Ecosistema 2.0, un nuovo paradigma per il futuro

“La potenza del cambiamento che viene da internet rimane ancora sostanzialmente esclusa dalla vita sociale ed economica di molti di noi. I due mondi sembrano ancora sostanzialmente paralleli, come se non fossero destinati a convergere.”La mia esperienza testimonia che in realtà questi due binari paralleli ovvero la vita reale e la vita virtuale sempre più iniziano ad incontrarsi, forse casualmente o forse solo in alcuni contesti. L’esito di questi incontri in taluni casi è devastante in altri deludente, certo è però che ormai non si può tornare indietro visto il dilagare dei nuovi media e delle nuove forme di comunicazione, quindi è strategico conoscere questi fenomeni e non farsi domianre da essi. Ne abbiamo parlato con Gino Tocchetti – Fondatore di Ecosistema 2.0

Qual è la storia di Ecosistema 2.0?

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La storia alle spalle di Ecosistema 2.0 è relativamente breve, ma anche lunga. L’avventura è nata a inizio 2009, ma prima bisogna tornare in dietro di quasi 10 anni, quando studiavo già, per motivi professionali, i social network basati su internet, ai quali partecipavo poi per passione. Prima arrivarono quelli internazionali (Ryze – che Adrian Scott fondò nel 2001 – ed Ecademy, Linkedin), e poi quelli nazionali (Ecademy Italia – che Jonathan McGuinness ha avviato nel 2003 – e BNI Italia, Milanin).

In quelli nazionali è diventato possibile organizzare incontri nel territorio, face to face, recuperando cosi’ una tradizione ben precedente l’avvento di internet (soprattutto in Italia), e però potenziandola enormemente. Una volta spostato il mio baricentro in Veneto, ho conosciuto l’antesignano dei network veneti (il Club dei Blogger Veneti) mentre venivano organizzati i primi barcamp regionali: Veneto Camp Expo (maggio 2007, grazie a Gigi Cogo), Ghirada Camp (settembre 2007, ispirato da Alessandro Carrera) e Twitter Camp (aprile 2008, sempre sulla spinta di Gigi Cogo).

 

Nell’estate del 2008 sono stato coinvolto nel primo tentativo di avvio di VenetoIN, aspirante membro della federazione dei ClubIN, e proprio dalle difficoltà che incontrò quell’iniziativa, nacque l’idea di una maggiore sensibilizzazione sui temi del Social Business Networking. Maurizio Salamone, che avevo conosciuto in quel contesto, la raccolse rilanciando Nordest Creativo, e proprio in quell’occasione (febbraio 2009) fu formalmente annunciata  la nascita di Ecosistema 2.0, per promuovere appunto un approccio più “ecosistemico”, che salvaguardasse le caratteristiche di rete aperta, trasparente, partecipativa e collaborativa.

Quali sono i vostri obiettivi?

Gli obiettivi di Ecosistema 2.0 sono basati su una semplice considerazione. La potenza del cambiamento che viene da internet rimane ancora sostanzialmente esclusa dalla vita sociale ed economica di molti di noi. I due mondi sembrano ancora sostanzialmente paralleli, come se non fossero destinati a convergere. Il mondo “on line” è ormai un esteso e ricchissimo “ecosistema virtuale”, dove si sviluppa e diffonde conoscenza, si coltivano fertili relazioni (contatti professionali e socializzazione) e dove si esprime una enorme capacità di innovazione.

Nell’ecosistema tradizionale, quello territoriale, dove tutti noi lavoriamo, conviviamo in spazi cittadini, compriamo prodotti e utilizziamo servizi privati, interagiamo con le istituzioni, fruiamo delle strutture sanitarie e dei servizi pubblici, sembra invece che persista (se non addirittura peggiorando) una notevole difficolta’ ad affrontare la moderna complessita’, nel trasformare il cambiamento  in opportunità, nell’innovare efficacemente. Dunque obiettivo di Ecosistema 2.0 è quello di estendere il portenziale della Rete al Territorio, e in altre parole di diffondere i modelli a rete aperta anche nel “mondo reale”: non c’è “un muro” tra ecosistema territoriale ed ecosistema digitale, essendo che le persone, elemento fondamentale in entrambi, sono le stesse.

A favore di questa missione, gioca sia l’aumento vertiginoso di utenti della rete (a cui il fenomeno Facebook ha dato una forte accelerazione), sia la diffusione degli smartphone (e delle applicazioni basate su georeferenziazione) che effettivamente rendono possibile una frequentazione dell’ecosistema tradizionale “aumentata” dal supporto tecnologico basato su internet. 

Dal territorio digitale a quello reale come si compie questo percorso?

