Informatica elastica e Cloudizzazione delle infrastrutture

Un panel di esperti in rappresentanza dell’industria delle infrastrutture e dei servizi ha elaborato per Data Manager una serie di consigli e spunti sulla pianificazione ottimale dell’uso delle risorse informatiche virtuali. Nelle piccole e grandi realtà aziendali

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Infrastructure-as-a-Service: la parola magica che offre alle startup e alle piccole e medie imprese l’opportunità di accedere a servizi di tipo infrastrutturale flessibili e facili da gestire, riuscendo così a concretizzare progetti di business o a erogare servizi che altrimenti comporterebbero ingenti costi di avviamento. Per una impresa altamente infrastrutturata, invece, l’adozione del modello Cloud interno, attraverso la trasformazione di una infrastruttura fisica in un servizio altrettanto flessibile, può portare a cospicue riduzioni di costo e a un forte efficientamento complessivo, con l’abbattimento dei tempi necessari per destinare risorse a nuovi servizi o progetti. Un approccio, questo, che come dimostra il “caso Amazon” può consentire anche l’apertura di grandi infrastrutture al mercato, in modo da generare nuove revenues e diversificare il servizio.

Lo scopo di questa inchiesta è valutare lo stato dell’arte nell’offerta delle tecnologie rivolte agli utilizzatori di servizi IaaS e alle imprese che vogliono affrontare percorsi di trasformazione delle infrastrutture fisiche.

Quali sono i vantaggi per le imprese, soprattutto di piccole dimensioni, che usufruiscono di risorse di calcolo erogate in IaaS? Le barriere d’accesso a questi servizi sono molto elevate? E quali i criteri di selezione dei servizi migliori?

Esordisce Luca Rossetti, senior customer solutions architect di CA Technologies (www.ca.com/it/), affermando che «il Cloud ha introdotto importanti miglioramenti nella flessibilità dei costi e dei modelli di servizio, nell’efficienza di calcolo e nella possibilità di fornire nuovi servizi. In sintesi, nella definizione adottata da CA Technologies, una offerta Cloud deve avere la possibilità di: riconfigurare le risorse in modo semplice e veloce; modificare le caratteristiche del servizio e scalare verso l’alto e verso il basso in modo elastico; e infine pagare sulla base dell’effettivo utilizzo delle risorse». Per le Pmi, prosegue Rossetti, i benefici dello IaaS sono quantificabili in maniera positiva nella possibilità di mantenere le competenze di governance nell’organizzazione interna, con il vantaggio di riduzione dei costi attraverso un servizio pay-per-use a scalabilità praticamente immediata, senza richiedere investimenti di capitale, skills e hardware.

In questo contesto le Pmi possono orientarsi verso fornitori di piccola o media taglia, presumibilmente più disponibili a negoziare condizioni contrattuali eque; dall’altro, potrebbero trattare con i big affidandosi, per esempio, alle associazioni di categoria in modo da spuntare condizioni contrattuali migliori. «Con la modalità di Cloud pubblica, in particolare, i reparti IT possono fruire immediatamente dei servizi software previa iscrizione e non hanno latenza operativa dovuta a implementazioni hardware e software. Anche l’innovazione tecnologica è diretta responsabilità del provider che è tenuto ad aggiornare software e hardware senza che le aziende clienti debbano investirvi».

Per Chiara Maresia, Cloud business development di IBM Italia (www.ibm.com/it/it/), poter accedere a risorse di calcolo nella misura in cui servono e senza gravarsi di costi fissi di infrastruttura, ma soprattutto di gestione, è sicuramente un vantaggio significativo. «Il principio del pay-per-use di fatto abbassa le barriere di accesso ai servizi IT, mettendo a disposizione delle aziende, anche per un tempo limitato, servizi di livello professionale che si ottengono solo con grandi economie di scala.

Nella scelta dei servizi Cloud disponibili sul mercato sono importanti i criteri soggettivi, primo fra tutti la rispondenza del servizio alle proprie esigenze in termini sia funzionali che contrattuali. Non vanno però sottovalutati criteri oggettivi, quali l’affidabilità del provider e, in particolare, le garanzie di sicurezza, di portabilità dei dati e di loro integrazione con i sistemi IT del cliente».

