La  settimana scorsa non si è fatto che parlare di Lui, di Julian Assange, la “primula rossa del Web”, l’uomo che è riuscito con pochi click a far venire i brividi ai Grandi della Terra. Ma…

I media e milioni di cittadini trepidavano in attesa di conoscere le ultime rivelazioni che avrebbe fatto Wikileaks, rivelazioni ampiamente preannunciate dalla stampa.

Bene ora sappiamo tutto, i cablogrammi provenienti dalle ambasciate USA ormai non sono più un segreto ed è il momento di tirare le somme. Cosa è successo? Quali conseguenze ci saranno, cosa cambierà? Tutto o niente?

Fermo restando che la libertà di informazione è sacra e che più c’è informazione più la democrazia progredisce, devo dire che tutto questo gran casino forse è stato eccessivo, in fondo Wikileaks altro non ha fatto che pubblicare notizie ricevute in modo anonimo e regolarmente verificate così come fanno i giornali da molti anni, da quando vige la libertà di stampa.

Certo è nuovo il modo, utilizzando il web infatti la diffusione è stata molto più veloce  e capillare rispetto ad un quotidiano.

Entrando nel merito delle rivelazioni, non ho letto cose nuove o sconvolgenti se non la fredda e forse parziale lettura delle cronache nazionali da parte degli ambasciatori USA, ad esempio vediamo il nostro Paese, se il nostro primo ministro è dedito alla bella vita, i diplomatici altro non hanno fatto che riportare ai loro riferimenti oltreoceano lo stato delle cose. Così come i rapporti con Libia e Russia che erano sotto gli occhi di tutti e non c’era bisogno certo dei cablogrammi per farli venire alla luce. Idem se vediamo cosa accaduto negli altri stati, niente di eclatante se non il mettere in  “chiaro”  il lavoro solito degli organi diplomatici che ascoltano, interpretano, verificano e relazionano su ciò che accade nelle aree di loro influenza.

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Se è vero tutto ciò allora perché tutto questo interesse morboso? Lo abbiamo chiesto  a Alex Giordano, fondatore di Ninja MarketingAnche io sono stupito di tanta attenzione su WL, molto dipende dal senso di colpa che ognuno di noi ha com’è normale che sia, tutti hanno un segreto, uno scheletro nell’armadio (fosse anche solo nella sfera dei desideri) e tutti, nell’era digitale, hanno paura che questo possa venire fuori.

La mia strategia è proprio quella di divulgare le mie zone d’ombra in moda non essere ricattabile. Speriamo  che questo nuovo panorama mediatico ci aiuti  a vivere con maggior senso di responsabilità e che non si confonda più il pubblico con il privato. Oggi c’è molta attenzione alla dimensione privata della persona; per come la vedo io ognuno nel suo privato può fare quello che vuole mentre è sulla dimensione pubblica che scatta il contratto sociale e lì ti posso giudicare.

Invece noi abbiamo capovolto tutto e siamo interessati alle dimensioni private delle persone e nel frattempo il “pubblico” va a rotoli. E’ la paura di uno “smascheramento” profondo, non legato a fatti o fattacci, che crea il terreno fertile dentro gli individui dove, a livello cognitivo, attecchisce il virus Wikileaks.  La paura è quella che per ciascuno di noi venga smascherata una vecchia dicotomia; esiste una netta distinzione tra identità personale e concezione di sé, o più semplicemente tra chi siamo (cosiddetto sé ontologico) e chi pensiamo di essere (cosiddetto sé epistemologico) dicotomia che è l’architrave della costruzione del SE SOCIALE tipico della società che vive su Facebook ”

Svelato il motivo di tanto interesse mi interessava invece capire quale possa essere il vero obiettivo di Assange, l’ho chiesto a Fabio Ghioni autore di Hacker Republic –  Il problema è proprio questo: gli obiettivi di Assange sono veramente poco chiari poiché la natura delle ultime informazioni rivelate ha il sapore del pettegolezzo per creare casino fine a se stesso. Quale grande crimine o mistero ci è stato svelato? Nulla! Solo documenti che possono far incazzare i diretti interessati un po’ come se venissimo a sapere che un nostro amico o partner parla male di noi. Per questo vedo più un servizio d’intelligence straniero dietro tutto ciò, che fa trapelare ciò che vuole.”

E se fosse vero ciò che ipotizza Fabio, ovvero una grande regia dietro tutto ciò, Assange sarebbe solo una marionetta di cui qualcuno sta tirando le fila? In fondo al contrario di quanti credono molti non è wikileaks con i suoi hacker a bucare algoritmi impossibili e a prender informazioni riservate,ma sono gli informatori a inviare i loro dati alla drop box.  Forse è eccessiva questa interpretazione eppure il rischio c’è e forse prima  di  considerare così come hanno fatto molti il biondo Julian come il nuove eroe del secondo millennio sarebbe necessario fermarsi e valutare meglio.

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Quello che mi colpisce tuttavia è il rischio che dopo quanto accaduto, questa forma di “terrorismo mediatico” ci sia il rischio che l’informatizzazione dei dati abbia una battuta d’arresto. Tutti avranno la paura di essere intercettati, criptati e di essere mandati in pasto al mondo intero. Forse è proprio vero che la Mafia è all’avanguardia tecnologica visto e considerato che già da un pezzo comunica solo con i “pizzini”..:)

Al di là della battuta, come dice giustamente sempre Fabio “L’informatizzazione dei dati è un processo irreversibile. Semmai ci vedo l’ennesima scusa per aumentare le strutture di controllo sulle comunicazioni tra privati!”

Il rischio che ciò accada è forte viste le reazioni avute da alcuni Governi e ciò sicuramente non è un bene per noi singoli cittadini.

Ritratto a cura di Giuseppe Marchegiani