Realizzare compiutamente quanto Ecosistema 2.0 si propone di facilitare, non è semplice e richiederà tempo. Il percorso che abbiamo immaginato si articola in tre passi. Il primo è stato avviare fin da subito una fase di sensibilizzazione sul potenziale che deriva dalla combinazione dei due ecosistemi. In questa fase i modelli a rete aperta vengono studiati, e vengono invitate a dare i propri contributi le persone che più hanno da dire in merito, e che  possono testimoniare casi concreti. Tutto questo viene condiviso pubblicamente, favorendo sia la visibilità delle persone e delle iniziative, sia il confronto e la tensione al miglioramento, assicurando un fertile mashup tra le diverse esperienze. In questa fase la sinergia con altre inziative regionali e nazionali è stata massima. Nel primo semestre 2009 è stato organizzato il primo workshop con Confindustria Padova sull’Enterprise 2.0, e sono stati portati contributi alle serate “Social Business Network in Veneto” e “Artigianato 2.0”, organizzate nel trevigiano da Nordest Creativo.

La fase successiva consiste nell’assumere un ruolo sempre più attivo, quindi creando gli eventi e le iniziative più adatte per realizzare i nostri obiettivi. Cosi’ vanno inquadrate la partecipazione ai due VeneziaCamp, a ottobre 2009 e  luglio 2010, nell’ambito delle quali sono stati organizzati due meeting in piena autonomia, grazie anche alla fiducia accordata dagli organizzatori (Gigi Cogo, Andrea Casadei, Roberto Scano). Nel 2009 è stato sviluppato il tema “Civicità: una città intermedia tra locale e globale”, con 5 interventi di carattere “ispiratore” e 6 testimonianze di casi concreti. Nel 2010 è stato invece sviluppato il tema “Ecosistemi aumentati: reti che attivano territori”, articolato in 4 panel, (24 interventi in totale), focalizzati su  Motori di sviluppo e sostegno di reti aperte nei territori, Sostenibilità economica delle reti territoriali aperte, Nuovi servizi territoriali a rete aperta, e Nuove culture per le reti aperte. Piu’ recentemenre c’è stato  l’intervento a SMAU (Milano, ottobre 2010) con una serie di 6 interventi sul tema “Reti in azienda, reti tra aziende”, a cui siamo stati invitati grazie alla segnalazione di Barbara Bonaventura e Roberto Scano.

A seguire ci sarà una terza fase di cui ora è prematuro dare anticipazioni, ma che è finalizzata a lasciare una traccia sempre più tangibile nel territorio. Già a cavallo degli anni 2009 e 2010 abbiamo lanciato l’idea di “ecosistema camp” diffusi in tutti i territori, e stiamo facendo rete con significative iniziative che sentiamo affini e che fanno riferimento ad altri territori regionali: Ecosistema 2.0 incomincia cosi’ ad essere una realtà nota anche fuori dal Veneto, nè avrebbe motivo di svilupparsi solo in questa regione. Dunque questo sarà uno degli obiettivi a medio termine.

Chi sono i partecipanti?

Ecosistema 2.0 è aperto a tutti coloro che hanno compreso l’importanza delle reti aperte, avendole sperimentate in internet, e del loro potenziale una volta diffuse nel territorio. Ognuno declinerà questo modello nel proprio campo, tenendo presente che nessuno è escluso: dal mondo del lavoro a quello della formazione, dalla PA alla sanità, dai servizi privati e quelli pubblici, dal mondo della cultura a quello dello sport, dal mondo economico a quello della comune vita di cittadino.

Quali sono i vantaggi per gli utenti?

Innanzitutto chi diventa sostenitore di Ecosistema 2.0 apprezzerà proprio l’approccio ecosistemico: non viene richiesto nessun tesseramento (nè pagamento di quote), e soprattutto non si viene invitati ad aderire in modo “esclusivo”, ma al contrario a tutti viene raccomandato di attivarsi anche in altre organizzazioni e network, anche più “chiusi”, per diffondere il più possibile la cultura delle reti aperte, e scardinare la logica del quartierino.

Il vantaggio per chi sostiene Ecosistema 2.0, soprattutto per chi porta un’esperienza concreta che rappresenta un valore per tutti, è quello di poterla testimoniare negli incontri informali di network, e nelle partecipazioni a manifestazioni più ufficiali. Si tratta di un indubbio vantaggio, viste le scarse possibilità per farsi conoscere offerte oggi a molti personaggi di valore costretti all’anonimato. Da un lato le conferenze istituzionali, infatti, seguono criteri di selezione “vecchio stampo”, e non danno spazio alla vera innovazione; dall’altro i barcamp rappresentano una reale alternativa, ma essendo aperti a tutti, non sempre mantengono alto il livello di qualità e spesso lo pagano in termini di attenzione conquistata. In sostanza Ecosistema 2.0, attraverso l’approccio a rete aperta e trasparente, garantisce la scoperta di nuovi talenti, e di soluzioni innovative concrete, sulla base delle segnalazioni della rete stessa. Non bastano però le  celebrazioni autoreferenziali (chi cerca una facile visibilità con noi non si troverà bene), ma conta il passaparola, ad incominciare da quello dei talenti già riconosciuti, ai quali diventa facile farsi conoscere.

