ICT in Sanità: far ripartire il circolo virtuoso dell’innovazione

1,3 miliardi di spesa ICT complessiva in Italia: investimenti ridotti e maldistribuiti. Il ritardo nello sviluppo del Virtual Health. Le mosse per rilanciare l’innovazione tecnologica nella sanità

Si è svolto presso l’Aula Carlo De Carli del Politecnico di Milano l’evento di presentazione della Ricerca 2012 dell’Osservatorio ICT in Sanità: mettere in circolo l’innovazione. L’Osservatorio ICT in Sanità è promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano con il contributo dell’ICT Institute del Politecnico di Milano e in collaborazione con Senaf/Exposanità. La Ricerca 2012 si è basata su un’analisi empirica che, attraverso survey e studi di caso, ha coinvolto oltre 350 tra CIO, Direttori Generali, Direttori Amministrativi, Direttori Sanitari, referenti regionali e, grazie alla collaborazione con Doxapharma e la FIMMG, 637 Medici di Medicina Generale e 1001 Cittadini, statisticamente rappresentativi della popolazione italiana.

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La spesa ICT in Sanità in Italia

Ammonta a 1,3 miliardi di Euro, pari a circa l’1,1% della spesa sanitaria pubblica, la spesa complessiva in ICT per la Sanità in Italia, sostenuta da strutture sanitarie, Regioni, Ministero della Salute e Medici di Medicina Generale1. La spesa ICT procapite in Italia è dunque pari a 22 € per abitante: un valore ridotto, se si considerano altri Paesi con Sistemi Sanitari confrontabili.

 

Nazioni simili all’Italia per dimensioni e abitanti infatti dedicano all’ICT in Sanità quote intorno all’1,5% della spesa sanitaria pubblica (la Germania arriva a 36 € per abitante e la Francia a 40 €) o addirittura superiori al 2%, come accade per la Gran Bretagna, che con quasi 60 € per abitante si posiziona allo stesso livello dei Paesi di riferimento del Nord Europa, tra cui spiccano in particolare Svezia (63 € di spesa ICT per abitante) e Danimarca (oltre 70 € per abitante). Il 70% della spesa ICT in Sanità in Italia, pari a 910 milioni di Euro, è effettuato a livello di strutture sanitarie, che hanno visto nell’ultimo anno una riduzione dei propri budget ICT rispetto alle analoghe stime effettuate nel 2010 (920 milioni di Euro). A fronte della sostanziale stabilità della spesa corrente, tale riduzione è principalmente legata a una contrazione degli investimenti ICT. Anche per i prossimi tre anni le previsioni, da parte delle strutture sanitarie, indicano una tendenza allo stallo o alla contrazione: il 49% del campione prevede infatti una diminuzione degli investimenti ICT (che nell’8% dei casi si ridurranno di oltre il 40% rispetto al 2011). In termini di tipologie di costi ICT, la prima voce di spesa per le strutture sanitarie è relativa all’acquisto di servizi ICT (54%), pari a 491 milioni di Euro, seguita dal costo del personale ICT, che nel 2011 è stato pari a 191 milioni di Euro. Le spese in acquisti software e hardware corrispondono rispettivamente al 12% e al 13% del budget ICT complessivo delle strutture sanitarie.

Il 23% della spesa ICT complessiva in Sanità è sostenuto direttamente dalle Regioni (escludendo eventuali finanziamenti alle strutture sanitarie). Nel 2012, infatti, considerando le quote per nuovi progetti e per il funzionamento e la manutenzione dei sistemi, tale spesa è stimabile in circa 300 milioni di Euro. I maggiori progetti promossi direttamente dalle Regioni riguardano soprattutto gli aspetti legati allo sviluppo dell’infrastruttura di rete e dei sistemi di integrazione tra i diversi attori a livello regionale (ad esempio il SISS in Lombardia e la rete SOLE in Emilia Romagna) e all’erogazione di servizi di base centralizzati alle strutture sanitarie (ad esempio la creazione della Nuova Anagrafe Assistiti, realizzata dalla Regione Sicilia).

Per quanto riguarda la spesa effettuata dai Medici di Medicina Generale (MMG) per gli acquisti di servizi e sistemi ICT (con l’esclusione delle apparecchiature biomedicali), le proiezioni realizzate sui dati raccolti indicano un volume pari a 70,2 milioni di Euro nel 2011 e a 70,9 milioni di Euro nel 2012, con una variazione quindi trascurabile e un valor medio piuttosto contenuto che si attesta intorno a 1.500 € per ogni MMG. Il Ministero della Salute, infine, prevede una spesa per la gestione delle attività di funzionamento dei sistemi ICT di propria competenza di circa 12 milioni di Euro nel 2011, dimezzando quindi il budget rispetto a quanto speso nel 2010 e riducendo ancora nel 2012 le spese del 13%.

