Microsoft non sta a guardare: dal data center al private cloud

Il colosso del software presenta Azure, una vera e propria “Platform-as-a-Service”

Già da tempo le telco si stanno attrezzando e le loro offerte di gestione di applicazioni e dati prolificano. Google non è certo da meno. Il mercato di servizi di “remotizzazione” del sistema informativo sembra sempre più maturo.

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Le aziende da tempo stanno cercando di risparmiare su tutto e le esigenze aumentano. Piccoli e grandi guardano al futuro ancora con molta incertezza e gli investimenti vengono rimandati all’estremo.

In questo scenario il cloud computing sembra assumere un ruolo sempre più importante e quindi attira l’attenzione e l’interesse di molti. La banda non manca certo, come ben sanno le telco, e la cultura che serve sembra supportata in modo favorevole dal contesto.

La virtualizzazione gioca in tutto questo un ruolo fondamentale e a completare il panorama scende in campo Microsoft (www.microsoft.com) con tutta la potenza che un colosso di questo genere può erogare. La proposta ha un nome evocativo, Azure (www.microsoft.com/windowsazure/).

Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia, ci ha voluto illustrare la strategia futura della società in quest’area, durante il Microsoft Tech Days WPC09. Il punto di partenza è stato, e non poteva essere diversamente, il modo con cui le aziende cercano di uscire dalla crisi.

Secondo una ricerca di Banca d’Italia i tre principali approcci sono l’immancabile riduzione dei costi, la ricerca di nuovi mercati e l’innovazione. Ed è su quest’ultimo punto che Microsoft sta investendo pesantemente con un budget destinato alla ricerca e sviluppo pari a 9,5 miliardi di dollari.

Ma la domanda spontanea e forse un po’ provocatoria è cosa Microsoft sia in grado di dare di più. Se da una parte alcuni competitor le attribuiscono uno svantaggio tecnologico, soprattutto per quanto riguarda il tema della virtualizzazione, dall’altra il tema delle connessioni rende probabilmente vincenti le telco. La risposta è stata quanto mai chiara ed esplicita.

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Innanzitutto cloud computing non è virtualizzazione, ma qualcosa in cui questa riveste un ruolo importante, fondamentale, ma non la esaurisce. Il secondo aspetto è che Microsoft ha nella manica una carta importante che si chiama software di base.

Azure si presenta infatti come una vera e propria “Platform-as-a-Service”. Le macchine virtuali che si basano su questa non necessitano di gestione. A fornire la piattaforma Windows Server sono in molti, e dato che Microsoft aveva ben chiara la cosa, ha voluto dare qualcosa di più.

Azure è dunque una piattaforma basata su un sistema operativo collaudato con una serie di componenti aggiuntive in grado di offrire agli sviluppatori tutto quello che è necessario per sviluppare in un contesto di cloud computing. Ma questo, a quanto pare, è solo il primo passo. Già per il prossimo anno sono previsti importati annunci che andranno ad arricchire l’offerta di Microsoft in quest’area.

Quello che però sembra è che questa tecnologia, che da tanti punti di vista potrebbe essere interessante anche per molte terze parti, per ora non verrà resa disponibile e si limiterà a essere un servizio offerto da Microsoft.

Si tratta comunque di un importante opportunità per molti, a partire dai partner, che non avranno la necessità di avere un proprio data center o di appoggiarsi a terzi, fino ad arrivare alle start-up, che vedrebbero azzerarsi molti degli investimenti iniziali.

Significativa, per concludere, l’apertura di Azure anche ad applicazioni non Microsoft come ZF, MySql, Java, PHP ed Eclipse.