Cloud & mobility L’impresa dei Millennials


Quali opportunità – e quali rischi – nelle infrastrutture aziendali costituite in misura crescente da dispositivi non-Pc, mobili e soprattutto personali?

Siamo davvero entrati nell’era post-Pc? La portabilità di smartphone e tablet, l’efficacia del modello app anche nei contesti professionali rappresentano indubbi vantaggi. Ma le limitazioni ergonomiche e di potenza di calcolo della nuova generazione di dispositivi, la loro dipendenza da una connettività non sempre così pervasiva e di qualità, il problema sicurezza pongono una serie di dubbi che devono trovare risposta da parte dei provider di soluzioni e infrastrutture Cloud. Per non parlare dello sforzo da compiere sul piano infrastrutturale nel rimediare a quei vuoti di copertura e disservizi che ancora ci separano da una connettività mobile uniforme e sempre all’altezza della situazione.

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Uno dei fattori di spinta al cambiamento è proprio il grande successo che la metafora applicativa dello smartphone e dei suoi fratelli maggiori, i tablet, ha registrato a livello individuale. In gergo si parla di “consumerizzazione” dell’informatica, termine che definisce appunto una trasformazione guidata dal basso, ovvero dai singoli dipendenti, di quelle che sono le tradizionali pratiche e di scelta, acquisizione e impiego di soluzioni informatiche in azienda. Un’arma potente, la consumerizzazione. Ma anche a doppio taglio e per questo vista a volte con sospetto dai responsabili tecnologici di ogni azienda.

Data Manager ha coinvolto l’industria delle tecnologie e dei servizi in una discussione sul tema del mobile Cloud, per comprenderne meglio i potenziali e i nodi ancora da sciogliere.

 

A vostro parere è davvero possibile fare a meno del fattore di forma “Pc” nelle attività lavorative ad alta mobilità? In che misura le architetture e i dispositivi del “mobile Cloud” possono supportare gli utenti e come è stata recepita questa opportunità dalle aziende e dalla Pubblica Amministrazione italiane? 

A fugare immediatamente ogni perplessità c’è Lorenzo Gonzales, innovation senior consultant di HP Italiana (www.hp.com/italy). Per il nostro esperto non si può certo parlare di tramonto del personal computer, neppure in piena mobilità. «È impossibile escludere il fattore di forma “Pc” dalle attività lavorative ad alta mobilità, in quanto risulta essere strettamente connesso ai modi di comportarsi dell’utente in funzione del luogo, del momento e delle attività da svolgere. La tendenza oggi emergente è legata a un utilizzo di dispositivi differenti a seconda delle esigenze, grazie al Cloud e alle applicazioni che abilitano questa diversificazione». Un fenomeno, conclude Gonzales, originato dall’utilizzo sempre più diffuso dei tablet da parte dei manager e dal concetto “Bring Your Own Device” (Byod), l’impiego dei dispositivi personali anche sul lavoro. Abitudine nuova, che comporta un «profondo ripensamento delle logiche e delle politiche di mobile device management all’interno delle aziende».

Sulla tematica del “Byod” interviene Carla Targa, senior marketing & communication manager di Trend Micro (www.trendmicro.com/it), citando le analisi Gartner che individuano nell’impiego in ambito aziendale di dispositivi “personal” il “maggiore trend informatico dei prossimi dieci anni”. «La consumerizzazione è la naturale evoluzione tecnologica di un nuovo modello sociale e lavorativo che, grazie alle tecnologie Cloud, consente di poter accedere ovunque ai dati e alle informazioni». L’argomento, secondo Carla Targa, è caldo e le aziende hanno già cominciato a pensarci e a porsi il problema, consapevoli dei vantaggi che una adozione illuminata della consumerizzazione è in grado di portare. «Il 59% delle grandi aziende italiane, come sottolineato da una nostra ricerca, consente ormai l’utilizzo dei personal device per attività lavorative».

