Gli antichi egizi portavano nella tomba tutto quello che avevano utilizzato nella vita, anche le cose più frivole, perché credevano fermamente che la morte fosse solo un passaggio e pensavano quindi che al defunto necessitava di tutto nell’aldilà. I tempi cambiano, gli usi pure, ma parafrasando una strofa di una celebre canzone, a volte “certe faccende fanno giri immensi e poi ritornano”. Come spiegare, altrimenti, l’idea di una moglie statunitense, rimasta tristemente vedova poco prima di Natale, che ha fatto incidere sulla lapide del marito – stroncato ancor giovane dal cancro – anche il numero di cellulare, seppellendo l’apparecchio all’interno della bara?
Parliamo di gente istruita e altolocata (entrambi avvocati e residente nell’elegante quartiere dell’Upper East Side di New York) e fanno riflettere le parole della vedova inconsolabile utilizzate per spiegare la ragione di questa azione: “ci sono persone che parlano a Dio, io parlo a mio marito scomparso”.
Mah?!? Certo che viene da pensare…e sorgono spontanee alcune domande, come ad esempio: “quanto dureranno le batterie?”, “la signora avrà pensato di lasciare al caro estinto anche il caricabatteria manuale inventato qualche tempo fa e che permette di produrre energia sufficiente per far funzionare il telefonino, anche per una mezz’ora, semplicemente girando in maniera vigorosa una manovella che si trova nel dispositivo?” e ancora quelle più fondamentali ed importanti: “ci sarà campo, nella cassa e anche nell’aldilà?” e “ se sì, ci sarà roaming con il mio operatore e quali tariffe saranno applicate?”.
Doppio mah, quindi! Andando avanti di questo passo la “sora morte” la descriveremo non già più con la falce, ma con la bolletta in mano, dicendoci magari ironicamente nel momento fatidico che “life is now”! Insomma nel futuro, oltre a romperci le scatole nei momenti più inopportuni in vita, ci triteranno gli attributi anche da trapassati, altro che pace eterna!
Meditiamo, gente, meditiamo…buon anno a tutti! 🙂
Tratto dall’editoriale della Newsletter di DMO!
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