Wi-Fi, in Italia è meno pubblico

Il Governo Letta pensava di aver portato la liberalizzazione degli accessi in locali pubblici e spazi privati ma il Garante non ci sta: “Cosi si tracciano gli utenti”

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Un Decreto che tutto fa tranne che semplificare. L’articolo 10 del “Decreto del fare” del governo Letta portava in auge la “liberalizzazione dell’allacciamento dei terminali di comunicazione alle interfacce della rete pubblica“. Tradotto per noi semplici umani voleva dire: internet gratis al di fuori di casa e dentro a parchi, biblioteche, università, stazioni ferroviarie, e così via. Purtroppo la misura è stata prontamente bloccata dal Garante per la privacy a causa di qualche riga e paletto di troppo.

L’articolo 10 del Decreto

La Commissione Trasporti, Poste e telecomunicazioni avrebbe infatti introdotto nuovi obblighi che frenerebbero la liberalizzazione del Wi-Fi gratuito. “L’offerta di accesso ad internet al pubblico è libera e non richiede la identificazione personale degli utilizzatori. Resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento (MAC address)”. Ecco il punto chiave della nuova misura su cui il Garante ha avuto, a ragione, da ridire. Un comma che è fin troppo ambivalente e che introduce un serio rischio per la privacy dei navigatori del web. Sebbene lo stesso articolo 10 del decreto legge n.69 del 21 giugno 2013 prevede già l’esenzione dall’obbligo di identificazione di clienti che utilizzano internet all’interno di locali, bar e alberghi, l’obbligo della tracciabilità è ancora una forma di controllo e di invasione della privacy senza precedenti.

Le parole del Garante per la privacy

Secondo il Garante, che aveva già espresso i propri dubbi in materia, l’articolo: “Reintroduce obblighi di monitoraggio e registrazione dei dati che, stabiliti a suo tempo dal decreto Pisanu per categorie di gestori diverse da quanti offrono accesso ad Internet con modalità wireless, sono stati successivamente soppressi anche in ragione delle difficoltà e degli oneri legati alla loro applicazione. Il Garante auspica quindi che la norma non venga approvata alla Camera e chiede l’approfondimento di questi aspetti nell’ambito di un provvedimento che non abbia carattere d’urgenza“.

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