ChangeMakers. Agenti di cambiamento

Premiate a Milano le dieci squadre di innovatori selezionate da ChangeMakers, lanciato da Telecom Italia, Expo2015 e Make a Cube per promuovere giovani imprese ad alto impatto sociale

 

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Valerio Zingarelli - visionQuesta volta la vision inizia ancora prima della startup. Anzi, la creazione di una impresa innovativa – partendo da un progetto che è poco più di un’idea – è proprio uno degli obiettivi – e neanche il più ambizioso – di ChangeMakers. Ma di cosa si tratta? ChangeMakers è un programma di accelerazione di impresa legato alle sfide di Expo Milano 2015 che ha appena premiato dieci team di imprenditori in erba, per un totale di 27 giovani di 26 anni in media (età in cui in Silicon Valley sei già multimiliardario, ma questa è un’altra storia), scelti su un totale di mille e 500 provenienti da oltre 20 nazioni. Le dieci idee vincenti saranno inserite nel contesto del programma promosso da Telecom Italia ed Expo Milano 2015 – in collaborazione con il campus allestito da Make a Cube – con uno scopo che va ben al di là della pur importante questione dell’imprenditorialità giovanile high-tech. Come vuole il nome, ChangeMakers intende promuovere l’uso commerciale di tecnologie ambientali, sociali e culturali, in grado di impattare in modo sensibile sulla vita di milioni di persone, quelle che abitano nell’area di Milano e delle altre che vorranno usufruire dei servizi e dei prodotti lanciati, almeno si spera, dai futuri “agenti del cambiamento”.

IDEE PER CAMBIARE

Ci sono molti elementi che distinguono l’iniziativa di ChangeMakers dalle tante, lodevoli azioni volte a promuovere, incubare e finanziare le startup tecnologiche. Intanto, c’è una forte focalizzazione sui temi dell’ambiente, della sostenibilità, della cultura intesa come materia prima di una economia fatta anche di felicità e autostima oltre che di profitto. Poi, c’è il gioco d’anticipo rispetto al modello classico che tende a premiare progetti più che business plan molto articolati. Le idee prese in particolare considerazione dovevano dimostrare una applicazione potenziale all’interno di Expo Milano 2015, in quanto collegate ai temi dell’Esposizione universale o come soluzioni per gli utenti e i visitatori. Questa è l’area, potenzialmente molto estesa, cui i giovani protagonisti del cambiamento dovranno puntare, durante la loro “full immersion” di due mesi nell’incubatore Make Cube3. Più che un corso di formazione, si tratta di una palestra per l’allenamento all’impegnativo iter di costituzione di una startup che punta a mettere i dieci team vincitori nelle condizioni ottimali per presentarsi con successo sul mercato e affrontare la platea degli investitori.

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A presenziare l’evento di premiazione c’erano – insieme all’assessore alle politiche per il Lavoro, lo Sviluppo economico e la Ricerca del Comune di Milano, Cristina Tajani – i tre manager delle organizzazioni promotrici: Carlotta Ventura, direttore domestic media di Telecom Italia; Valerio Zingarelli, direttore generale Technologies & Technical services di Expo 2015; e Matteo Bartolomeo, Ceo di Make a Cube. Quest’ultimo, vale la pena sottolinearlo, è il primo incubatore in Italia specializzato in imprese ad alto valore sociale e ambientale e nasce dalla collaborazione tra due altre realtà, quella di Avanzi Sostenibilità per Azioni, una società di consulenza che fa anche da think tank e incubatore, e Make a Change, una libera associazione di manager, professionisti e imprese che si è costituita proprio per favorire lo sviluppo di nuove imprese sociali, in grado di agire seguendo modelli di sostenibilità e finanza etica. Motivazioni e obiettivi nobili – purtroppo – inseriti (occorre sottolineare anche questo) in un contesto di incertezza che riguarda non solo l’avventura di Expo 2015 nel suo complesso, ma anche il problema più generale della mancanza a livello locale e nazionale, di una reale politica di innovazione e di un vero e proprio piano di sviluppo industriale. La sensazione è che senza questo fondamentale ingrediente, il moltiplicarsi degli investimenti e degli stimoli “dal basso” – nel cui flusso sembra inserirsi ChangeMakers – non potrà concretizzarsi nel cambiamento profondo e fertile da tutti auspicato.

 

Le idee vincenti

Nella speranza che dalla politica possano emergere dei segnali positivi in questa direzione, vediamo quali sono le intuizioni di business e i loro giovani creatori.

Orange Fiber – nanotecnologie e riciclo per la creazione di tessuti dagli scarti degli agrumi. Stoffe in grado di rilasciare vitamine A, C ed E a contatto con la pelle. Adriana Santanocito, designer; Enrica Arena; Stefania Cauzo, economista aziendale e Manfredi Grimaldi, economista agroalimentare.

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Fifth Element Project – mettere in rete medici, piattaforma web basata su interazione gestuale per lo sviluppo di una terapia per i bambini sofferenti di “Disturbi dello Spettro Autistico”. Matteo Valoriani, Antimo Musone, Daniele Midi e Antonio Vecchio, ingegneri.

Tooteko – implementazione della piattaforma open source Arduino, applica una traccia audio agli oggetti, rendendo qualsiasi superficie cliccabile e interattiva per aiutare i disabili visivi e offrire a tutti nuovi supporti didattico-informativi. Serena Ruffalo, architetto; Fabio D’Agnano, esperto di modellazione 3D.

Trail Me Up – un sentiero virtuale attraverso luoghi accessibili esclusivamente a piedi, per esempio un parco naturale, reso possibile da un sistema di acquisizione fotografica a 360° montato su uno speciale zaino high-tech brevettato. Fabio Zaffagnini, geologo; Gabriele Garavini, informatico; Erida Rembeci, psicologa; Francesca Sirri, laureanda in Imprenditoralità e innovazione.

Smart Ground – piattaforma digitale di Agricoltura 3.0, in grado di intervenire su un sistema agricolo per renderlo più efficiente e sostenibile. Federico Marcantogni, ingegnere; Dario Nepoti, Davide Letizia, Matteo Brambilla e Gianluca Ciampalini.

Bircle – app mobile e web attraverso la quale il disabile motorio può acquisire guide turistiche specifiche per le proprie esigenze e realizzate dagli stessi utenti. Andrea Landini e Marcello Coppa, esperti di comunicazione strategica e corporate social responsibility.

Recyproco – social network che permette di scambiarsi gli oggetti, favorire il riuso e calcolare l’impatto ambientale e sociale della condivisione. Stefano Mucciarella, Francesco Savignago e Enzo Martucci.

Brand Security – sistema anticontraffazione che permette di verificare l’originalità di un bene attraverso un microchip dotato di tecnologia Nfc basato su firma digitale. Francesco Di Genova e Andrea Pace, laureandi in ingegneria informatica.

Panpan, Ask Everywhere – piattaforma di social information su Twitter per inviare domande “geolocalizzate” e individuare gli utenti presenti in zona e in grado di fornire le risposte. Antonino Famulari, Michele Spina e Walter Bellante, studenti di social media presso il Telecom ParisTech di Parigi.

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Knock’nswap – piattaforma di scambio e vendita di beni, competenze e tempo basata su web e spazi fisici dedicati all’interno di esercizi commerciali della propria città, con un proprio sistema di moneta virtuale. Francesco Corazza, Andrea Pollio, Lucia Rampanti con Alta Scuola Politecnica Milano-Torino.