Skype vs Maroni: questa task force non s’ha da fare!

Il ministro dell’Interno chiede a Skype il proprio “codice segreto” per riuscire ad intercettare le conversazioni che avvengono per via telematoca. Skype difende la privacy degli utenti e rifiuta.

Sono miliardi di cifre, codici, procedure complicatissime a separare il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, dall’intento di ascoltare le comunicazioni effettuate da pericolosi soggetti sospettati e indagati. Questo muro si chiama Skype ed è fondato su un sistema di criptazione del segnale vocale che grazie alla sua segretezza impedisce l’intercettazione delle comunicazioni. A voler mantenere la segretezza di questo codice è proprio Skype, nonostante le ripetute sollecitazioni degli investigatori. Un altro meccanismo che garantisce l’impenetrabilità della privacy Skype è una procedura di autentificazione degli utenti con password temporanee monouso.
Sembra proprio che per il momento, il ministro Maroni e la sua folta squadra, assoldata per questo caso, debbano restare a bocca asciutta. Ministro, rappresentanti del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, della Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e rappresentanti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dovranno impegnarsi davvero molto e trovare soluzioni alternative se vogliono arrivare ad ascoltare ciò che si dicono i criminali che sfruttano le conversazioni VoIp (Voice over Internet protocol), vale a dire quelle conversazioni che usano il software prodotto da Skype. Per ora infatti il task force,con il quale Maroni intendeva far crollare la resistenza dei titolari di Skype, non è realizzabile.
Skype non è soltanto nel mirino italiano. Maroni sarà ben lieto di sapere che non è l’unico ad avere difficoltà nel far cedere il baluardo della comunicazione telematica.

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