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Scoprire che soltanto un quarto dei domini web registrati ha i riferimenti di titolarità veritieri e le informazioni di contatto aggiornate ed attendibili lascia sbigottito anche chi quotidianamente si dimena in questi ambienti e frequentemente fa ricorso al servizio “Whois”.

Il dato è stato reso noto dall’ICANN, l’organizzazione internazionale cui è demandata la gestione delle incombenze attinenti la rete Internet, a seguito di una verifica – commissionata all’Università di Chicago – sulle formalità legate alla registrazione dei nomi a dominio.

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I rimanenti due terzi, però, comprendono anche un cospicuo numero di soggetti che, non animati da alcuno spirito truffaldino, ma solamente per imperizia o per banale pigrizia non si preoccupano di effettuare le doverose revisioni delle informazioni fornite all’atto della prima aggiudicazione della risorsa web.

E’, invece, davvero eclatante che il 22 percento dei registrant risulterebbe praticamente irrintracciabile ed addirittura l’otto percento avrebbe inserito nei form coordinate identificative palesemente fantasiose.

E’ sicuramente una coincidenza, ma l’ente russo che amministra i Top Level Domain “.ru” dal primo Aprile rifilerà un bel pesce a tutti quelli che dietro questo suffisso vedono una garanzia di impunità delle condotte illecite compiute nella più assoluta anonimità.

Infatti proprio per arginare la florida utenza di cyber criminali che si riversa su domini russi per compiere le più variegate scorribande digitali è stato deciso che per aggiudicarsi uno spazio web sarà obbligatorio fornire idonea documentazione comprovante l’identità fisica della persona fisica o giuridica che vorrà affacciarsi in Rete.

La debolezza della misura varata, però, è nota agli stessi che ne hanno disposto l’adozione, che sono coscienti delle difficoltà nell’individuare una procedura garantita al cento percento.

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D’altro canto c’è la consapevolezza di aver, quanto meno, fatto un passo avanti nell’ostacolare, seppur minimamente, il processo di autenticazione attraverso il ricorso ad identità fittizie.

Tutto questo, forse anche perché alla luce degli ultimi risultati che vedono la Russia come il Paese leader nella diffusione di posta indesiderata, grazie ad una pressoché inesistente normativa anti-SPAM, qualche iniziativa doveva essere inevitabilmente presa.