La rivoluzione del mercato mobile europeo


Un nuova tendenza si sta imponendo in Europa. E sovverte una delle mode che aveva imperato per più di un decennio. Il numero di utenti di cellulare sta declinando rapidamente, le linee attive sono in fase di contrazione.

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In Spagna dove il mercato è dominato da Vodafone e Telefonica, insieme detengono il 70% di share, circa 380 mila persone hanno dato il loro addio al proprio amato cellulare. In Francia le stime prevedono una contrazione altrettanto marcata: per il 2012 il numero complessivo di dispositivi mobile dovrebbero scendere dai 24,3 milioni del 2011 a 22,5 milioni. Una diminuzione dovuta soprattutto alla sofferenza del mercato più tradizionale, che vede contrarsi da 12,8 a 9,2 milioni mentre il segmento smartphone continua a crescere passando da 11,5 a 13,3 milioni, andando così a sorpassare in volume, per la prima volta nella storia, il mercato della telefonia mobile tradizionale francese. Ma l’aumento della nuova categoria di dispositivi mobili, ed è questo il dato preoccupante, non compensa la decrescita complessiva. Una dinamica che non può essere spiegata solo con la crisi montante dell’eurozona.

Disoccupazione e difficoltà economiche sono certo un fattore di decrescita, ma secondo quanto affermano gli analisti, sta accadendo qualcosa di più profondo. Da una parte il ciclo di vita di nuovi dispositivi, come gli smartphone, tende ad allungarsi e quindi a frenare il tasso di crescita medio annuo, dall’altra ci si confronta con un mercato, quello europeo, che ha raggiunto negli scorsi anni, relativamente al possesso di telefoni cellulari, un punto di saturazione.

Sebbene esistano alternative e una concorrenza in grado di soddisfare gli appetiti tecnologici dei consumatori, certo non aiuta la profonda crisi che sta attraversando Nokia. In definitiva si può affermare che siamo in una fase di transizione dove il mercato tradizionale viene snobbato a favore delle nuove tecnologie emergenti smartphone, ben rappresentate da iPhone e Galaxy, mentre l’attuale crisi economica tende a rallentare il ritmo di decrescita del segmento tradizionale in modo più accentuato, mettendo in crisi i produttori che non sono riusciti a riposizionarsi in risposta a un cambiamento della domanda.

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Come sempre accade, è nei momenti di maggiore crisi che si determinano gli effetti collaterali più profondi nei profili di acquisto a livello globale. Quando emergeremo dalla palude economica in cui è precipitata l’Europa, si aprirà un nuovo scenario, scenario dove posizione e ruoli di operatori e produttori sarà molto diverso dall’attuale.