Cinque mesi per passare dalla “carta” a un Salone. Un esemplare unico interamente realizzato a manoAlla periferia di Ingolstadt, su un edificio rettangolare dalla facciata grigia, come altre migliaia nelle periferie di ogni città, sventola inaspettatamente – e quasi fuori posto – una bandiera bavarese. In realtà, questa landa desolata è uno dei luoghi dove si sta progettando il futuro dell’automobile. All’interno dell’edificio, infatti, l’attività è frenetica. Due designer e quattro modellisti sono al lavoro intorno a un blocco marrone di plastilina industriale. Il frutto del loro impegno anticipa il nuovo corso stilistico della Audi: questo è il luogo in cui è stata creata la show car Audi e-tron Spyder.

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Le fa cce sono tese, gli sguardi scorrono ancora un’ultima volta i dati sugli schermi. Il “click” decisivo mette fine all’attesa e aziona le frese montate su due enormi bracci meccanici. Dando forma ai dati inseriti nei computer, per le 18 ore successive queste scaveranno il materiale, uno strato dopo l’altro, fino a creare la prima metà del modello, in 3 dimensioni e a grandezza naturale. Un’altra infornata di dati e li macchinari iniziano il lavoro sull’altra metà.

In questa prima fase indagatoria, i designer lavorano su due diversi progetti, per rendere più facile comparare i risultati e prendere le necessarie decisioni. Il disegnatore Audi Frank Lamberty usa strisce di nastro adesivo nero per disegnare linee perfette. Indietreggia in continuazione, per osservare il suo lavoro da un altro punto di vista e arrivare a un risultato comparabile alla produzione di serie: anche le show car, infatti, devono essere Audi sotto tutti i punti di vista.

Se gli si chiede di ripercorrere le fasi di definizione del design della e-tron Spyder, Lamberty racconta: “Continuavamo a rimbalzare come palline da ping-pong tra l’eleganza delle imbarcazioni veloci e il modo radicale di intendere la velocità proprio delle moto nude e della roadster degli Anni ’60 e ’70. La Audi e-tron Spyder nasce da questa convergenza carica di suggestioni”.

 

Mancano tre mesi al Salone di Parigi 2010; Lamberty e il suo Team stanno lavorando intensamente alla definizione del modello. Il fatto stesso che possano lavorare su una show car è già di per sé un successo professionale: come per molti altri designer, lavorare a un prototipo è il sogno di una vita. “Il bello di una show car è proprio il fatto che le idee da cui trae origine sono spesso sviluppate e implementate senza alcuna costrizione tecnica” aggiunge Wolfram Luchner, uno dei designer Audi che ha lavorato maggiormente alla definizione della carrozzeria della e-tron Spyder.

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Per decidere chi avrebbe dovuto occuparsi del progetto, la Audi ha indetto un concorso interno, a cui hanno aderito 17 designer. “Le idee sviluppate erano audaci e prive di costrizioni, alcune anche radicali. L’ampio respiro dei primi bozzetti mostra le potenzialità dei nostri disegnatori” commenta Stefan Sielaff, Responsabile del Design Audi.

Sielaff ha scelto inizialmente 4 team, che hanno avuto 2 settimane per dare un’indicazione precisa della direzione in cui intendevano muoversi. Passo successivo è stata la trasformazione di due progetti in modelli tridimensionali.

Per la scelta dei due progetti finalisti, i team hanno potuto proiettare i loro lavori al computer sui grandi schermi dello studio di design. Ciò che fino a poche settimane prima era solo uno schizzo, ora dominava tridimensionalmente la stanza.

La decisione finale non è stata semplice: il progetto vincente avrebbe dovuto catturare l’attenzione di migliaia di visitatori al Salone.

Per valutare forme e colori nel migliore dei modi, si è quindi deciso di sfruttare la luce del sole. I designer hanno costruito silhouette in scala 1:1 delle loro proposte e le hanno posizionate in pista. La scelta definitiva è arrivata valutando il soggetto in condizioni reali e da una distanza di circa 100 metri. Il risultato è una sportiva aperta, caratterizzata da un parabrezza avanzato e arcuato come la visiera di un casco, a raccontare la velocità nella sua forma più pura.