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“L’ICT per la Sanità non è una semplice voce di spesa, ma può rappresentare una delle principali leve di intervento su cui è possibile agire per incrementare sia la qualità dei servizi che la loro efficienza e sostenibilità economica – dichiara Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio ICT in Sanità – Proprio mentre si richiede uno sforzo per migliorare le prestazioni del sistema, gli investimenti in ICT rischiano di subire un rallentamento, se non delle vere e proprie frenate dovute a esigenze finanziarie di breve periodo. Il pericolo è che il taglio degli investimenti in quelle che rientrano ormai tra le principali tecnologie abilitanti del sistema si traduca in una progressiva perdita di efficacia del servizio sanitario che, a sua volta, può portare a maggiori costi e minori risorse disponibili, rischiando di far avvitare il sistema in una sorta di circolo vizioso con un progressivo deterioramento della qualità e della competitività delle prestazioni. È urgente scongiurarlo o invertirlo, creando invece un circolo virtuoso basato sull’innovazione: investimenti efficaci per portare maggiore qualità e minori costi, recuperando così nuove risorse per rendere migliore e più sostenibile il Sistema Sanitario”.

Il divario degli investimenti ICT a livello regionale

Oltre ad essere complessivamente bassa, la spesa ICT nella Sanità italiana è distribuita in modo molto disomogeneo e gli squilibri a livello geografico sembrano essere destinati ad accentuarsi nei prossimi anni. Particolarmente critica la situazione delle Regioni sottoposte a piani di rientro, nelle quali il vincolo al contenimento delle spese impedisce di lanciare i necessari piani di innovazione, acuendo così il divario prestazionale che separa i loro Sistemi Sanitari da quelli delle Regioni più virtuose. Con riferimento alla spesa delle singole strutture sanitarie, le aziende del Nord assorbono circa due terzi della spesa, raggiungendo budget vicini alle best practice europee, dai quali invece le strutture del Centro-Sud restano molto distanti. Al Nord, infatti, si concentra l’87% delle strutture ad alto budget ICT (superiore a 2 milioni di €), mentre solo il 7% sono nel Centro e il 6% nel Sud e Isole.

Relativamente al budget dei Medici di Medicina Generale, a livello di macro-area geografica, la spesa ICT media sostenuta da ciascun medico del Nord (1.527 € al Nord-Ovest e 1.662 € nel Nord-Est) è mediamente superiore rispetto al Centro (1.373 €) e al Sud e Isole (1.471 €). Sono profonde, infine, le differenze a livello di spesa degli Enti regionali, con quelli del Nord Italia che coprono oltre due terzi delle spese ICT sostenute direttamente dalle Regioni. Considerando la spesa complessiva per area geografica e l’entità della popolazione residente, ne deriva una spesa ICT pro-capite di circa 31 euro al Nord (per esattezza 34 euro al Nord- Ovest e 28 euro al Nord-Est), contro una spesa di 14 euro al Centro e di solo 12 Euro per abitante nel Sud e nelle Isole.

L’impatto delle differenze di spesa ICT sull’efficienza e l’efficacia dei servizi sanitari è notevole come dimostra la correlazione positiva tra i dati della Ricerca relativi alla spesa ICT pro-capite regionale sia con quelli ufficiali3 sull’efficienza dei servizi sanitari (misurata in termini di spesa pubblica sanitaria pro-capite), che con quelli relativi alla qualità dei servizi sanitari (misurata in termini di percentuale di persone molto soddisfatte dell’assistenza medica ospedaliera ricevuta). Dall’analisi, in particolare, emerge come le regioni virtuose in termini di qualità ed efficienza del Sistema Sanitario si caratterizzino per livelli di spesa ICT pro-capite quasi doppi rispetto a quelle meno virtuose.

