Fame di….bit…

La prima stampante 3D che stamperebbe niente di meno che del cibo!

Quando, più di cinque lustri fa, i PC entrarono prepotentemente nella vita di tutti i giorni, realizzando la prima rivoluzione tecnologica che anticipò di qualche anno quella ancor più veemente di Internet, si sentiva spesso una battuta per far intendere quante cose potesse fare quella nuova diavoleria elettronica che cominciava ad occupare gran parte delle scrivanie: manca solo che faccia il caffè…si diceva.

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Questo è il pensiero che mi è venuto in mente quando ho letto di una notiziola apparsa recentemente in varie parti della rete e che racconta di un’invenzione frutto della collaborazione tra la Cornell University e il French Culinary Institute, siti entrambi a New York, ovvero quella della prima stampante 3D che stamperebbe niente di meno che del cibo!

In pratica pare che abbiano conciliato le logiche di stampa tridimensionale, che pur attuali di per sé non sono una novità, con quelle più ataviche e legate alla storia dell’umanità della cucina dove, partendo da delle basi e sfruttando con sapienza temperature e miscelazioni, si giunge infine a quelle pietanze che oltre a nutrire si spera siano anche piccole gioie, pur effimere, della vita.

Insomma, così come di tanto in tanto stampiamo, con un semplice click del mouse, scritti, fotografie o immagini che sono cibo della mente, così con altrettanta facilità un domani potremmo “stampare” una gustosa pizzetta farcita oppure un pasticcino di alta classe, semplicemente andando ad acquistare – o semplicemente a ricaricare – per poi inserire su stampante “le cartucce base” costituenti il prodotto.

A quanto pare, al momento, il menu producibile dalla stampante prototipale è piuttosto limitato. Con il principio di un rilascio graduale di materiale commestibile strato su strato, questa stampante-cuoco pare abbia realizzato un oggetto che riproduce uno space shuttle realizzato con capesante e formaggio. Ma, a quanto si dice, sono state svolte anche prove utilizzando altri ingredienti, quali cioccolato, sedano, tacchino.

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Non so se dicendo tutto ciò il buon Pellegrino Artusi, che per primo scrisse un famoso libro di ricette nel lontano diciannovesimo secolo grazie alla cultura gastronomica acquisita nella natia toscana, si rigirerà inquieto nella tomba. Non so se tutto ciò invece permetterà effettivamente a qualsiasi persona di diventare cuoco provetto. Di certo però, conoscendo quanto ormai sia scarsa la qualità del software, soprattutto alle prime versioni il cui debug viene ormai stabilmente caricato come fardello ai poveri utilizzatori, il rischio di trovarsi sul piatto del cibo formalmente nutriente ma organoletticamente disgustoso probabilmente c’è.

Così magari saremmo costretti a mangiare nella versione 1.0 un timballo di acciughe, marmellata, zucchero e sale oppure un manicaretto composto da aglio, sciroppo di mele, zucchine, peperoni e mirtilli. De gustibus non disputandum est, questo è vero, e magari a qualcuno piacerà molto anche così.

Per conto mio spero solo che alla fine, almeno, il caffè sia quello buono, preparato come si deve con una moka e non da un PC……meditiamo, gente, meditiamo … 🙂

Tratto dall’editoriale della Newsletter di DMO! Per iscriverti alla Newsletter registrati al portale cliccando qui

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