FILE SHARING: INNOCENTI INCOLPATI

FILE SHARING:
INNOCENTI INCOLPATI

di Davide
Mancini

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La crociata per la tutela
del diritto d’autore e della proprietà intellettuale non si arresta e
continua a mietere vittime su tutti i fronti.

Da una parte c’è
chi vede lesi i propri diritti, intaccate le potenziali entrate e non sente
adeguatamente tutelati i propri interessi; dall’altra ci sono vere e proprie
organizzazioni criminali che, invece, si arricchiscono sfruttando la manovalanza
offerta da chi, per pochi spiccioli, improvvisa bancarelle lungo le strade.

La possibilità di
usufruire di connessioni ad altissima velocità a costi contenuti ha permesso
agli affezionati del “saldo d’autore” di risparmiare anche i pochi
euro necessari per accaparrarsi l’ultimo album del proprio idolo dagli scaffali
ambulanti.

L’effetto causato dal ricorso
ai diversi applicativi di file sharing ha assestato sicuramente un duro colpo
alle casse dei malandrini, ma altrettanto ovvio è che a risentirne sono
state anche le major discografiche e software-house.

L’architettura su cui si
basano i diversi programmi per il P2P che si sono succeduti nel tempo contemplano
tutti una configurazione di default che consente al downloader di fungere contestualmente
da fonte per gli omologhi colleghi, anche transnazionali.

E’ proprio questa la forza
dell’esercito nemico dell’artista.

Gli sforzi sostenuti da
chi quotidianamente si cimenta per arginare queste condotte non potranno mai,
perciò, far conseguire un risultato da ricordare almeno come “soddisfacente”.

Con diverse iniziative,
alcune case discografiche per mezzo di studi legali hanno cercato di farsi giustizia
da sole.

Si ricorderà la vicenda
casalinga di un paio di anni fa della casa discografica tedesca PEPPERMINT e,
sul fronte dei videogiochi, la polacca TECHLAND che richiedevano, a chi era
stato “scoperto” a condividere in Internet le loro opere, la corresponsione
di alcune centinaia di euro per sanare la posizione illecita, pena la denuncia
all’Autorità Giudiziaria.

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Il Tribunale, che in un
primo momento aveva dato ragione ai danneggiati, accogliendo la richiesta di
ottenere dai provider la risoluzione dei numeri IP incriminati, successivamente
respingeva tutte le altre a seguito delle motivazioni addotte dal Garante e
dalle associazioni dei consumatori circa una palese violazione della privacy.

Rimane comunque il fatto
che le forze dell’ordine monitorano costantemente la Rete pronte a colpire
chi viene smascherato.

Un episodio di questi giorni
ha avuto come protagonista una coppia di sessantenni scozzesi che si è
vista recapitare una raccomandata dagli avvocati della ATARI con la quale venivano
richieste poco più di 500 sterline per il risarcimento del danno causato
dalla condivisione del gioco “RACE 07”.

I signori Murdoch si sono
rivolti ad una rivista specializzata per attirare l’attenzione su quanto
accaduto, non certo per la pretesa di denaro quanto perché questi non
avevano mai avuto la disponibilità di questo programma né, tanto
meno, un applicativo per il P2P.

Anche in questo caso l’intervento
delle associazioni dei consumatori ha permesso di sospendere il provvedimento.

Stavolta la vicenda si è
conclusa per il meglio, ma la cosa allarmante, però, è prevedere
quante altre persone si potrebbero trovare in una situazione simile o, peggio
ancora, vedersi accusati di ben più gravi reati, semplicemente per essere
stati vittime di una intrusione nel proprio sistema a causa di una inadeguata
protezione.

Per comprendere
la facilità con cui qualcuno potrebbe trovarsi davvero nei guai, è
sufficiente provare a scandagliare l’ambiente circostante col proprio
cellulare Wi-Fi e prendere atto di quanti sono quelli che in casa utilizzano
una rete wireless aperta e visibile.

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Davide
Mancini
. Ispettore della Guardia di Finanza, è il responsabile
dell’Unità Computer Forensic del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche.
Ha prestato servizio al Nucleo Centrale di Polizia Tributaria e al Nucleo Speciale
Investigativo e nel corso della carriera – per i brillanti risultati conseguiti
– ha meritato 2 encomi solenni, 3 encomi semplici e 4 elogi. Laureato in Economia
all’Università degli Studi di Bologna, ha frequentato numerosi
corsi di specializzazione – tra l’altro – all’Università
“Gabriele d’Annunzio” di Chieti/Pescara, alla LUISS Management,
alla Scuola Reiss Romoli TILS, presso lo United States Secret Service. Maturata
una significativa esperienza come Consulente Tecnico d’Ufficio alla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Milano, ha svolto attività di
docenza nel Master in Peacekeeping & Security Studies dell’Università
di Roma Tre. Nella sua attività pubblicistica vanta collaborazioni con
Italia Oggi e Milano Finanza. Docente di “Metodologie investigative digitali
e computer forensic” al Master in Gestione della Sicurezza tenuto dall’Istituto
Universitario di Studi Superiori di Pavia, attualmente scrive anche su Nòva
24 – Il Sole 24 ORE.