Lo sviluppo del Virtual Health

L’Osservatorio ICT in Sanità ha approfondito 66 casi studio di iniziative a livello aziendale e regionale, identificando gli ambiti ICT il cui utilizzo integrato consente di disegnare un sistema efficace di Virtual Health, ovvero un sistema in cui, grazie all’ICT, le informazioni, le conoscenze e i servizi sono resi facilmente accessibili agli operatori sanitari e agli stessi pazienti, consentendo al tempo stesso di ridurre i costi e migliorare la qualità del Sistema Sanitario. Gli ambiti di un sistema efficace di Virtual Health possono essere ricondotti a nove aree fondamentali. Sette di questi ambiti godono già oggi di una certa popolarità tra i decisori e, pur a fronte della crisi generalizzata degli investimenti, stanno attirando crescenti risorse economiche:

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1. Cartella Clinica Elettronica (+13% di incremento di spesa previsto per il 2012)

2. Cloud Computing (+88%)

3. Sistemi per la Dematerializzazione (+89%)

4. Gestione informatizzata dei farmaci (+64%)

5. Servizi digitali al Cittadino (+46%)

6. Mobile Health (+36%)

7. Sistemi di Business Intelligence e Clinical Governance (+25%)

A questi si aggiungono due ambiti più immaturi, come testimoniano i bassi livelli di diffusione e di investimenti previsti, ma comunque altrettanto interessanti per il loro impatto a livello di sistema:

8. Fascicolo Sanitario Elettronico

9. Soluzioni per la medicina sul territorio e l’Assistenza Domiciliare

 

“A fronte delle notevoli opportunità, lo sviluppo organico e diffuso del Virtual Health trova ancora nel nostro Paese una forte “inerzia” – commenta Mariano Corso – Secondo le Direzioni Strategiche delle strutture sanitarie le ragioni alla base di questo ritardo sono molteplici: innanzitutto la carenza di risorse economiche, ma anche la resistenza al cambiamento da parte degli operatori e degli utenti, la mancanza di linee guida di sviluppo omogenee all’interno del Sistema Sanitario Regionale e Nazionale. Le barriere principali allo sviluppo del Virtual Health non sono tanto tecnologiche ma a livello organizzativo e di governance” 

Come far ripartire il circolo virtuoso dell’innovazione

“Per uscire dal “circolo vizioso”, che rischia di indebolire i Sistemi Sanitari di molte Regioni, occorrono provvedimenti significativi che agiscano incentivando e sostenendo una spesa mirata in innovazione, accompagnata da misure che ne facilitino il coordinamento, la condivisione e l’ottimizzazione – prosegue Mariano Corso – Per rendere quest’azione compatibile con la contrazione delle risorse complessivamente disponibili, occorre partire dalla formulazione di piani organici di sviluppo che identifichino le priorità, favoriscano sinergie nell’impiego delle risorse e definiscano un sistema di monitoraggio e controllo che verifichi e incentivi l’utilizzo efficace delle risorse”.

Da soli, insomma, gli investimenti non bastano. Per rilanciare il circolo dell’innovazione, sono necessarie tre mosse fondamentali dei decisori a livello aziendale, regionale e nazionale:

1. Definire un piano di lungo periodo sull’innovazione ICT che preveda incentivi agli investimenti negli ambiti applicativi chiave;

2. Conquistare il committment degli operatori sanitari, sia interni che esterni alle strutture sanitarie (Medici di Medicina Generale e Pediatri di Scelta Libera);

3. Ridisegnare la relazione e le dinamiche di engagement dei cittadini, puntando sul coinvolgimento e la partecipazione diffusa ai processi di innovazione.

“In questo percorso l’ICT può passare da strumento di recupero di efficienza locale a leva sistemica, in grado di accelerare l’evoluzione verso l’innovazione e la sostenibilità del Sistema Sanitario – afferma Corso – Attivare il “circolo virtuoso” dell’innovazione ICT può portare, a fronte di investimenti tutto sommato contenuti, a un impiego sempre più efficace delle risorse a disposizione, contribuendo allo sviluppo sociale ed economico e al rilancio stesso del nostro Paese”.

L’ICT e i Medici di Medicina Generale

La collaborazione con Doxapharma e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha consentito di analizzare la diffusione attuale e le prospettive di sviluppo dell’ICT tra i Medici di Medicina Generale. La quasi totalità dei Medici di Medicina Generale (94%) ha confidenza con Internet, a cui accede per scopi professionali (ricerca di informazioni, supporto alla relazione col paziente, formazione, scambio di informazioni con operatori sanitari, ecc.), e utilizza ampiamente alcuni strumenti ICT, come la scheda individuale del paziente (96%) e i sistemi di formazione a distanza (63%).

