Storage management nel cloud

A cura di Francesca Cieloscuro, Country Sales Director di CommVault Systems Italia

Chiedete a una dozzina di persone quale sia la loro percezione del Cloud Storage e probabilmente otterrete altrettante differenti risposte.

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In breve, il cloud storage è un modello di utility, riconosciuto anche come servizio pay-as-you-consume, che offre a gruppi di utenti o aziende accesso a storage da utilizzare secondo necessità.

Le storage cloud, alle quali si accede tramite connessioni Internet standard, possono espandersi o ritrarsi a seconda della richiesta e dell’utilizzo e sono quindi scalabili e flessibili.

L’esistenza di storage cloud pubbliche e private genera ulteriore confusione. Essenzialmente, una ‘nuvola’ pubblica è un servizio pay-as-you-go che risiede al di fuori del firewall e della sede del cliente e viene di solito fornito attraverso un’interfaccia web.

Il cliente in questo caso non detiene né l’infrastruttura hardware né quella software. Un esempio vedrebbe i clienti pagare un importo per gigabyte al mese con costi aggiuntivi per la banda utilizzata per l’invio e la ricezione dei dati.

L’alternativa, il cloud privato, risiede di solito all’interno del firewall del cliente con hardware e software di proprietà e tutti i dati vengono gestiti dal dipartimento IT interno.

I vantaggi di questo modello consistono nel fatto che l’azienda può godere della flessibilità e scalabilità offerte dal cloud mantenendo al tempo stesso il controllo e la gestione di informazioni e data asset.

Dal punto di vista dell’utilizzo, il cloud storage è più adatto alle tipologie di dati non strutturati o all’archiviazione di dati per soddisfare requisiti di storage a lungo termine.

La detenzione di cartelle cliniche, applicazioni di carte di credito o mutui rappresentano candidati ideali, mentre i dati in tempo reale o le transazioni non sono appropriati perché la latenza di internet causerebbe ritardi significativi generando potenziali problemi.

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Le applicazioni di backup e di archiviazione sono anch’esse adatte all’utilizzo nel cloud. Se le aziende non si sentono a loro agio affidandosi alla ‘nuvola’ per i propri data asset primari, potrebbero avvalersi del cloud storage per facilitare l’infrastruttura necessaria per esigenze di backup e archivio di lungo termine.

Tuttavia, partendo dal presupposto che banda e infrastruttura di rete siano disponibili, vi sono ancora importanti considerazioni da fare prima di abbracciare la ‘nuvola’ quale facility per attività di storage e backup.

Non ultima la qualità della sicurezza, soprattutto per quelle imprese che devono conformarsi a regolamenti e normative. Può un’azienda mantenere il controllo totale? E’ in grado di affrontare un audit, aderire a requisiti di legal search e legal hold?

CommVault sta già iniziando a vedere questo problema poiché le aziende devono tenere conto delle questioni legate alla sicurezza generate da utenti corporate che navigano su siti quali Facebook e MySpace.

La difficoltà, infatti, sta nel tenere traccia delle attività utente che avvengono in uno spazio che si trova al di fuori della rete aziendale, ma che influiscono sulle operazioni quotidiane e sulla reputazione dell’impresa.

Bloccare tali attività con un firewall è un possibile approccio, tuttavia – per quelle aziende che possono adottare un modello utility o grid computing – esiste la possibilità di creare una loro ‘nuvola’. Anche qui è importante tenere presenti le questioni legate alla sicurezza poiché il cloud ‘interno’ si trasforma in un nuovo endpoint.

Per la maggior parte delle PMI, le spese di capitali rappresentano una barriera alla realizzazione di tali ambienti virtuali, ma potrebbero considerare l’acquisto di un servizio di questo tipo se potesse soddisfare le loro esigenze di storage e di recupero.

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A causa della necessità di aderire a normative di conformità e di e-discovery, CommVault sta iniziando a vedere l’implementazione di software di data management da parte di coloro che realizzano i cloud per offrirlo come parte del servizio.

Le capacità di information management sviluppate in Simpana, la possibilità di classificare i dati in base a policy, le attività di tagging e di legal hold affiancate all’integrazione con sistemi di Enterprise Content Management confermano l’impatto che tale soluzione avrà sul modello cloud storage.

Quindi, anche se non utilizzato direttamente da un utente cloud, può essere utile per consentire ai cloud provider di soddisfare esigenze di ricerche granulari certificate.

Per i ‘super’ utenti, se la sicurezza fosse compromessa e i dati letti o copiati illegalmente, i provider del servizio cloud potrebbero fornire un audit completo in grado di tracciare i movimenti dei dati per fini legali.

Il cloud sta abbracciando molte risorse, offrendo servizi in un ecosistema di business accessibile e conveniente. Anche se non privo di difetti, se approcciato e supportato con la giusta gestione dei dati, non c’è motivo per pensare che un servizio cloud non sia funzionale.

In aggiunta a questo, una migliore gestione dei dati all’interno dei servizi cloud può non solo facilitare l’accesso e il recupero dei dati, ma può ridurre anche le richieste di spazio disco all’interno della ‘nuvola’ e le richieste di trasmissione dei dati stessi, eliminando così molte delle preoccupazioni legate all’ampiezza di banda che attualmente stanno rallentando l’adozione di cloud su scala globale.