Uno studio rivela un aumento dei tumori nei ratti esposti a radiazioni

L’Istituto Ramazzini di Bologna lancia un allarme preoccupante a sostegno della correlazione tra uso dei cellulari e lo sviluppo di forme tumorali, attraverso uno dei più articolati studi mai realizzati.  Sotto analisi sono finiti 2.448 ratti “Sprague-Dawley”, esposti a radiazioni GSM da 1.8 GHz per 19 ore al giorno, dalla fase prenatale fino alla morte spontanea. Mentre altre ricerche negli ultimi anni hanno smentito l’esistenza di un legame certo tra l’utilizzo dei telefonini e l’insorgere di tumori di vario tipo, un recente studio del National Toxicology Program (Ntp) statunitense aveva già dimostrato che l’esposizione alle radiofrequenze tipiche dei cellulari aumenta i casi di alcuni tipi di cancro, nei ratti maschi.

I limiti di esposizione

I livelli di esposizione hanno emulato quella umana full-body generata da ripetitori: “L’intensità delle emissioni utilizzate per lo studio è dell’ordine di grandezza di quella delle esposizioni ambientali più comuni in Italia», dichiara Fiorella Belpoggi.

I limiti fissati dal DPCM 8/07/03 sono i seguenti:

  1. i limiti di esposizione, in modo differenziato per tre intervalli di frequenza; per esempio per le frequenze dei dispositivi delle telefonia mobile i limiti di esposizione sono pari a 20 V/m per il campo elettrico;
  2. il valore di attenzione di 6 V/m per il campo elettrico, da applicare per esposizioni in luoghi in cui la permanenza di persone è superiore a 4 ore giornaliere;
  3. l’obiettivo di qualità di 6 V/m per il campo elettrico, da applicare all’aperto in aree e luoghi intensamente frequentati.

Questi valori vengono però misurati come media nell’arco di 24 ore, portando quindi ad una sottostima delle esposizioni reali durante il giorno, quando il traffico telefonico è più intenso. Le dosi dell’NTP sono state stabilite invece per mimare l’esposizione localizzata sui tessuti corporei proveniente da un cellulare posto vicino al corpo, e sono quindi molto più elevate di quelle dell’Istituto Ramazzini.

Studi eterogenei, nessuna certezza

Su questo argomento sono stati condotti numerosi studi negli ultimi anni, che non hanno però portato a conclusioni soddisfacenti e univoche.

Nel 2005 è stato messo in luce come l’uso di cellulari fosse associato ad un rischio diminuito di sviluppare gliomi ad altro grado, implicando un effetto protettivo, ed un rischio invariato per i gliomi a basso grado ed i meningiomi. Nel 2010 furono poi pubblicati i risultati del più grande studio caso-controllo mai effettuato, secondo qui gli utilizzatore “regolari” di cellulari avrebbero un rischio ridotto di sviluppare glioma e meningi ma, mentre i soggetti esposti maggiormente alle radiazioni emesse dai cellulari avrebbero un rischio elevato di sviluppare glioma.

Risultava quindi che le onde emesse dai cellulari in base all’esposizione hanno la capacità di proteggere verso alcuni tumori encefalici ma aumentare il rischio verso altri, tesi che aveva sollevato diverse perplessità.

In uno studio del 2011 pubblicato da JAMA (Nora Volkow, MD) è stato posizionato un cellulare attivato o disattivato vicino all’orecchio di 47 partecipanti, evidenziando un aumento del metabolismo di glucosio nei soggetti esposti per 50 minuti ai dispositivi accesi nelle regioni encefaliche più vicine all’antenna, dimostrando così un’interazione con la funzione cerebrale.

Altre ricerche hanno dimostrato alterazioni della cromatina dopo esposizione prolungata a onde elettromagnetiche, che potrebbero essere responsabili dell’origine di alcuni tumori. Secondo un’altra ricerca basterebbe mezz’ora di uso del cellulare al giorno per raddoppiare i rischi di tumore al cervello. In realtà finora nessuno studio ha trovato un nesso causale fra l’uso del telefonino e l’insorgenza di tumori al cervello ma la possibilità di danni per la salute non è comunque stata esclusa. 

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