Uno dei punti di forza dei servizi on demand, assicura Luca Bruschi, head of portfolio dell’operatore BT Italia (www.globalservices.bt.com/HomeAction.do) è proprio quello di poter ridurre le barriere d’accesso verso servizi “enterprise class” anche per le aziende di medie o piccole dimensioni che per la criticità o la velocità del proprio business hanno necessità di infrastrutture flessibili per supportare capacità di innovazione e struttura di costi efficiente. «E’ indispensabile – sottolinea Bruschi – porre una grande attenzione alla scelta dei servizi più adatti alle proprie necessità in termini di sicurezza dei dati, continuità operativa, costo complessivo; può quindi essere molto utile – per quelle aziende non dotate di una struttura IT interna – rivolgersi a un “broker” di soluzioni Cloud che possa interpretare le necessità, tradurle in soluzioni e gestirne la complessità».

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In rappresentanza del settore delle infrastrutture software, Elena Chiesa, sales consultants director hardware, Oracle Italia (http://www.oracle.com/it/) conferma che – se erogato in modalità public – lo IaaS «costituisce per la piccola-media impresa un’opportunità per usufruire con tempi di start-up molto veloci di infrastrutture e risorse elaborative dimensionate alle reali necessità di business, senza affrontare scelte che possano condizionare l’evoluzione dell’ICT aziendale e senza investimenti iniziali significativi». La velocità consente anche di cogliere più facilmente opportunità di innovazione sul lato infrastrutturale mantenendo al contempo il controllo sulle componenti applicative.

«Non esistono elevate barriere tecnologiche di accesso allo IaaS – conclude Chiesa -. L’attenzione va posta alla sicurezza (ma in questo senso la tecnologia utilizzabile dai public IaaS provider può dare risposte efficaci) e alla disponibilità di banda di connessione. Nel valutare un servizio IaaS è importante tenere conto degli Sla e della loro adeguatezza all’ambiente applicativo, così come del livello di “elasticità” dell’infrastruttura».

Dal mondo dei consulenti e dei tool software specialistici, ecco il contributo di Simone Angeli, amministratore delegato di Nexin Technologies (www.nexin.it). «Le Pmi che scelgono il modello IaaS possono contare su innumerevoli vantaggi. Tra questi si garantisce l’accesso a servizi flessibili che non gravano particolarmente sull’avviamento e che fanno leva su un’infrastruttura esterna; in altre parole significa poter dar vita a molteplici progetti nel tempo, fornendo qualsiasi tipo di servizio a costi molto bassi». Per quanto riguarda il tema delle barriere e i criteri di valutazione e scelta dei servizi, Angeli spiega come Nexin abbia predisposto sul territorio nazionale una serie di partner altamente specializzati in grado di accompagnare passo passo l’utente finale nella migliore scelta possibile, in funzione delle diverse caratteristiche di business. «Riteniamo che questo sia l’approccio più idoneo per aiutare la piccola e media impresa italiana nell’orientarsi su questi temi specifici».

Per Stefania Di Cristofaro, direttore strategy & market development di CSC Italia (www.csc.com/it) l’adozione di servizi di Cloud computing migliora l’agilità e la produttività delle aziende, «riducendo sia il time to market che i costi di gestione». Occorre però scegliere un modello corretto perché non ne esiste uno valido per tutti. «CSC – spiega la responsabile delle strategie – parte dall’analisi del portafoglio applicativo del cliente: applicazioni molto integrate con altri sistemi, o mission critical, trovano più adeguato un Cloud privato, mentre altre si adattano bene anche al pubblico. Per le piccole imprese i vantaggi sono ancora più evidenti: con il Cloud computing possono beneficiare di una tecnologia sempre allo stato dell’arte senza alcuna spesa di investimento iniziale, pagando solo quello che usano e gestendo l’IT in modo completamente flessibile». In conclusione, un aspetto importante da valutare nella scelta dei servizi è poter fare affidamento sulla sicurezza del provider, perché la trasportabilità di dati e applicazioni non è affatto banale e, per le aziende che lavorano a livello internazionale, prediligere fornitori che conoscano bene le diverse normative locali.

Dal mondo della sicurezza Maurizio Martinozzi, sales manager engineering di Trend Micro (www.trendmicro.it/) sottolinea come il primo obiettivo raggiunto con l’adozione di risorse erogate in modalità IaaS è quello dell’abbattimento dei costi. «I vantaggi riscontrabili nel breve periodo sono soprattutto quelli legati alla riduzione della spesa per l’acquisto di hardware. Le difficoltà legate alla diffusione di questo servizio non derivano da vere e proprie barriere d’accesso, quanto piuttosto dalle resistenze al cambiamento sociale che questo passaggio comporta. L’impiego di risorse di calcolo esterne rispetto al perimetro aziendale implica infatti problemi, talvolta inediti, dal punto di vista della sicurezza e dell’organizzazione. Certamente occorre saper scegliere con cura il provider ma, almeno per ora, i fornitori presenti in questo segmento di mercato rappresentano un gruppo abbastanza esiguo».

