Anti-spam, ognora desto

Anche se quotidianamente nella casella di posta elettronica giungono da ogni dove messaggi che promuovono sedicenti prodotti capaci di riaccendere anche il più spento dei desideri, droghe più o meno note, improbabili titoli accademici per pochi spiccioli ed articoli di tutti i generi, la guerra contro lo SPAM è davvero senza tregua.

L’ENISA European Network and Information Security Agency -, l’organizzazione comunitaria di cyber-sicurezza ha stilato un rapporto su una ricerca condotta nel mondo della corrispondenza-spazzatura.

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Sono stati contattati circa 1700 fornitori di account di posta ma solamente 92 – distribuiti in 30 differenti Paesi, di cui 26 membri dell’Unione Europea – hanno aderito all’iniziativa ed hanno risposto al questionario sottoposto.

Il Belpaese ha dato il suo contributo con la disponibilità mostrata da quattro operatori. Benchè non ci sia stato un grande consenso, la mole di dati da analizzare, ad ogni modo, è stata davvero impressionante.

Le cifre parlano chiaro: insieme, i 92 provider gestiscono la bellezza di oltre 80 milioni di caselle di posta elettronica.

Ma ancora più eclatanti sono i risultati ottenuti: i costi di gestione per la prevenzione ed il filtraggio delle mail indesiderate, specialmente tra gli operatori di maggior spessore, possono superare di gran lunga il milione di euro l’anno e, in media, il 30% degli intervistati ha già pianificato un ampliamento del budget per i prossimi mesi.

La strategia difensiva si fonda su diversi principi ed altrettante differenti modalità, ma i mezzi che sembrano essere maggiormente accreditati sono l’impiego di blacklist ed il filtraggio dei contenuti cui fanno ricorso l’80% del campione.

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Tuttavia appellarsi alle liste nere, sebbene risulti essere un metodo non infallibile ma sicuramente efficace, presenta una controindicazione non trascurabile.

I 3/4 degli intervistati – e tutti i più grandi –, infatti, di frequente si vedono a loro volta annotare i propri server tra i “cattivi”.

La ricerca ha anche evidenziato l’attenzione riposta dagli addetti sull’impatto che una politica anti-spam basata sul setaccio della corrispondenza ha sull’obbligo di consegnare la posta ed ancor più sulla tutela della privacy dei propri clienti: 28 sono coloro che credono nell’esistenza di alcuni conflitti.

Dulcis in fundo, giusto per concludere con altri numeri, il 5% è quello che, seppur di minore entità rispetto agli altri, susciterà, invece, più incredulità.

E’ questa, difatti, la percentuale di posta tra quella in circolazione, che viene considerata affidabile dai sistemi di prevenzione e quindi regolarmente recapitata al destinatario.

A questa, in aggiunta, scusando il gioco di parole, va sottratta anche quella che riesce a sfuggire alle fitte maglie dei controlli e giungere quindi indisturbata nella casella di posta, facendo crollare ancor di più il già modesto valore.