Su questo punto concorda Nicoletta Armiraglio, workplace services offering manager di IBM Italia (www.ibm.com/it). «La tendenza futura sarà quella di ricreare, in ambito business, la user experience “consumer”, flessibile e agile, senza rinunciare alle attuali prerogative di gestione e sicurezza». Un obiettivo raggiungibile con «l’adozione di soluzioni come quelle proposte da IBM, per la virtualizzazione Cloud dei client, la gestione centralizzata dei device e la disponibilità delle applicazioni aziendali in modalità “application store”».

Intervenendo proprio sull’aspetto applicativo, Gabriele Provinciali, senior solution architect di CA Technologies (www.ca.com/it), osserva come «la combinazione di servizi disponibili attraverso il Cloud e il loro consumo agevolato su qualsiasi dispositivo offre alle aziende un mercato di riferimento più vasto e più ricco. Anche la Pubblica Amministrazione sta iniziando – forse un po’ troppo timidamente – a offrire servizi interessanti al cittadino (pensiamo alle informazioni sul trasporto pubblico e ai servizi locali) fruibili in mobilità, segno che la domanda per un Cloud computing orientato ai dispositivi mobili è pienamente maturata».

Come la vede il comparto dei costruttori di terminali, che dovrebbe essere il più interessato al cambiamento?

Per Antonio Bosio, product & solutions director divisione Telefonia di Samsung Electronics Italia (www.samsung.it), «smartphone e tablet sono oggi in grado di garantire accesso immediato al sistema informativo e agli applicativi aziendali in modo sicuro e controllato. Tuttavia, anche a fronte di questi vantaggi, riteniamo che il Pc rimanga uno strumento imprescindibile all’interno dell’attività lavorativa». Samsung, sottolinea Bosio, privilegia un approccio ibrido che, accanto a prodotti caratterizzati dai nuovi fattori di forma, in particolare il Serie 7 Slate Pc, prevede notebook ultrasottili che uniscono misure e peso ridotti, ma consentono di ottimizzare le dimensioni dello schermo.

Fabrizio Falcetti, portfolio manager business client di Fujitsu (www.fujitsu.com/it), ritiene che le trasformazioni a livello di terminali e interfacce «è possibile nella misura in cui si riesca a sostituire il Pc con un dispositivo più comodo da gestire in situazioni di mobilità e di dimensioni ancor più ridotte». Uno dei motivi per cui Fujitsu crede molto nello sviluppo di tablet di fascia business, come il recente Stylistic Q550, «che, grazie al sistema operativo Windows 7, beneficiano della massima integrazione possibile con gli ambienti aziendali esistenti e della possibilità di utilizzare le versioni complete di tutti i software enterprise». Falcetti però invita a ripensare soprattutto l’aspetto infrastrutturale. Le aziende devono dotarsi di soluzioni accessibili, aperte e disponibili su scala globale, obiettivo per cui sarà necessario «l’allineamento dei costi e dei sistemi tecnologici (compresi i dispositivi per lavorare in mobilità) alle esigenze di business attraverso un modello totalmente flessibile per applicazioni, piattaforme e infrastrutture IT».

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Anche Livio Pisciotta, client product manager di Dell (www.dell.it), raccomanda caldamente le «pratiche di enterprise mobility e virtualizzazione, a patto che queste siano aperte e basate su standard, che prevedano eventualmente scalabilità e flessibilità nell’utilizzo di dispositivi». Molto importante a tale riguardo è la relazione di lungo termine con i fornitori e Dell si è attrezzata per offrire questo tipo di garanzia anche sul piano dei servizi. «È fondamentale il passaggio a un’infrastruttura di “mobile Cloud” a valle di un piano strategico di tre-cinque anni che analizzi le utenze, i processi e le tecnologie. Segmentati gli utenti, occorre determinare i requisiti di mobilità, dato che non tutti gli impiegati hanno necessità di smartphone o tablet».