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Giovanni Carbone, direttore IT di Reitek (www.reitek.com/) conclude questo primo giro di opinioni affermando che il principale vantaggio nell’utilizzare una soluzione as-a-Service è di natura economica. «In un mercato dove la richiesta di livelli di servizio di stampo enterprise è in aumento, per una piccola azienda dotarsi dei mezzi e delle competenze necessari a gestire infrastrutture adeguate è troppo oneroso. L’accesso a una soluzione as-a-Service tipicamente richiede solo una connessione a Internet su cui instaurare una connessione Vpn tra l’azienda e l’infrastruttura Cloud».

Una delle maggiori difficoltà che possono emergere nell’accedere a un’infrastruttura Cloud è legata agli aspetti di networking e security. Nelle aziende medio-grandi, possono sorgere problemi organizzativi nell’inserire una rete che per sua natura è esterna ma che, concettualmente, è un’estensione della rete interna dell’azienda.

«Le considerazioni da fare quando si sceglie una soluzione Cloud si possono riassumere in tre macro-categorie: continuità di servizio, sicurezza dei dati e flessibilità del servizio. Il peso di ognuno di questi fattori nella scelta di una soluzione varia in funzione della criticità di queste infrastrutture per l’azienda e, non ultimo, delle risorse economiche a disposizione».

La trasformazione in servizio di una infrastruttura di calcolo di una certa importanza può comportare parecchi vantaggi in termini di efficientamento e riduzione della messa in produzione di una risorsa dedicata a uno specifico progetto. Quali strumenti di gestione infrastrutturale sono utili in questo percorso di trasformazione?

Maresia, di IBM, riconosce che efficientamento e soprattutto maggiore flessibilità rappresentano un grande potenziale, che si realizza con un’adozione del Cloud progettata in base agli obiettivi prioritari che si vogliono raggiungere e condotta con strumenti adeguati. «Il percorso di trasformazione deve essere definito coerentemente con la realtà attuale dell’infrastruttura, che contempla aspetti sia tecnologici che organizzativi. Standardizzazione e automazione sono aspetti spesso trascurati, rispetto alla più comune virtualizzazione, mentre sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi di efficienza e flessibilità operativa. Altrettanto importante è affrontare gli aspetti di integrazione che consentono di inserire il Cloud in modo efficace e fluido nella realtà IT dell’organizzazione e dei suoi partner».

Denis Nalon, business programs manager di Fujitsu Technology Solutions (www.fujitsu.com/it/) afferma che ogni cliente dotato di grosse disponibilità di data center potrebbe trasformare la propria infrastruttura in un’architettura di tipo Cloud, incrementando il grado di flessibilità della propria tecnologia. «Tutte le aziende che hanno progettato i propri sistemi IT seguendo una logica orientata all’architettura Soa e ai Web services e sul fronte infrastrutturale hanno perseguito la via della virtualizzazione delle diverse componenti del data center, sono nelle condizioni di poter rendere la propria infrastruttura sempre più flessibile e lavorare nell’ottica di creazione di un “private” Cloud iniziale, approdando infine a un modello ibrido attraverso l’adozione e l’integrazione di servizi da public Cloud in una fase successiva».

Fujitsu Technology Solutions, prosegue il manager, ha l’expertise per poter individuare una possibile sequenza di implementazione del modello, costruendo valutazioni attente su costi e benefici, ma anche per supportare i clienti durante la transizione. «Il nuovo Fujitsu Global Cloud mette a disposizione una piattaforma globalmente uniforme per attivare data center virtuali completi con tiered network zone, con configurazioni di load balancing e firewall individuali. Il portale self-service offre template di sistema pre-definiti e personalizzabili per permettere la replica e l’implementazione rapida di applicazioni e di sistemi virtuali. Il modello di Cloud proposto da Fujitsu consente alle piccole imprese di agire come le grandi realtà, e permette alle grandi aziende di essere agili e snelle come delle start-up».

Affinché la trasformazione possa effettivamente portare i vantaggi attesi, Bruschi, di BT Italia, ritiene importante seguire in maniera specifica e strutturata la fase di definizione di un qualsiasi progetto di ottimizzazione IT, dai requisiti ai piani di esecuzione e verifica. BT ha predisposto un insieme di servizi specifici che aiutano a valutare i benefici di un progetto di questo tipo, calato all’interno della singola realtà aziendale.

