La rete è nella rete?

Internet è come una città dove gli abitanti vivono in case di paglia ed il 10 percento dei cittadini sono degli agguerriti piromani.

Questa è stata la tanto allarmante quanto realistica riflessione fatta durante una discussione tra alcuni esperti di una nota azienda di sicurezza informatica sulla crescente diffusione dei malware nella Rete.

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Purtroppo i dati riscontrati da alcuni ricercatori hanno sottolineato come con il passare del tempo sia sempre più facile cadere vittime di qualche tranello digitale anche di fronte al costante progresso tecnologico degli strumenti difensivi ed ad una sempre più accurata educazione informatica degli utenti.

Una statistica afferma che ogni giorno circa 37.000 nuove infezioni e relative varianti vengono scoperte e “curate” dagli specialisti delle case produttrici di antivirus.

Oltre la metà viene riprogrammata dai suoi autori nell’arco delle 24 ore successive al suo rilascio in modo tale da renderne più difficoltosa l’individuazione.

Con questi numeri non si può far fatica a credere al fatto che dagli inizi del 2007 i trojan diffusi nel web siano aumentati di quasi 50 volte e di 15 solo nell’ultimo anno.

Risultati scoraggianti che non fanno altro che confermare il grande successo che accompagna le scorribande dei cyber-pirati.

L’impennata, non a caso, è avvenuta proprio agli inizi del 2007 in concomitanza della possibilità di reperire nell’underground della Rete strumenti preconfezionati capaci di minare la sicurezza degli elaboratori.

Infatti già dal Dicembre 2006 in alcuni siti e forum clandestini russi un gruppo, composto da tre soggetti e da altri saltuari collaboratori chiamato “Dream Coders Team”, ha messo in vendita per alcune centinaia di dollari un kit malware sviluppato in PHP noto con il nome “MPack” che, nella quarta versione dell’Aprile del 2007 – la 0.80 -, veniva offerto addirittura con un anno di assistenza online gratuita.

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Questo tool, che da subito ha suscitato l’interesse di molti, consente anche al lamer più imbranato di scardinare, in maniera pressoché automatizzata, una postazione informatica scegliendo tra i diversi exploit proposti quello più appropriato a seconda delle vulnerabilità rilevate sul sistema.

Oltre alla facilità di procurarsi suite di questo genere che non richiedono particolari conoscenze per il loro uso, l’incremento del numero dei malware ed il loro dilagare trova un ulteriore alleato nella popolarità che si guadagnano utility e software di terze parti. Infatti l’individuazione in questi applicativi di falle su cui operare consente ad un malintenzionato di insidiare la vasta platea degli utilizzatori.

Basti pensare a quante volte in questi ultimi periodi sono stati presi di mira i file PDF.

Proprio a conferma, in questi giorni, su alcuni noti siti web ufficiali hanno fatto la comparsa alcuni banner pubblicitari che, avvalendosi di file PDF alterati, indirizzavano al download di una temuta variante del trojan Win32/Alureon, capace di passare inosservata a 38 dei 41 software antivirus utilizzati per la sua verifica.

La speranza è che il nostro computer non faccia la fine della casa del porcellino Timmy sotto il potente soffio del lupo Ezechiele.