Designer e tecnici ora devono lavorare a stretto contatto, tagliati fuori dal resto del mondo e protetti da un sistema d’allarme per tenere lontani gli intrusi. Il reparto tecnico aveva sviluppato in precedenza la piattaforma meccanica della Audi e-tron Spyder. I due team devono lavorare sul modello di plastilina, misurando, discutendo e valutando ogni possibile disallineamento. Pochi centimetri di differenza possono significare la totale incompatibilità tra meccanica e carrozzeria.

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Nelle prima fase gli ingegneri decidono il design strutturale, definendo 10 punti “caldi” che i designer non possono assolutamente alterare. Tutto il resto, invece, potrà essere negoziato alla ricerca del miglior compromesso.

E visto che il design non sempre segue i dettami tecnici, certe negoziazioni non sono certo facili. “La libertà nel tratto è l’elemento che rende tanto attraenti le show car” dice Luchner. “Tengo sempre a mente l’idea originaria di un progetto, cercando di migliorarla con i minori cambiamenti possibili”. D’altra parte, a volte occorre sottostare alla volontà dei tecnici. Una show car, per quanto costruita utilizzando in gran parte pezzi unici, deve soddisfare tutti i requisiti tecnici per poter essere guidata e fotografata in movimento.

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Mentre alcuni si dedicano alle rifiniture delle maniglie sulle portiere, designer e ingegneri si concentrano sui cerchi. La struttura di alluminio e carbonio ricorda da vicino la forma di una turbina e la delicatezza d’insieme l’avvicina a un pezzo da gioielleria. Tutti sono d’accordo nel dire che su questo punto è stata concretizzata un’idea che pareva impossibile. Un’idea che non avrebbe potuto essere realizzata nella produzione di serie: mentre i cerchi delle precedenti show car erano composti da non più di 5 o 6 parti, quelli della e-tron Spyder sono composti da oltre 66 elementi.

Uwe Haller, Responsabile Audi per la costruzione dei prototipi ricorda che “il design ha fatto da traino e ci è stato chiaro fin da subito che cerchi del genere non avrebbero mai potuto essere realizzati in un sol pezzo. Ma la forma era così bella che abbiamo deciso di fare tutto il necessario per realizzarli e il risultato è perfetto per la Audi e-tron Spyder: contorni affilati e linee precise, combinando carbonio e alluminio.

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Sei settimane prima del Salone di Parigi, le due metà del modello sono state unite per dare vita a un tutt’uno, adeguatamente verniciato. A prima vista, il modello di plastilina non sembra diverso da un’automobile reale. Anche i gruppi ottici e le maniglie sono state modellate fin nei minimi dettagli.

Tutto deve essere perfetto perché il modello servirà per un passaggio fondamentale, conosciuto come “congelamento” del design, una sorta di avant première della show car. Il Consiglio di Amministrazione sarà chiamato ad assistere e a dare il proprio benestare, dopodiché la costruzione della vettura potrà cominciare.

La “pelle” della e-tron Spyder è stata realizzata in fibra di carbonio, un materiale perfetto per questa show car che è nata in tempi così brevi. A differenza dell’acciaio e dell’alluminio, infatti, il carbonio è un materiale che si può modificare fino a un punto molto avanzato del processo costruttivo.

Gli addetti prima hanno scavano le singole parti come stampi ricavandoli da un blocco di schiuma rigida, poi hanno applicato il tessuto di fibra di carbonio, che asciugandosi è diventato rigido. Lo hanno quindi tagliato, levigato e gli hanno dato la mano di fondo. In questa fase, è necessaria la massima precisione. Si sta costruendo un’automobile in pezzo unico, non una semplice show car; e poiché quasi tutte le componenti sono pezzi unici, rimpiazzare qualche parte a così breve distanza dalla data del debutto è fuori discussione.

La pressione è enorme, la Audi e-tron Spyder è ancora un insieme di parti da assemblare. Almeno dieci addetti lavorano all’unisono alla vettura e altrettanti lavorano per aiutarli. Le parti vengono fatte combaciare con tolleranze inferiori al millimetro. La carrozzeria viene quindi incoronata in grigio, nel reparto verniciatura.

L’opera è compiuta. L’idea di dare vita a una roadster ibrida è diventata una splendida realtà, sullo stand del Salone di Parigi.