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Circa un quarto dei MMG, inoltre, ha un proprio sito Internet con cui fornisce ai pazienti prevalentemente informazioni sullo studio medico; solo raramente sono disponibili dei servizi interattivi di prenotazione/annullamento online delle visite mediche, di prenotazione elettronica di ricette ripetitive e strumenti di medicina 2.0 (forum, blog, chat, ecc.). 

Nei confronti di altri strumenti ad oggi meno utilizzati, i medici esprimono un elevato livello di interesse. Tra questi, in particolare, si segnalano i sistemi di Tele-consulto fra medici (solo l’11% dei MMG li utilizza, ma il 67% si dimostra interessato), i sistemi di Tele-monitoraggio e Tele-assistenza per i propri assistiti (l’8% li utilizza, ma il 65% dimostra interesse) ed ancora le Ricette Elettroniche (23% di utilizzo, 49% di interesse) e il Fascicolo Sanitario Elettronico (34% di utilizzo, 46% di interesse). Sullo sviluppo di questi ultimi sistemi i professionisti esprimono al tempo stesso forti aspettative e un giudizio critico in relazione all’usabilità e all’utilità, a causa delle difficoltà di utilizzo dei sistemi istituzionali regionali e/o nazionali (62%), dell’assenza di attori in grado di supportarli nelle decisioni di acquisto (56%), della scarsa chiarezza e difficile misurabilità dei benefici (55%) e dell’assenza di una formazione adeguata (51%).

“Nonostante queste barriere, i Medici di Medicina Generale mostrano un forte interesse per l’ICT – rileva Mariano Corso – a cui attribuiscono già oggi benefici rilevanti in termini di velocità nello svolgimento delle proprie attività mediche (66%), aumento della qualità delle prestazioni offerte (63%) e semplificazione dei processi (62%), grazie all’apporto nello snellimento burocratico e dei passaggi decisionali e alla maggior razionalizzazione delle attività”.

Il cittadino e l’utilizzo dell’ICT per accedere ai servizi sanitari

La collaborazione con Doxa ha consentito di valutare l’interesse dei cittadini per l’accesso ai servizi sanitari attraverso l’ICT.

Per quanto riguarda i servizi digitali presenti sui siti web delle strutture sanitarie, i cittadini ad oggi utilizzano prevalentemente servizi informativi (28%), mentre a livello di interesse si orientano maggiormente verso i servizi di consultazione dei propri referti (30%), di accesso alle informazioni sanitarie personali (26%) e verso servizi self services, tra cui prenotazione/annullamento delle prestazioni (24%) e pagamento online delle stesse (23%). I benefici evidenziati dai cittadini che utilizzano questi servizi sono rilevanti su tempi e costi per prenotazioni, pagamenti e accesso a prestazioni sanitarie, mentre risultano ancora limitati su aspetti che favoriscono la consapevolezza e l’autodeterminazione del cittadino (possibilità di scelta fra diverse strutture/medici, conoscenza dei temi clinico-sanitari, coinvolgimento nel proprio processo di cura).

Sono di interesse i servizi di assistenza domiciliare, che però presentano livelli di utilizzo molto limitati e per alcune tipologie di strumentazione i cittadini sarebbero anche disposti a pagare (ad esempio sistemi di segnalazione delle emergenze, di monitoraggio delle condizioni del paziente a distanza e di Tele-diagnosi presso il proprio domicilio). Anche in questo caso i benefici ottenuti da coloro che li utilizzano sono rilevanti, grazie al maggiore controllo del proprio stato di salute (71%), all’aumento della qualità delle cure ricevute (72%), alla riduzione di tempi/costi per usufruire delle prestazioni (63%) e all’umanizzazione della cura (58%).

Gli utenti chiave di questo tipo di servizi sono persone di età superiore a 45 anni, con un buon livello di istruzione (laurea). In termini prospettici, per lo sviluppo di tali applicazioni è interessante rilevare come, soprattutto fra i giovani, si faccia un largo utilizzo di smartphone e tablet (52% dei casi), a dimostrazione di come il canale Mobile sia destinato a rappresentare una leva importantissima per la diffusione di questi servizi soprattutto nelle nuove generazioni.

“Complessivamente l’interesse per i servizi ICT legati alla salute, sebbene presente e in crescita, sconta ancora una limitata “conoscenza” rispetto alle potenzialità di questi strumenti, in particolare per le persone con bassi livelli di istruzione e alfabetizzazione informatica e con un’età superiore ai 55 anni – conclude Mariano Corso – La diffusione di servizi verso tali cittadini deve essere quindi favorita da sistemi ad altissima usabilità e accompagnata da adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione”.