“Tra il dire e il welfare”

Lo Stato sociale nel mare della crisi. Esperienze e idee per un nuovo welfare equo e partecipato

Che cos’è il welfare? E perché ci riguarda tutti, in modo diretto? 

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Esce in libreria “Tra il dire e il welfare”, un libro che descrive in parole “povere”, con i numeri essenziali e numerosi esempi e testimonianze lo stato dell’arte del Welfare State in Italia. Il libro si concentra proprio sul settore più trascurato dallo Stato e dove i tagli hanno effetti più drammatici, il welfare sociale, ovvero l’insieme di servizi o di prestazioni monetarie erogati, in primis a livello locale, per alleviare, rimuovere o prevenire condizioni di fragilità, disagio o mancanza di autonomia. 

“Non ce lo possiamo più permettere”, ripetono da anni gli addetti ai lavori. Lo Stato sociale sarebbe da smantellare, perché mancano i soldi. Ma è poi vero? Come funziona il welfare in Italia e quali prestazioni garantisce? Quali parti  “costano” di più e pesano sul bilancio dello Stato e sui contribuenti? Che cosa viene davvero tagliato e che cosa no? 

“Tra il dire e il welfare” risponde con chiarezza a queste domande e fa piazza pulita dei luoghi comuni sul tema.  

Scoprendo ad esempio -nel capitolo dedicato al “welfare che non ti aspetti”– che in Italia la spesa pubblica per l’assistenza nel campo delle non autosufficienze, della famiglia e maternità e della povertà è nettamente inferiore rispetto alla media europea e alle altre voci di spesa delle politiche di welfare. Per queste voci la spesa italiana rappresenta infatti solo lo 0,4% del Prodotto interno lordo, a fronte del 26,6% circa dedicato alla spesa pensionistica e quella sanitaria. (vedi il capitolo in allegato)

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Che cosa succederà? Vivremo in un vero e proprio Welfare West, dove sopravvivono i più forti o i più abbienti? 

E soprattutto quali strumenti abbiamo per cambiare la situazione? La prima risposta a tale quesito in un’intervista – nel cuore del libro – al sociologo Cristiano Gori, che sottolinea l’importanza dei Livelli essenziali di assistenza dovuti a tutti e riassume in una frase il drammatico momento del Paese: “In quest’ultima fase, segnata dal contemporaneo verificarsi di crescita di bisogni e drastici tagli a un sistema di risposte già esile, è diventato veramente chiaro a cosa servirebbero: garantire i diritti dei cittadini e tutelare l’esistenza di un sistema di welfare sociale finanziato dal pubblico”. 

Ma una volta chiarito che sui diritti non si transige, “Tra il dire e il welfare” mostra una strada diversa e inedita

Il libro racconta infatti storie inedite di welfare responsabile e quotidiano, che non guarda alla singola prestazione ma al benessere di tutta la società. Una “cura” che possiamo definire “welfare di relazione”, i cui protagonisti sono i Comuni -primi attori del “welfare locale”-, le aziende -che recitano una parte importante anche se non sono i deus ex machina-, il Terzo settore -non solo importante controfigura del pubblico, ma eroe dei più deboli-, e i cittadini -per nulla comparse, anzi spesso in primo piano-. 

“Tra il dire e il welfare” ci sono insomma idee e buone pratiche che possono aiutare a estendere le protezioni del welfare e a rendere più equa la società, dal ristorante sociale al mutuo soccorso, dal microcredito alle cooperative antimafia. Un welfare solidale reso possibile dall’impegno di pubblico e società civile, richiamato nel suo intervento da don Giacomo Panizza, anima di Progetto Sud: “Questa è la bellezza di essere cittadini e cittadine, di rinnovarsi come persone che vivono a testa alta, di dare un nuovo senso e una nuova organizzazione alla vita”.
  
Con un glossario delle diverse definizioni e forme di welfare, da “welfare aziendale” a “welfare mix”.