LUCARELLI: DUE LE URGENZE PER LA PA. AMMODERNARSI E NON FAR PAGARE ALLE IMPRESE LE INEFFICIENZE

LUCARELLI:
DUE LE URGENZE PER LA PA. AMMODERNARSI E NON FAR PAGARE ALLE IMPRESE LE INEFFICIENZE

“Da almeno
un decennio l’economia italiana cresce troppo poco. In più, oggi,
per effetto della crisi finanziaria, si vanno profilando ulteriori criticità
per tutti i principali indicatori di crescita. Uscire dall’impasse è
possibile, a patto però di crederci e di puntare sull’ innovazione,
e in particolare in quella resa possibile dall’Information Technology.
A questo riguardo la Pubblica Amministrazione italiana, nell’ambito della
collaborazione europea, è chiamata a partecipare ad importanti innovazioni
per realizzare l’interoperabilità delle banche dati, ovvero tra
l’altro per evitare ai cittadini la necessità di fornire più
volte le stesse informazioni e semplificare profondamente le procedure amministrative
della stessa PA e migliorarne i servizi rendendoli rendendoli graditi agli utilizzatori.
Si tratta di una grossa opportunità di ricerca e di sviluppo di nuove
applicazioni alla quale le imprese sono pronte a partecipare e ad investire.
Ma anche lo Stato deve fare la sua parte incentivando l’innovazione con
bandi ad hoc, stimolando la concorrenza ed il mercato, rispettando le regole
europee nei pagamenti a propri fornitori”. – E’ questo, in
sintesi, l’appello lanciato da Ennio Lucarelli, Presidente di Assinform,
al Secondo vertice Europeo sull’Interoperabilità per l’e-Government
in corso a Roma e che ha posto a confronto esponenti delle Istituzioni e delle
imprese.

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L’evento è
stato l’occasione per dar conto della posizione di Assinform – l’associazione
delle aziende di Information Technology operanti in Italia, aderente a Confindustria
– sui temi dell’innovazione del Sistema-Italia e dell’ammodernamento
della Pubblica Amminstrazione.

Nel corso del suo intervento
Lucarelli ha posto in luce anche come:

· L’innovazione
digitale e sviluppo siano termini inscindibili. E come proprio per questo sia
oggi ancora più urgente un colpo di reni per gli investimenti in ICT,
e in primis per quelli volti a favorire la diffusione della banda larga e la
generazione e fruizione di nuovi servizi in rete ai cittadini e alle imprese;

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· l’interoperabilità
in seno alla PA, sia parte importante di questo nuovo approccio e rappresenti
un elemento chiave di efficienza. Tramite applicazioni cooperanti in rete tra
i vari livelli amministrativi del territorio si può infatti consentire
la tutti gli Enti di assolvere in modo più efficiente, coordinato e compiuto
alle rispettive funzioni amministrative;

· la modernizzazione
digitale della PA, a tutti i livelli, debba essere considerata orami un obiettivo
strategico, perché essa può consentire di liberare, e indirizzare
ad attività di sviluppo, sino al 3% del PIL;

· per modernizzare
in chiave digitale la PA siano necessari investimenti importanti sia sul fronte
del “back office” (rapporti interni fra Enti) che del “front
office” (erogazione di servizi a cittadini e imprese): nel caso del back
office, agendo a tutto campo (dalla messa a punto di processi sempre più
integrati e standardizzati alla riqualificazione delle risorse umane); e in
quello del front office facendo sì che le Amministrazioni moltiplichino
la capacità di offrire servizi on-line di facile utilizzabilità
e puntino anche sulla multicanalità;

· tutti gli obiettivi
visti non possano prescindere da scelte volte a individuare le migliori tecnologie
e soluzioni per la PA, e quindi dal superamento della condizione attuale, che
vede una quota consistente della domanda pubblica sottratta la meccanismo selettivo
della concorrenza; e che vede la PA, per tramite di aziende controllate, assumere
il duplice ruolo di committente e fornitore, a danno degli operatori privati;

· sia comunque necessario
lanciare bandi che favoriscano la ricerca e lo sviluppo di nuove applicazioni,
e anche la cooperazione fra aziende italiane e gruppi o centri di ricerca internazionali;

· le aziende
del settore ICT siano disposte a fare a loro parte, ma siano anche schierate
sul fronte di chi chiede di rispettare i tempi di pagamento pattuiti, perché
ogni deroga al riguardo significa mettere a rischio la sopravvivenza della aziende
di piccole e medie dimensioni, e quando va bene costringere le imprese del settore
ad indirizzare le risorse a capitale circolante anziché ad investimenti.

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