In rappresentanza dell’industria dello storage, Roberto Sortino, director Unified Infrastructure Group Italy in EMC (www.italy.emc.com), ribadisce che si tratta di una evoluzione “epocale” nell’utilizzo della tecnologia in azienda. «Se finora il sistema IT è stato principalmente Pc-centrico, ora l’attenzione si è spostata sui dati e sulle informazioni su cui si basa il business delle aziende». Per questo rivestono un’importanza fondamentale la loro gestione, disponibilità e protezione. Ma, avverte Sortino, i vantaggi di una infrastruttura Cloud si possono cogliere appieno solo «facendo ampio uso di standard, rifuggendo da soluzioni proprietarie, che hanno come controindicazione un pericoloso vendor lock-in». Un approccio che sta facendo breccia presso le organizzazioni, anche quelle locali, complici i vantaggi economici che promette già nel breve periodo e un’offerta che si fa man mano sempre più completa e articolata.

Veniamo ora al parere degli operatori di rete, altri protagonisti fondamentali di questa storia. Per Stefano Nocentini, responsabile marketing Top Clients di Telecom Italia (www.telecomitalia.it), quella legata al Cloud «è la vera mobilità, insita nel significato del termine, non un prodotto accessorio o derivato». Grazie alla consumerizzazione, prosegue l’esperto, si è arrivati a volumi di mercato e ai livelli di prestazione che, complici i prezzi sempre più appetibili, scatenano la domanda. «Gli altri non trascurabili fattori moltiplicativi del fenomeno sul fronte aziendale saranno l’affidabilità e la sicurezza nell’accesso al Cloud e gli investimenti nelle tecnologie di accesso radiomobile dei maggiori operatori di TLC». In tal senso Nocentini ribadisce la strategicità della nuova offerta di Telecom “Nuvola Italiana”, definendola «l’unico Cloud con la rete dentro». Importante inoltre evidenziare un aspetto: a differenza delle applicazioni di rete consumer – sempre affamate di banda – la mobilità aziendale tende a privilegiare la qualità media, copertura capillare delle reti radio e una gestione integrata di tutte le modalità di accesso e in questa direzione devono investire gli operatori.

Anche Massimo Peselli, country leader Italy dell’operatore americano Verizon (www.verizonbusiness.com/it), afferma che «il lavoro è ormai un’attività più che un luogo. È quindi fondamentale permettere ai lavoratori di accedere alle informazioni business critical quando e da dove vogliono. Questo comporta molteplici implicazioni per l’infrastruttura aziendale, anche in termini di obblighi in materia di sicurezza dei dati, disponibilità e business continuity».

Su un piano più squisitamente applicativo Fabrizio Fasani, direttore produzione IT governance di Exprivia (www.exprivia.it), interviene sulla contrapposizione Pc-tablet individuando essenzialmente «un problema di modalità di utilizzo. A oggi i dispositivi mobili non possono ancora essere considerati funzionalmente equivalenti ai Pc per chi ha bisogno, per esempio, di multitasking evoluto o di essere “always on”». Ma questo non esclude certo la possibilità di mantenere intatti i livelli di efficienza attraverso i dispositivi della mobilità “smart”, soprattutto per chi ha bisogno di applicazioni come la Unified Communication e Internet.

Barbara Reffi, amministratore delegato di Passepartout (www.passepartout.net), sembra essere d’accordo sul tramonto di una informatica fortemente legata a un dispositivo ben preciso. «L’utente è diventato centrale rispetto alla direzione dei sistemi informatici. L’affermarsi di modelli Cloud computing accentua la sua rilevanza. Ciò non significa che all’interno dell’organizzazione non potranno convivere i Pc e i desktop, seppure lasciandoli in posizione marginale il mobile non li sostituirà mai completamente».

