HP, un futuro senza PC

I personal computer non costituiscono più il riferimento esclusivo del mondo digitale, nuovi scenari tecnologici trainati dalla tecnologia mobile, smartphone e tablet in primis, hanno impresso un cambiamento sostanziale a quella che una volta veniva definita l’informatica personale

Siamo nell’era post-PC come affermato più volte da Steve Jobs. Un’affermazione che, seppur non condivisa pubblicamente dalle aziende che hanno prosperato nel mondo del PC, appare sempre più vera alla luce delle politiche e delle decisioni che si stanno imponendo all’interno dei gruppi industriali il cui core business è determinato dalle vendite di personal computer.

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Tra queste HP la cui roadmap tecnologica per il nuovo decennio tende oggi a escludere il PC a favore di una più incisiva focalizzazione su server, software e servizi, i segmenti di business considerati a maggiore valore aggiunto. La notizia annunciata dal Ceo della società, Leo Apotheker, ha creato non poco sconcerto tra clienti e investitori; l’immediato effetto è stato una perdita generale di fiducia che si è ripercossa in un calo sostanzioso del valore azionario.

Dei 120 miliardi di dollari dell’attuale giro d’affari circa il un terzo 40 miliardi sono generati dalla componente business, alienare il Pc vorrebbe dire rifondare l’essenza stessa degli assett societari. Parallelamente la società ha aperto le trattative per l’acquisizione di Autonomy, società inglese che sviluppa soluzioni ERP: valore dell’operazione 10 miliardi di dollari.

Insomma pur continuando a vendere più di 60 milioni di pezzi all’anno e possedere la più ampia PC market share, valutata da IDC nell’ordine del 18,5% a livello globale, la sostenibilità futura di HP viene ormai ipotizzata al di fuori dello scenario tecnologico tradizionale che ha imperato per un più di un ventennio. Una mossa di questo genere vorrebbe dire rinunciare a competere nello sviluppo stesso della nuova generazione di device mobili. Una decisione rivelatrice di quanto sia complicato per vendor del calibro di HP riuscire a ristrutturare il proprio tradizionale business, ormai segnato da tassi di incremento prossimi allo zero e dalla progressione dell’emergente segmento smartphone-tablet.

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Google – vedi il sempre più incisivo impegno nel mercato di riferimento, grazie all’affermazione di Android e l’acquisizione della divisione mobile di Motorola – e Apple, sono le aziende simbolo che investono nell’era post-PC. Accanto a queste le aziende pc-like tradizionali, vedi Dell, Acer, Lenovo che stanno cercando di riallineare il proprio business attorno al nuovo paradigma tecnologico.

HP, al contrario, crede di avere maggiori opportunità di successo iniziando a percorrere una nuova strada, sull’onda di quella che è stata la scelta no-pc di Ibm nel 2005. La dimensione hardware sarà quella dei server, il resto saranno applicazioni, software e servizi. Un boccone amaro per Microsoft in quanto la sortita di HP rivela una debolezza strutturale del mercato PC e una subalternità rispetto al nuovo che avanza.