Security: update, la parola magica

Il Presidente degli Stati Uniti George Washington non avrebbe mai pensato che il glorioso Corpo dello U.S. Marshall, che ha visto i suoi natali nel 1789, sarebbe caduto sotto una micidiale raffica di byte sparati da un nemico subdolo ed intangibile.

A distanza di oltre trecento anni i Marescialli a stelle e strisce hanno dovuto sventolare bandiera bianca e posare le armi davanti ad un misterioso virus.
Le vicissitudini informatiche degli ultimi periodi hanno visto le autorità americane nell’occhio del ciclone.
L’intrusione sui server del Pentagono che avrebbero permesso la sottrazione del segretissimo progetto relativo al F-35, il fiore all’occhiello dell’ingegneria aeronautica, che seppur smentita, aveva sollevato per l’ennesima volta il problema della mancanza di un’agenzia di Stato preposta alla vigilanza dei sistemi informatici governativi ed all’imposizione di standard efficaci.

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A riaccendere le polemiche è stato l’episodio occorso appena martedì quando è stato riscontrato sugli elaboratori dell’ente federale il contagio di una non meglio specificata infezione virale.
Non solo, anche i computer dei mitici uffici del Federal Bureau Investigation sono stati presi di mira dall’epidemia, che, in realtà, proprio lì alcuni giorni prima, aveva manifestato i suoi primi effetti.

A titolo precauzionale e fino a che non saranno prese adeguate contromisure, hanno dichiarato i portavoce dei rispettivi uffici, il ramo secco della rete è stato reciso dal network del Dipartimento di Giustizia come pure è stata bloccata ogni connessione ad Internet onde evitare una incontrollata e dilagante diffusione del malware in archivi ben più sensibili di quelli già violati.

Contattato dallo US Marshall per fornire l’assistenza necessaria, Michael Sweeny, direttore generale per le relazioni con il pubblico della Trend Micro, ha affermato che il virus non ha un’identità certa, ma potrebbe essere riconducibile ad una nuova release di Neeris, in considerazione del fatto che l’analisi statistica quotidiana effettuata dai loro laboratori – attraverso i risultati delle scansioni online – avrebbe rilevato nei giorni in questione un picco di circa 800 nuovi PC vittime del worm, un numero tale da far presumere un possibile legame con gli hardware dei due uffici.
Il problema, andrebbe ricercato, come il più delle volte avviene nelle amministrazioni pubbliche di ogni parte del pianeta, nella scarsa attenzione posta alla rapidità con la quale un prodotto tecnologico ed innovativo diventa un qualcosa di obsoleto in men che non si dica.

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Infatti Sweeny non ha esitato a sottolineare che i software di protezione adottati dalle due Agenzie – e non solo – risalgono a ben 3 versioni precedenti da quella che avrebbe stroncato questo tipo di minaccia e ben 5 da quella oggi in commercio.
Ancora una volta a far da padrone è sempre il poco riguardo riservato agli aggiornamenti.