In occasione del recente alluvione in Veneto, la vostra Rete è stata fondamentale, quali iniziatve avete intrapreso per supportare i cittadini?

Io sono proprio di Vicenza, e anche se fortunatamente non colpito direttamente dall’alluvione, mi sono potuto rendere subito conto dell’esondazione del Bacchiglione, ma l’ampiezza della zona colpita e la gravita’ dei danni mi sono diventate chiare solo man mano che passavano le ore. In particolare, nei giorni immediatamente successivi e’ stato subito evidente come i media nazionali, e in generale i media cartacei, non riuscivano a trasmettere l’esatta portata di questa sciagura. Per questo motivo la prima iniziativa e’ stata quella di creare un flusso di notizie che fosse di aiuto per chi era stato colpito, e che fosse utile a tutti per avere un’esatta percezione del problema (cittadini veneti compresi, ma non residenti nelle zone colpite). Questo flusso di notizie e’ stato indicato da un giornalista di SkyTG24 come uno dei piu’ preziosi nei primi giorni.

Dopo una settimana, con l’arrivo delle grandi testate giornalistiche, e con il proliferare delle iniziative in rete, oltre a pubblicare il flusso di notizie (insieme a molti altri volontari), ho ritenuto piu’ utile creare uno strumento che permettesse di orientare chiunque (alluvionati e volontari) nella crescente massa di informazioni che venivano pubblicate online. Per questo e’ stato creato un wiki (Wiki Alluvione Veneto), lo strumento di collaborazione piu’ adatto in questi casi, con l’obiettivo di “linkare”, ovvero di mappare tutte le risorse in rete, e dare loro una minima organizzazione, in modo da favorirne l’accesso e facilitare un coordinamento spontaneo. A questo wiki possono contribuire tutti direttamente, iscrivendosi, o mandando una mail. Le informazioni sul wiki sono quindi monitorate e verificate.

Contemporaneamente abbiamo stretto amicizia virtualmente con altri volontari, che ugualmente si sono attivati in rete, ciascuno dando la propria disponibilita’, in alcuni casi anche notevole, con l’unica motivazione di essere di aiuto ai nostri conterranei meno fortunati. Cosi’ facendo abbiamo dato un modesto ma concreto supporto psicologico a chi ha perso tutto, abbiamo dato voce a testimonianze di alluvionati e volontari, abbiamo aiutato le prime operazioni di raccolta fondi e materiali utili, e abbiamo contribuito ad una esatta percezione della catastrofe, che altrimenti sarebbe stata certamente sottovalutata dai mass media e dalla politica.

A distanza di un mese, le strutture regionali della Protezione Civile si stanno attrezzando per fornire un servizio analogo, e certamente siamo soddisfatti di aver colmato, anche se solo in parte, una lacuna importante e per un intervallo di tempo rilevante. Ora stiamo valutando come procedere, chiedendoci ancora adesso, come fin dal primo giorno, cos’altro possiamo fare di utile, proprio coniugando internet e territorio.

 

Gino Tocchetti – si occupa dall’inizio di una ventennale carriera, di problematiche legate allo sviluppo e alla valorizzazione di asset intangibili come conoscenza e relazioni sociali, in ambito business e piu’ recentemente a 360 gradi. Ha realizzato e guidato importanti progetti di knowledge management, business process management, revisioni di corporate intranet, per conto delle principali aziende di grande dimensione nazionali. E’ stato ingaggiato da diverse societa’ di consulenza specializzate, e da Ernst&Young Consultants dove ha contribuito a sviluppare la service line Knowledge Based Business. Negli anni piu’ recenti ha fondato la propria societa’ di consulenza e servizi, Knowwing, e il laboratorio per lo sviluppo di soluzioni di Enterprise 2.0, Knowlab, con le quali interviene in realta’ aziendali di qualsiasi dimensione, e in reti di aziende piu’ o meno formalizzate, per guidare e realizzare progetti di revisione organizzativa e del marketing strategico ed operativo. Ha fondato anche il network Ecosistema 2.0, un think-tank non convenzionale sulla teoria e applicazione dei modelli a rete in campo sociale ed economico, e che si focalizza in particolare sulla progressiva convergenza degli ecosistemi digitali (internet) e quelli tradizionali, ovvero territoriali. Ecosistema 2.0 svolge attivita’ di divulgazione e supporto all’innovazione, monitoraggio e valorizzazione di casi concreti, e di business social networking.

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