Detenuto arresta il carcere

Il direttore del carcere di Ranby nella Contea inglese Nottinghamshire ha avuto l’eccellente idea di sfruttare il network dell’istituto penitenziario per creare una stazione televisiva interna.

Ancora più degna di apprezzamento, visti i tempi di grandi tagli alle spese, l’intenzione di realizzare il progetto in economia senza far sborsare neanche una sterlina all’amministrazione pubblica.

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La mossa un po’ azzardata è stata quella di dare l’incombenza ad un detenuto, che, obbligatoriamente dotato di elevate competenze tecniche, avrebbe assicurato la perfetta riuscita dell’opera.

Le cose, infatti, non sono andate come aveva previsto il direttore.

Il programmatore designato, lasciato libero di operare senza alcuna forma di controllo, anziché adoperarsi per assolvere all’incarico ricevuto, si è preoccupato di innalzare una barriera di password tale che nessuno ha potuto più accedere ai computer dell’istituto, mettendo, così, in ginocchio l’intera rete locale e paralizzando ogni attività quotidiana.

Per rimediare ai danni causati è stato necessario l’intervento di tecnici di un’azienda esterna.

Ma chi è il detenuto e quale è la sua “specialità”? E’ presto detto.

Si tratta di Douglas Havard, un ventisettenne di origine americana che alcuni anni fa ha fatto parlare di sé per essersi aggiudicato un bottino accertato di 750 mila sterline ma stimato in complessivi 6,5 milioni e per cui è stato condannato a sei anni di reclusione.

Nel 2005 veniva arrestato, insieme al suo complice Lee Elwood dagli specialisti del NHTCU – National Hi-Tech Crime Unit – nell’ambito di un’indagine su scala internazionale per truffe attraverso phishing nell’Europa dell’Est.

La frode, con la connivenza di terze persone stanziate in Russia, veniva consumata attraverso la preliminare illecita acquisizione di credenziali di accesso a conti correnti online che i legittimi titolari venivano indotti ad inserire su siti-esca appositamente realizzati.

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Il passo successivo era quello di utilizzare le somme giacenti nei conti per effettuare acquisti in Rete e per l’alimentazione di carte di credito accese in capo a soggetti estranei ed inconsapevoli.

Per completare il quadro del provetto smanettone veniva anche accertata la sua assidua e più che mai attiva frequentazione di forum specializzati nel “carding” – ovvero l’uso di carte di credito acquisite in maniera illegittima – quali cardplanet e shadowcrew.

Insomma per il responsabile della casa di reclusione è stato come affidare del miele ad un orso affamato.

Per Harvad, invece, ci sono ancora due anni da scontare e poi tornerà libero, sempreché la sua bravata non prolunghi ancora un po’ il suo periodo di detenzione.