Proprio per venire incontro a questa tendenza senza venir meno all’aspetto infrastrutturale, Gregorio Piccoli, responsabile tecnologie di sviluppo Zucchetti (www.zucchetti.it), lo specialista italiano delle soluzioni gestionali sta procedendo su due livelli. «Abbiamo potenziato il nostro data center per supportare al meglio, in termini di architetture e infrastrutture, i clienti che hanno deciso di affidarsi alla modalità Cloud per la fruizione delle soluzioni Erp e Hr Zucchetti. Inoltre stiamo lavorando proprio sulla tecnologia di sviluppo dei nostri applicativi per creare delle versioni che, a livello estetico e funzionale, siano compatibili con iPad e Android».

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Questo, conclude Piccoli, con molteplici ambiti di applicazione: «Nell’area commerciale sono sempre più numerose le aziende che forniscono ai propri agenti smartphone o tablet e, di conseguenza, mediante collegamenti via Web con il gestionale essi potrebbero utilizzare questi strumenti per inoltrare ordini, verificare le disponibilità dei prodotti a magazzino, analizzare la situazione contabile dei clienti. Il tutto in tempo reale, con una sincronizzazione dei dati con il database centrale».

Quali sono le aree di criticità da colmare in termini di copertura, larghezza di banda, sicurezza e governance? È possibile, per l’impresa, utilizzare come leva positiva il fenomeno della consumerizzazione per agevolare l’adozione di nuove pratiche operative nel lavoro d’ufficio, sul campo e nella logistica?

La risposta di Gonzales (HP) verte soprattutto sulla sicurezza dei dati e delle connessioni, con l’emergere di «complessità nuove legate all’accesso e al rispetto delle normative sulla privacy. Secondo la ricerca “Cloud & Transformation Study”, commissionata da HP, per Cio e IT manager italiani la sicurezza rappresenta una possibile barriera per l’adozione delle tecnologie Cloud, nel nostro Paese più che all’estero. In termini di governance, è importante che l’IT integri nei processi operativi tutte le complessità legate alla coesistenza con tradizionali modelli di analisi. In quest’ottica, HP ha di recente integrato il proprio portafoglio Information Optimization con nuove soluzioni in grado di supportare le aziende nella trasformazione di informazioni, intuizioni e idee, in analisi concrete per migliorare i processi decisionali». Il gioco però può valere la candela. Per Gonzales il fenomeno della consumerizzazione può essere sfruttato per generare innovazione dei processi di business. «In Italia, per esempio, stiamo sperimentando applicazioni progettate per innovare il modo di lavorare in mobilità di forze vendita, per migliorare l’esperienza dei clienti e la produttività del proprio personale».

Sull’interesse che le aziende italiane nutrono nei confronti della sicurezza e della governance c’è la piena conferma di Gabriele Provinciali (CA Technologies): «Per quanto riguarda copertura e banda, invece, in Italia sono stati fatti grandi passi in avanti, ma molto rimane ancora da fare per allinearsi ai Paesi europei più evoluti da questo punto di vista». Ma anche in CA c’è ottimismo, ancor più nei confronti della generazione dei Millennials, i giovani dai 18 ai 30 anni, che già utilizzano prodotti e servizi pensati per la mobilità e il Cloud e si affacciano in azienda con un bagaglio culturale dirompente in termini di velocità e di competenze. «Adeguando le proprie policy di sicurezza e di gestione alle abitudini digitali di queste nuove leve, le aziende potranno garantire il rispetto di normative interne e legali e preparare il proprio sistema informativo a un mercato in continua evoluzione».

Nicoletta Armiraglio (IBM) riconosce che «per trarre pieno beneficio dal nuovo scenario, le imprese dovranno innovare le proprie pratiche operative, non solo degli utenti “mobile” tradizionali (per esempio chi si occupa di vendita), ma di tutti gli ambiti aziendali. I vantaggi sono evidenti e coglierli appieno, superando alcuni fattori critici (la gestione di device eterogenei, la protezione dati, la sicurezza), è possibile affidandosi a un provider che, come IBM, vanta una consolidata esperienza in area Cloud e mobile enterprise».

