PIU’ SICUREZZA MENO PRIVACY

L’ammiraglio McConnell, direttore della National Intelligence americana, sta lavorando da qualche tempo alla Cyber Security Policy a stelle e strisce in cui saranno incluse regole di impiego di Internet ai fini investigativi.

L’iniziativa prende spunto da un confronto avvenuto tra il Presidente G.W. Bush e l’ufficiale durante il quale sarebbe emerso che, verosimilmente, un attacco informatico in danno di un ufficio di credito avrebbe, addirittura, una ripercussione negativa sull’economia nazionale maggiore di quella che si è avuta a seguito del drammatico evento del settembre 2001.
Stime parlano di danni alle finanze locali pari ad un ammontare di oltre 100 miliardi di dollari l’anno a causa dei reati consumati attraverso il web.
Le accese discussioni intorno a questo progetto stanno facendo impallidire le aspre critiche che da circa trent’anni ruotano intorno al FISA – Foreign Intelligence Surveillance Act –, la norma statunitense che dal 1978 detta i principi per la sorveglianza e reperimento di informazioni sulle intelligence straniere.
La bozza del protocollo prevede, in prima istanza, la riduzione dei punti di accesso alla rete a cui sono collegati elaboratori istituzionali da 2000 a 50, per assicurare un maggior controllo.
E, sempre in nome della sicurezza, sarà permesso alle autorità governative di monitorare tutto il traffico – nazionale e internazionale – in Internet, dai contenuti delle mail ai trasferimenti di file.
E’ questa la motivazione che ha infiammato gli animi di coloro – e sono davvero tanti – che vedono in queste disposizioni una clamorosa invasione della propria sfera personale.
Di contro un collaboratore di McConnell ha illustrato ad un cronista di una testata giornalistica come sia indispensabile limitare la privacy dei singoli per garantire una maggiore sicurezza.
La notizia più incredibile, però, è che esiste già una stanza segreta – il cui accesso è consentito esclusivamente al personale in possesso di un nulla-osta rilasciato dalla National Security Agency – presso gli uffici di San Francisco dell’AT&T in cui confluiscono tutte le comunicazioni che transitano sulle loro linee.
Questo programma di intercettazione senza alcuna autorizzazione venne svelato pubblicamente già nel dicembre 2005, ma l’Amministrazione aggiunse che ciò era limitato esclusivamente a chiamate internazionali e messaggi di posta elettronica scambiati all’interno degli Stato tra personaggi sospettati di terrorismo.
L’indiscrezione trapelata da alcune dichiarazioni rilasciate, qualche mese fa, da un ex-dipendente della compagnia telefonica, addetto alla realizzazione fisica della struttura, invece, è che tutti i dati che indistintamente transitavano sulle loro linee venivano memorizzati.

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