Le aziende italiane sono le più virtuose nell’utilizzo del mainframe

In base a una ricerca europea commissionata da CA, volta a conoscere lo stato dell’installato mainframe e gli orientamenti dei clienti in merito all’evoluzione della piattaforma, le organizzazioni italiane evidenziano un più proficuo sfruttamento della capacità elaborativa rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa. I picchi di utilizzo del mainframe risultano infatti essere di un ordine di grandezza superiore del 50% rispetto alla media europea.

“Nel complesso – ha affermato Giovanni Sassone, Mainframe SAT Leader di CA – la ricerca fotografa una situazione in cui, nonostante i cambiamenti determinati da una sempre più accentuata presenza dell’ambiente distribuito e dalla necessità di riduzione dei costi, il mainframe esercita ancora un ruolo di primaria importanza per quanto riguarda il supporto ad attività legate al core business delle organizzazioni”.

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Uno scenario coerente con le quote di ricavi generati per CA dall’installato mainframe: “Oltre il 50% del nostro fatturato – ha precisato Sassone – proviene infatti da grandi e grandissime organizzazioni che continuano a dedicare ingenti investimenti sui grandi sistemi”.

Il campione dell’indagine

La ricerca, il cui titolo è The Mainframe: Surviving and Thriving in a Turbulent World, è stata realizzata dalla società internazionale Vanson Bourne nel periodo compreso tra aprile e luglio 2009.

L’indagine, condotta attraverso interviste personalizzate, ha preso in esame un campione di 180 persone con profili di It director e senior It Manager che operano presso società presenti in Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Benelux e Scandinavia.

La ricerca si è focalizzata sui principali settori di mercato come Industria, Finanza, Pubblica Amministrazione, Technology & Communication, Distribuzione e Trasporti.

Per l’Italia sono state intervistate 20 società con una dimensione organizzativa di media e grande azienda sia per quanto riguarda il numero di addetti, sia in termini di fatturato.

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Nel contesto europeo l’originalità italiana è rappresentata soprattutto dalla presenza di sistemi mainframe in quella che a livello europeo è comunemente definita media azienda.

L’Italia, rivela la ricerca, ha una forte concentrazione di grandi sistemi (47%) nell’ambito di aziende con un fatturato compreso tra 100 e 500 milioni di euro, un risultato in forte contrasto con la media europea dove la percentuale scende al 27%. In altre parole la tipica azienda mainframe italiana corrisponde alla media azienda europea.

Il dominio del mainframe

Incontrastato risulta il ruolo del mainframe come repository dei dati critici aziendali. Riguardo a questo aspetto l’Italia si rivela essere il Paese con la maggiore concentrazione di dati critici aziendali su mainframe, il 62% contro una media del 55%.

Il Paese più simile al nostro è invece la Germania che presenta una percentuale pari 60% mentre differenze sostanziali si ravvisano nel Regno Unito dove la percentuale scende al 44%.

L’utenza italiana lascia però trasparire una più contenuta innovazione dell’ambiente mainframe, in particolare riguardo a una integrazione con l’ambiente distribuito. Il grande sistema continua a essere considerato una piattaforma vitale, sulla quale però investimenti ed evoluzione procedono a ritmi più lenti.

Solo il 10% delle aziende italiane considera di avere in esercizio e operativa una piena integrazione con l’ambiente open, dato in forte contrasto con il 24% della media europea. Ciononostante solo un 10% reputa che il mainframe possa essere dismesso nei prossimi anni.

“La situazione – ha commentato Giovanni Sassone – fotografa una forte difficoltà nel rendere più integrato ed omogeneo il rapporto tra ambiente distribuito e open, un aspetto su quale CA, grazie alle competenze e al know acquisiti in entrambi gli ambienti, può contribuire a introdurre notevoli miglioramenti”.

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Do more with less

Se da una parte la ricerca evidenzia una impossibilità nel delegare ad altri ambienti il carico di lavoro attualmente in esercizio, dall’altra si riscontrano preoccupazioni per il costo eccessivo associato alla piattaforma.

“Il desiderio dei responsabili IT, nei confronti di un management che impone la logica del do more with less, – ha spiegato Sassone – è riuscire a gestire in modo ottimale e con investimenti più contenuti l’asset del mainframe. Un orientamento perfettamente in linea con l’iniziativa Mainframe 2.0 lanciata recentemente da CA e intesa appunto a semplificare e ridurre i costi dell’ambiente z/Os indipendentemente dai limiti imposti dal budget”.

Il mainframe – si legga nella ricerca – continua a esercitare una funzione di primaria importanza per il fatto che le esigenze che soddisfa sono difficilmente replicabili in altri ambienti e non esiste nessuna motivazione economica per una loro sostituzione.

La maggior parte degli intervistati (80%) è concorde nell’affermare che le architetture IT che si sono venute a creare nel tempo lascino pochi spazi di manovra per una trasformazione e radicale cambiamento del sistema informativo: le applicazioni critiche – dicono gli utenti – continuano a risiedere su mainframe per ragioni pratiche e operative.

Ottimizzare gli investimenti: l’iniziativa Mainframe 2.0

Emerge una stringente necessità di preservare il patrimonio applicativo legacy e, nello stesso tempo, una necessità di riduzione dei costi. Il problema è che i dipartimenti IT devono mantenere in esercizio il mainframe senza che da parte delle organizzazioni via sia un forte commitment nel procedere a investimenti che consolidino e ottimizzino le risorse.

“Secondo il 45% degli utenti italiani – ha detto Giovanni Sassone – le aziende spendono toppo poco per garantire una evoluzione ottimale del mainframe e uno dei rischi che intravedono è una progressiva scarsità di risorse e know-how che possano garantire la continuità operativa dei grandi sistemi”.

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Lo skill-shortage è infatti ritenuto un problema dal 60% del campione oggetto dell’indagine e addirittura dall’83% degli utenti del Regno Unito. Non ultimo occorre tenere presente la necessità, da parte delle aziende, di andare a incidere sul 25% del costo delle spese di personale che grava sul budget mainframe.

“Una prospettiva che – secondo Sassone – può essere soddisfatta sole se si passa da una impostazione old fashion a una impostazione più simile a quella adottata in ambiente open. Un obiettivo, quest’ultimo, che è alla base della nuova strategia software Mainframe 2.0 di CA”.