Un business HUB italiano con 800.000 iscritti

Ce ne parla Luigi De Falco, presidente e co-fondatore di H2biz.

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h2biz è un social network?

Non propriamente. E’ un Business HUB che punta a generare fatturato per i suoi iscritti attraverso piattaforme di trading commerciale e trading relazionale (marketplace, cambio merci, gruppi d’acquisto, idee da finanziare, proposte di partnership).

Quanto tempo ed energia ci vogliono a lanciare un progetto su web?

In generale tanto tempo. Per lanciare un progetto come H2biz ci sono voluti anni ed è un cantiere sempre aperto, in costante evoluzione.

Come si scelgono il socio e il team?

Il team non lo scegli mai, è il team che sceglie te. Le competenze richieste per la gestione di un Business HUB internazionale sono complesse e difficili da reperire sul mercato a meno di non voler partecipare a delle vere e proprie aste al rialzo per accaparrarsi i migliori talenti disponibili, ma è un metodo che ritengo sbagliato e pericoloso per la stabilità dei futuri rapporti. Per questo motivo abbiamo lanciato nel tempo delle campagne di recruting aperte in cui invece di puntare sul potenziale compenso o sui benefit per i manager, abbiamo puntato sul valore aggiunto e sulle prospettive di crescita di H2biz nel lungo termine. Sono stati i manager a venire da noi.

Quanti iscritti avete?

Abbiamo 327.000 iscritti in Italia, anche se il dato non è aggiornato ma è quello ufficiale, e circa 500.000 all’estero in 27 Paesi. A fine luglio comunicheremo i nuovi dati. Abbiamo rallentato la frequenza di aggiornamento ufficiale degli iscritti perché ogni volta che li comunichiamo alleghiamo un report con i settori e le aree geografiche in modo da dare al mercato un dato qualitativamente superiore rispetto al banale numero.

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Ci sono stati momenti in cui sembrava che H2biz non funzionasse?

Si, certo, come in tutte le attività imprenditoriali ci sono momenti di alti e bassi, ma il dubbio che H2biz potesse non andare proprio mi ha sfiorato solo una volta nel primo anno di operatività.

Quanto conta la professionalità e quanto l’onestà e l’affidabilità nei collaboratori?

Contano tanto come in ogni cosa della vita. Se però dovessi scegliere tra le due, sicuramente l’onestà è un valore prioritario.

Un consiglio per gli startupper per capire se la loro è un’idea su cui puntare o solo un sogno troppo spinto

Non mi piace dare consigli e tanto meno darne agli startupper perché ritengo che quello di “startup” sia un concetto fuorviante. Le startup sono imprese e come tali andrebbero valutate sulla capacità di generare profitti. Qualsiasi altro approccio rischia di creare delle categorie mentali che non esistono. Più che un consiglio su come cominciare mi sentirei di dire a chi vuole fare l’imprenditore che per noi vale la stessa tragica regola che vale per i latitanti: quando finiscono i soldi, finiscono pure gli amici che ti “coprono la fuga”. Saperlo prima di cominciare può essere più utile di sapere come cominciare.