Mentre Fabrizio Fasani rivendica il suo ruolo di responsabilità nel campo della produzione e della governance per conto del system integrator Exprivia ribadendo che l’accesso ai sistemi IT attraverso un tablet non è solamente un problema tecnologico, ma di strategia aziendale, una rivoluzione in cui la tecnologia abilita nuove modalità di lavoro e genera nuovi servizi prima non erogabili. «Le principali sfide correlate sono due endogene alle aziende e una esogena, in mano ai carrier che dovranno garantire una capacità d’accesso dinamica nella banda e pervasiva sul territorio». Le due sfide “endogene”, avverte Fasani, si giocano sul piano dell’intelligenza e la reattività delle infrastrutture da un lato e sulla capacità di disegnare nuovi processi che sfruttino in modo competitivo l’accesso mobile.

Secondo Massimo Peselli (Verizon), gli operatori stanno già rispondendo alla chiamata alle armi che arriva dal fronte dell’intelligenza di rete. «Reti High-Iq, che includono capacità ultra-wideband, “super” data center per il Cloud, dispositivi intelligenti per applicazioni personalizzate accessibili ovunque, stanno già offrendo una piattaforma efficiente ed efficace per il prossimo decennio di innovazione. Queste reti permetteranno di “mobilizzare” le applicazioni senza soluzione di continuità e in tutta sicurezza dal desktop a dispositivi intelligenti e sempre più mobili, utilizzando un approccio “thin-client”», dove le applicazioni centralizzate vengono distribuite agli utenti attraverso il Cloud.

Una adattabilità che, secondo Roberto Sortino (EMC), deve riguardare non solo le reti pubbliche ma anche quelle private. «Sono diversi gli elementi da considerare nel momento in cui si decide di costruire un’infrastruttura Cloud aperta ai dispositivi mobile. Innanzitutto, è fondamentale che questo processo sia visto come parte di una più completa strategia di gestione dei dati e non finalizzato solamente al risparmio nel breve periodo. Importante è sottolineare come questo tipo di approccio possa anche essere implementato in modo graduale, servizio dopo servizio e applicazione dopo applicazione, in modo da poter verificarne man mano i vantaggi e commisurarne gli investimenti relativi».

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Fabrizio Falcetti (Fujitsu), apre il secondo giro di risposte in rappresentanza del settore dei terminali, confermando indirettamente la supremazia dei Millennials. «Sicuramente la “consumerizzazione” sta già dando una spinta per l’adozione di nuove pratiche di lavoro. Secondo una ricerca Fujitsu e Intel condotta da Doxa, sul rapporto tra gli italiani e i tablet, risulta che quasi il 60% dei possessori lo utilizza sia per lavoro che per il tempo libero e a sorpresa sono i meno giovani (tra i 44 e i 55 anni di età) a utilizzarlo prevalentemente per motivi di svago». Appare tuttavia forte, dall’inchiesta Fujitsu-Intel, la richiesta di un maggior livello di sicurezza dei dati affinché il tablet possa «diventare a tutti gli effetti uno strumento utile durante l’attività lavorativa al pari del Pc portatile». Tra gli altri desiderata, conclude Falcetti, troviamo la possibilità di affiancare alla modalità di interazione “touch” l’uso di una penna ad hoc, per poter lavorare sui documenti con maggiore precisione e quella di accedere a supporti di memoria esterna.

Per Livio Pisciotta (Dell), un piano di sicurezza è sicuramente utile a bilanciare costi e rischi, affrontando criticità come l’autenticazione degli utenti attraverso policy di gestione password e encryption. «Strumenti come il Dell Data Protection agiscono direttamente sulla cifratura fisica del disco intero o del singolo file e/o cartella, ma anche dei media removibili». Un’altra area di criticità è quella della separazione dei dati personali e aziendali, ma specialmente in Italia si avvertono lacune sul piano del management delle risorse. «Una gestione centralizzata e automatizzata degli asset permette di ridurre i costi legati alla manutenzione, di supportare molteplici piattaforme di connettività, dando continuità al lavoro dell’utente». Dell per esempio ha lanciato Kace, un sistema di management snello, efficace, facile da configurare e utilizzare, la soluzione ideale per avere l’intero parco macchine e dispositivi sotto controllo.

