Tre mesi per la prova del nove

L’ultimo trimestre dell’anno è accompagnato da una serie di novità che segnano la trasformazione in atto, dai nuovi device mobili all’arrivo di Windows 8. L’era del post pc è iniziata, ma non quella del “no-pc”. Mobilità e cloud accompagnano la crescita di dati e applicazioni online e per le aziende è il momento di scegliere da che parte indirizzare la spesa

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Non è facile fare delle scelte quando tante cose, tra di loro intrecciate, stanno cambiando. Non è facile per chi deve definire le strategie dei vendor (ok Apple fa storia a sé), tanto meno lo è per chi deve indirizzare infrastruttura e governance IT della propria azienda. In questi mesi sta succedendo di tutto. E non è facile nemmeno individuare delle regole: per un’Ericsson che è uscita dai mercati Enterprise prima e cellulari dopo, c’è una Huawei che fa il contrario e con ZTE scala la classifica dei cellulari.

Come va il mercato? La risposta dipende dagli occhiali che mettete. Anitec denuncia lo stallo del settore in Italia, nell’ambito di un’Europa comunque poco brillante. GFK indica segnali di ripresa, soprattutto nella parte consumer, Assinform manifesta pessimismo. Molto dipende, in realtà, da dove mettete il settore che fa i numeri migliori, quello dei tablet e smartphone. Sono elettronica di consumo? Informatica, TLC? Cristiano Radaelli, top manager di NSN e presidente di Anitec, prudentemente avverte: «In molti casi li si compra perché fanno tendenza, ma troppo spesso sottoutilizzati. Manca una strategia di sviluppo dei servizi digitali». Questi tre mesi saranno critici. L’arrivo di una nuova versione di Windows non è mai avvenuto in un momento altrettanto topico. In passato, l’unica domanda era: «In quanto tempo consumatori e aziende adotteranno il nuovo arrivato»? Oggi, la domanda è: «L’era post pc è già incominciata»? La risposta è positiva, ma “post-pc” non vorrà dire “no-pc”. Secondo le previsioni di IDC (ok: state pensando, che di questi tempi le previsioni cambiano con una certa frequenza), per i prossimi tre, quattro anni – dopo un 2012 di stasi – le vendite di pc torneranno a crescere: attorno al 4% l’anno, nei mercati maturi – attorno all’8-10%, in quelli emergenti. Non solo. I 364 milioni di pc venduti nel mondo – nel 2011 – dovrebbero essere 120 milioni in più – cinque anni dopo. Per due terzi portatili, a conferma del trend inarrestabile della mobilità.

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SE IL PC NON FA MARGINI – Piuttosto, ci sarà da domandarsi chi farà questi pc, visto che i margini si fanno sempre più esigui, a dispetto dei tentativi dei produttori di rivitalizzare il mercato. Passata la festa degli ultra-economici netbook, i costosetti ultrabook sono arrivati al momento sbagliato: chi ha soldi per questo tipo di prodotti si compra un tablet. In fondo, Leo Apotheker non aveva torto in HP a pensare al disimpegno dal settore, ma il problema era a chi vendere un business da 40 miliardi di dollari, per di più con margini operativi che, pur tra i migliori del settore, sono attorno al 5%. La cinese Lenovo – grazie soprattutto alle dimensioni del mercato di casa – è vicino ad “agganciare” HP, ma i suoi margini – quando va bene – sono attorno al 2% e, a questo punto, non sorprende la sua volontà di aggredire il mercato enterprise facendo leva su una delle novità dell’estate: un accordo con EMC per storage e server. Un obiettivo cui, almeno sulla carta, sta pensando per l’ennesima volta Acer, altro vendor, che – sempre rimasto prigioniero di una cultura pc-centrica – non è mai riuscito a superare la soglia del 3% di margine operativo. Anche l’altro mercato – quello delle stampanti – dà segnali di stanchezza. Il leader HP conserva sostanziosi margini operativi – attorno al 15% – ma i ricavi, per due terzi rappresentati dai consumabili, sono del 10% inferiori a quelli di cinque anni fa. E c’è chi sta facendo il passo indietro: è il caso di Lexmark, che ha annunciato l’uscita dal mercato delle getto d’inchiostro, dove resistono solo i pesi massimi, che riescono a imporre il loro marchio nei consumabili. Ironia della sorte: una decina di anni fa, per analoghi motivi Xerox – a sua volta – decise di affidarsi proprio a Lexmark, come fornitore OEM di ink jet printer. Il problema è che non ci si limita a guardare a video gli stessi documenti: in azienda è cambiato il “tipo” di documenti. Chi si stamperebbe il testo di una mail, se non per mandarlo dall’avvocato? Cala, soprattutto in Europa (-12% nell’ultimo trimestre), il mercato dei server. Segno della crisi economica, ma anche degli effetti della virtualizzazione e del processo di esternalizzazione. La tendenza all’outsourcing continua. Secondo Gartner, nel 2012 si assisterà a una crescita su scala mondiale dell’IT outsourcing ancora del 2%, superando la soglia dei 250 miliardi di dollari. A crescere, a parte la dinamica nicchia dei servizi per il cloud computing (+48%, ma sono solo cinque miliardi) è previsto soprattutto l’application outsourcing (+2% a 41 miliardi): quando si tratta di metter mano a nuove applicazioni o a modificare quelle legacy, i responsabili IT aziendali considerano sempre più la loro esternalizzazione. Per avere costi più certi e rischi minori. Un utente – che ormai, anche se non è un nativo digitale, ha finito con l’imparare a saltare da un’app a un social network a casa propria – finirà con l’imporre o privilegiare diverse modalità d’impiego di un IT aziendale, che rischia di diventare altrimenti la preistoria.