«Il punto di partenza è l’assessment dell’infrastruttura esistente. Il secondo passo consiste nel piano di ottimizzazione, che deve tenere presenti diversi fattori non prettamente tecnologici: il costo di migrazione delle applicazioni, la loro vita utile residua, i vantaggi derivanti dalla migrazione al Cloud, i processi di business supportati dall’infrastruttura IT». La terza fase, aggiunge infine Bruschi, è rappresentata dall’effettiva implementazione della migrazione, che presuppone anche la costruzione di uno schema gestionale (e delle relative tecnologie abilitanti) adeguato ai bisogni e ai processi di governance dell’azienda. «Questo per evitare che il Cloud si trasformi in una proliferazione di ambienti eterogenei la cui complessità (e conseguentemente il costo di gestione) può vanificare i vantaggi del progetto».

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Per la consulente infrastrutturale Oracle, Elena Chiesa, il passaggio al Cloud computing di una grande azienda comporta sempre un cambio di visione nel disegno di un’architettura che presenti i criteri di flessibilità, sicurezza e gestibilità necessari per fornire l’infrastruttura come un servizio. A questo si può aggiungere la complessità di accorpare sia il private IaaS sia il public IaaS. «In tale percorso di trasformazione possono aiutare componenti come i nostri sistemi ingegnerizzati della linea Exa o Oracle SPARC Supercluster, caratterizzati da alti livelli di prestazione, disponibilità e sicurezza grazie al funzionamento integrato. Ugualmente, è importante ricorrere a uno strumento di gestione dell’infrastruttura come Oracle Enterprise Manager, per governare tutte le componenti in modo centralizzato e distribuire le risorse agli utenti misurandone l’utilizzo».

Intervenendo ancora sugli aspetti specifici della sicurezza, Martinozzi, di Trend Micro, consiglia di affrontare il percorso di trasformazione con un approccio step by step. «Si tratta in genere di progetti molto ampi in cui occorre fissare delle milestones. Occorre in primo luogo individuare quali obiettivi in termini di riduzione dei costi e di recupero di efficienza si intendono conseguire e da qui avviare la trasformazione dell’infrastruttura in un servizio». Questi, avverte tuttavia  Martinozzi, sono progetti che non implicano solo una trasformazione di tipo tecnologico, insistendo anche su aspetti sociali e organizzativi. Perché siano efficaci, «occorre investire anche nella formazione rivolta all’utente finale del servizio».

Infine Nexin, afferma Angeli, mette a disposizione delle aziende di ogni settore il “Nexin Private Cloud Environment“, un ambiente Cloud basato su VMware e Kvm. «Nell’affrontare la trasformazione, questo strumento supporta sistemi operativi, framework di sviluppo e monitoraggio in modo che i clienti possano continuare a sfruttare gli investimenti effettuati nelle infrastrutture esistenti e le competenze acquisite». Inoltre Nexin opera con una struttura di customer care formata da professionisti con alle spalle una lunga esperienza nel problem solving in grado di dare una risposta chiara, rapida ed esaustiva alla maggior parte dei dubbi e dei quesiti che possono sorgere.

 

I vantaggi del Corporate Performance Management implementato direttamente “nella nuvola”

«Grazie alla sua semplice architettura software, la soluzione Tagetik 4.0 può essere facilmente installata on-premise», afferma Marco Pierallini, chief development officer di Tagetik (www.tagetik.com/it). «Tuttavia, esistono condizioni per cui un’implementazione on-the-Cloud è sicuramente più consigliata» indipendentemente da quanto sia facile e conveniente una installazione tradizionale. «Tagetik  4.0 – Cloud Edition è disponibile su Microsoft Windows Azure e fornisce la stessa intelligence finanziaria e la scalabilità della soluzione software implementata in modalità on-premise ma sull’infrastruttura tecnologica Cloud di Microsoft, gestita e manutenuta direttamente da Tagetik», continua Pierallini. Questa soluzione consente di beneficiare di bassi costi di gestione, manutenzione e implementazione, back-up automatico e garanzia di ‘up-time’ del 99,5%  così come semplificare l’infrastruttura IT presente in azienda. In questo modo, anche le Pmi possono sfruttare le potenti funzionalità built-in di Tagetik per gestire, tra gli altri, i processi di budget, forecast e pianificazione finanziaria, consolidamento, reporting e disclosure management. «Abbiamo appena completato un processo di sviluppo congiunto con Microsoft», aggiunge Pierallini. «Siamo fermamente convinti che implementare Tagetik 4.0 su Windows Azure ci aiuterà a rispondere ancora meglio alle richieste delle aziende in termini di riduzione dei costi di supporto IT, aumento della produttività del business e soddisfazione generale degli utenti, sfruttando al tempo stesso un trend di mercato – il Cloud – in rapida ascesa e a cui il Cfo e l’Area Amministrazione, Finanza e Controllo stanno guardando con sempre maggiore interesse».