UN BUON RAPPORTO CON IL PROPRIO CAPO E UN AMBIENTE DI LAVORO AMICHEVOLE CONTRIBUISCONO AD ALIMENTARE LA MOTIVAZIONE DEI CONSULENTI IT

UN BUON
RAPPORTO CON IL PROPRIO CAPO E UN AMBIENTE DI LAVORO AMICHEVOLE CONTRIBUISCONO
AD ALIMENTARE LA MOTIVAZIONE DEI CONSULENTI IT

In Italia,
registrato il periodo medio di permanenza più lungo all’interno
della stessa azienda

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Uno studio condotto
sui consulenti IT a livello europeo ha dimostrato come ci sia qualcosa su cui
la tecnologia non può intervenire: il desiderio di un buon rapporto con
il proprio capo e l’ambiente lavorativo in generale. La ricerca, condotta
da Coleman Parkes per conto di Avanade, società di consulenza IT a livello
globale, ha coinvolto un totale di 825 professionisti, di cui un centinaio italiani.

Avanade ha commissionato
lo studio per capire quali siano i fattori che rafforzano il rapporto tra consulenti
IT e azienda e quali invece ne determinino l’effetto contrario.

“Avanade
è alla continua ricerca dei migliori talenti nel mercato IT al fine di
supportare i clienti nel raggiungere i loro risultati attraverso la piattaforma
Microsoft”, ha affermato Roberto Pietra, HR Director EMEA. “Questo
studio è stato ideato per consentirci di capire a fondo quali siano gli
aspetti che rappresentano un’attrattiva professionale per i consulenti
IT e quali invece siano motivo di abbandono del posto lavorativo. Anche se la
professione dei consulenti IT comporta esigenze diverse da quelle di altri lavoratori,
risulta evidente come, anche per loro, la soddisfazione sul lavoro dipenda in
buona parte dal rapporto con il proprio capo e i colleghi”.

Di fatto, i fattori
sociali, che sono dati per scontati in altre professioni, si sono rivelati molto
importanti anche in ambito IT. Il ruolo del consulente richiede di lavorare
presso i clienti per settimane o anche mesi interi, di cambiare frequentemente
progetto e team di lavoro e di effettuare spesso dei viaggi. Nonostante ciò,
anche i consulenti necessitano di un network di supporto sociale e personale
come i lavoratori “office-based”.

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Dallo studio è
anche emerso che, oltre ai rapporti interpersonali, contano l’innovazione
tecnologica e la crescita in termini di carriera, opportunità e salario.
In particolare, in Italia quest’ultimo aspetto rappresenta il principale
fattore che determina il tempo di permanenza in un’azienda. Seguono l’innovazione
tecnologica e, a parità di punteggio, la varietà dei progetti
su cui si opera e il team di lavoro. Inoltre, i consulenti italiani trascorrono
in media il periodo di lavoro più lungo presso la stessa società
rispetto ai colleghi europei (9,9 anni contro i 7,4 dei consulenti degli altri
Paesi europei).

Alla domanda quale
siano invece gli aspetti che costituiscono le attrattive nell’ambito della
consulenza IT sono emerse, come tre principali fonti di motivazione, la responsabilità,
la varietà dei progetti e la tecnologia all’avanguardia, mentre
l’attrattiva di viaggiare, in particolare all’estero, cala bruscamente
con il crescere dell’età dei consulenti. In Italia, in effetti,
questo aspetto è valutato più positivamente che negli altri Paesi
europei.

La ricerca ha portato
alla luce un aspetto comune a tutte le professioni, ovvero che la soddisfazione
sul lavoro è strettamente collegata al rapporto che si ha con i propri
superiori. Se questo è forte e appagante, la soddisfazione è molto
elevata. Al contrario, ciò comporta spesso l’abbandono da parte
dell’impiegato e la ricerca di un nuovo posto di lavoro. Le cinque motivazioni
che contribuiscono ad abbandonare la propria posizione sono: cattivo rapporto
con il management, mancanza di opportunità di crescita professionale,
team di lavoro ostile, desiderio di acquisire maggiore expertise tecnologica
e motivi familiari. Pertanto, se un buon rapporto è assolutamente essenziale,
anche gli altri aspetti professionali e personali non possono essere ignorati.

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Per i consulenti
IT italiani la ragione principale che determina l’abbandono del posto
di lavoro è la mancanza di opportunità di crescita professionale.
Anche il fatto che si possa guadagnare di più in un’altra azienda
rappresenta un altro fattore di cambio. Infine, una cattiva relazione con il
proprio capo e il desiderio di accrescere la propria esperienza tecnica sono
altri aspetti che influenzano la permanenza in un posto di lavoro piuttosto
che in un altro.

Per l’Italia
emerge un dato interessante relativo al dinamismo del mercato IT, dimostrato
dal fatto che un consulente IT italiano riceve in media 7 chiamate al mese da
parte di società di head hunting, trovandosi così regolarmente
di fronte a nuove opportunità e richieste lavorative. Ciò a dimostrazione
che le aziende italiane operanti in questo segmento di mercato devono, più
di altre, tenere in considerazione i fattori motivazionali dei propri dipendenti,
determinanti per il successo stesso dell’azienda.