Questo non è un gioco da ragazzi

Questo
non è un gioco da ragazzi

Come in un universo
parallelo, in una realtà in cui tutto è lecito e una mossa falsa
può costare al massimo un umiliante ma innoquo “Game Over”.
Probabile che i due ragazzini Olandesi di quattordici e quindici anni si sentissero
così quando hanno pensato di aggredire un tredicenne. Unico movente delle
minacce con un coltello, dei calci e dei pugni sembra essere l’implacabile
desiderio di possedere un amuleto e una maschera, rigorosamente virtuali. I
due appassionati del gioco di ruolo in Java “RuneScape” disponibile
on line, non hanno avuto scrupoli nel portare a termine lo scopo del loro game
preferito. Hanno agito come due efficienti, precisi eppure freddi e insensibili
computer. Paura. È quella che dovrebbe assalirci nel leggere questa notizia
giunta soltanto oggi dopo ben un anno, come sostiene Radio Netherland. infatti
solo ora una corte ha approvato la condanna dei due ragazzi, obbligati a compiere
lavori di pubblica utilità. Ma se l’atto “criminale”
provoca drizzamenti di capelli e pelle d’oca le ragioni dell’accusa
sconcertano e sconfortano. La difesa della vittima pare aver vinto in merito
ad una contorta e surreale dimostrazione per cui gli oggetti virtuali inquisiti
sarebbero stati rubati dai due giovani al pari di due oggetti tangibili. Diviene
quindi lecito parlare di furto e i due ragazzi mutano il loro nome in ladri,
non più in aggressori. Insomma “innegabile è il valore che
l’amuleto e la maschera avevano per il loro possesore” a detta dell’accusa.
La difesa controbatte in modo altrettanto preoccupante. “Non si tratta
di furto perchè gli oggetti non esistono nel mondo reale”.Queste
le uniche parole spese a proposito di un fatto così grave. E le ferite
del ragazzo? Il trauma di una minaccia e di un coltello puntato contro? Sono
reali? O anche esse finiscono in quell’oblio virtuale dei giochi elettronici
che oltre a creare dipendenza celebrale sembrano far dimenticare come si sta
al mondo, quello vero?

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Di Linda Imperiali