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CLOUD, MOBILE E LE NUOVE INTERAZIONI – Chi continua a crescere è il disk data storage: una dinamica che si mantiene attorno al 6-8% in valore (software escluso) ed è naturalmente molto maggiore in volume di dati. Oggi, ogni 100 dollari spesi in server, se ne spendono 42 per sistemi di storage: quattro anni fa, erano solo 32. Se si associa questo dato ai buoni risultati delle maggiori aziende del software, il quadro va a completarsi: la fame di dati e di informazioni non cessa. Di conseguenza, occorrono anche sistemi “smart” per gestire meglio anche nuove categorie di dati, dalla virtualizzazione alla deduplicazione. Mobilità e servizi personali – quindi con la moltiplicazione degli accessi alle informazioni su una pluralità di dispositivi – sono le due facce di una moneta che attende di essere incassata. Il pc – dicono le stime – non è morto. Microsoft si prepara a raccogliere i frutti del passaggio ai nuovi Windows e ai nuovi Office e i produttori di computer si attendono un rilancio della domanda. I tempi del pc replacement non sono del tutto maturi. Molte aziende si domanderanno se il refresh tecnologico potrà magari essere più lento, per dirottare risorse verso altre strade, per accogliere un po’ di BYOD (Bring Your Own Device), per estendere i programmi di collaboration e per dare ai venditori – “on the move” – nuovi strumenti.

APPROFITTARE DELLE NUOVE REGOLE – Un quarto di secolo fa, lo sviluppo delle reti fu la chiave per fare del pc in azienda qualcosa di diverso dall’isola iniziale che era e per marciare verso la rivoluzione del client-server. La qualità delle reti a larga banda – associata al loro costo – sarà la chiave per l’affermazione del cloud, insieme con gli ancora non risolti problemi riguardanti privacy, protezione dei dati, definizione di standard anche per evitare un pericoloso “lock-in”. La vera svolta – però – sta arrivando con la mobilità, unico settore in cui, davvero, gli operatori appaiono disposti ad allargare i cordoni della borsa. Quando si è in presenza di cambi tecnologici e la discontinuità prevale, vecchi e nuovi player possono cogliere l’opportunità per rompere le tradizionali posizioni di forza. In dieci anni, la capitalizzazione di Microsoft è rimasta praticamente costante, quella di Apple è cresciuta di cento volte. Le medesime tecnologie possono portare a esiti diversi. L’online può cacciare i contanti a favore delle card, ma queste possono – a loro volta – essere cacciate da NFC e cellulari. In tempi di crisi, anche i budget IT si fanno più tirati. E’ il momento di essere saggi, ma anche un po’ creativi.

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