ancora non era noto è che la corsa avrebbe un vero e proprio potere anti-invecchiamento, bloccando il processo di degenerazione cerebrale grazie alla produzione di nuove cellule staminali, in grado di migliorare la memoria. E’ quanto emerge dallo studio dei ricercatori dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma, pubblicato sulla rivista Stem Cells.

Processo di invecchiamento invertito

«Questa ricerca ha scardinato un dogma della neurobiologia: finora si pensava che il declino della neurogenesi nell’età adulta fosse irreversibile – come illustra Stefano Farioli-Vecchioli dell’Ibcn-Cnr, coordinatore del lavoro -. Con il nostro esperimento, lavorando su un modello murino con deficit neuronali e comportamentali, causati dalla mancanza di un freno proliferativo delle cellule staminali (il gene Btg1), abbiamo invece constatato che nel cervello adulto un esercizio fisico aerobico come la corsa blocca il processo di invecchiamento e stimola una massiccia produzione di nuove cellule staminali nervose nell’ippocampo, aumentando le prestazioni mnemoniche. In sostanza la neurogenesi deficitaria riparte quando, in assenza di questo gene, si compie un’attività fisica che non solo inverte totalmente il processo di perdita di staminali ma scatena un’iper-proliferazione cellulare con un effetto duraturo».

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Le potenzialità della ricerca

Nuove importanti prospettive dunque per la medicina rigenerativa del sistema nervoso centrale: «La scoperta pone le basi per ulteriori ricerche mirate ad aumentare la proliferazione delle staminali adulte nell’ippocampo e nella zona sub ventricolare – dichiara Farioli-Vecchioli -. I risultati avranno delle implicazioni molto importanti per la prevenzione dell’invecchiamento e della perdita di memorie ippocampo-dipendenti».

La ricerca è stata realizzata nel laboratorio diretto da Felice Tirone, da anni studioso dei meccanismi molecolari che regolano i processi di proliferazione e differenziamento nella neurogenesi adulta, in collaborazione con Vincenzo Cestari dell’Università La Sapienza.

Lo studio ha quindi un rilievo che va oltre l’ambito contingente di ricerca, ma fa sperare in nuove possibili cure delle patologie neurodegenerative; come spiegano i ricercatori «le potenzialità terapeutiche di queste cellule sono davvero ampie, anche se a breve termine non possono scaturire terapie mirate. Il prossimo passo sarà validare la scoperta su altri modelli murini con malattie quali Alzheimer, Parkinson oppure in cui un evento ischemico abbia provocato un’elevata mortalità neuronale, isolando e trapiantando le cellule staminali iper-attivate».