Infine Antonio Bosio (Samsung) si dice convinto che l’ormai imminente avvento di Lte sulle infrastrutture cellulari permetterà di affrontare efficacemente gli eventuali colli di bottiglia della banda. «Le frequenze per la tecnologia Long Term Evolution sono state recentemente assegnate e Samsung già dispone di terminali adeguati, che permetteranno di accedere in mobilità ai servizi real time, in maniera ancora più efficiente». Bisognerà vedere, avverte tuttavia al proposito Barbara Reffi (Passepartout), se parallelamente riusciremo a colmare i ritardi che pesano sulla scarsa disponibilità in Italia di accessi Wi-Fi di tipo pubblico.

Messaggi rassicuranti giungono infine dal mondo della security. Osservando un aumento delle soglie di rischio dovute all’aumento e diversificazione delle fonti di accesso alle informazioni aziendali nonché del pericolo di subire attacchi, intrusioni e perdite dei dati, Carla Targa (Trend Micro) invita ad adottare «un modello di sicurezza che sostenga a pieno la consumerizzazione e il mobile Cloud. L’obiettivo di Trend Micro e del suo portafoglio delle soluzioni è proprio quello di mettere in sicurezza le informazioni e i dati aziendali, non solo le infrastrutture». Da diverse ricerche di mercato emerge una solida maggioranza di responsabili IT aziendali convinti che un’attenta combinazione tra sicurezza e gestione dei dispositivi mobili rappresenti il metodo più efficace per affrontare le nuove sfide.

Intervenendo in conclusione della nostra tavola rotonda, Marco Ugolini, pre sales manager di Kaspersky Lab Italia (www.kasperskylab.com/it), afferma che la «necessità di essere “always-on” per lavoro o per svago sta spostando l’asse dei mezzi di produttività aziendale e, conseguentemente, anche quello di interesse del cybercrime». Secondo il noto sviluppatore antimalware russo, il mondo mobile in passato non era neppure considerato una “preda appetibile”, ma fenomeni come la consumerizzazione e il “Boyd” hanno rapidamente trasformato gli obiettivi di chi scrive malware a scopo di lucro. I dati sensibili, uno dei bottini ambiti del cybercrimine, non sono più conservati sui Pc tradizionali, ma sono “nella nuvola”. Per questa ragione bisogna intervenire con armi efficaci contro “data stealing” e i furti di identità, i due grossi rischi di una realtà sempre meno “Pc-centric”.

Cresce il numero delle aziende che stanno ripensando le proprie architetture e i propri sistemi di accesso per dotare gli utenti in mobilità di sistemi tablet, sollevando il problema della messa in sicurezza delle informazioni e della corretta profilazione degli utenti per l’accesso alle informazioni aziendali sensibili in contesti di mobilità non sempre sicuri. «La virtualizzazione dei dispositivi e lo spostamento nel Cloud delle applicazioni – sostiene Vincenzo Costantino, senior solutions marketing manager, Virtualization Emea di Symantec (www.symantec.com/it) – possono aiutare molto nella gestione e nella riduzione dei costi a patto di ripensare gli aspetti di sicurezza, la gestione delle informazioni e dei dispositivi e i relativi livelli di servizio. È importante prevedere soluzioni di Data Loss Prevention per dispositivi mobili per proteggere le informazioni e regolarne l’utilizzo; la cifratura delle informazioni è altrettanto critica perché permette di preservare l’acceso ai dati in caso di smarrimento del dispositivo o di utilizzo non accurato».

«L’autenticazione sicura dell’utente – conclude Costantino – è un aspetto importante sia per l’accesso al dispositivo stesso sia per le applicazioni nel Cloud. Infine possono essere utili strumenti centralizzati per gestire dispositivi mobili eterogenei e regolarne l’aggiornamento, l’inventory e soprattutto la disabilitazione da remoto in caso di perdita o furto».