Green data center


Sostenibilità ICT e vantaggi aziendali. Come valorizzare l’investimento tecnologico per ottenere una riduzione dei costi energetici e acquisire una migliore produttività ed efficienza delle risorse

 

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Quali sono i motivi fondanti di un’innovazione delle infrastrutture in un’ottica Green che possa permettere una riduzione delle spese energetiche? In risposta a uno scenario economico sempre più complesso e competitivo la ricerca di efficienza e produttività appare come uno degli elementi decisivi per ridurre spese di capitale e operative e migliorare il conto economico di una qualsiasi azienda. Come valorizzare l’investimento tecnologico funzionale al raggiungimento di una più moderna infrastruttura? «Sono convinto che non si possa dare a priori una ricetta univoca sul percorso da intraprendere per ridurre il costo energetico – dice Mario Guarnone, business program manager di Fujitsu Technology Solution (http://it.fujitsu.com/) -. La situazione varia da azienda ad azienda. Quindi il mio consiglio a chiunque voglia intraprendere un percorso verso il Green è rivolgersi a consulenti in grado di fotografare le dinamiche aziendali in maniera chiara, in modo da capire quali sono gli interventi più opportuni da compiere». Sulla stessa lunghezza d’onda è l’opinione di Silvio Remonato, responsabile ambiente HP italiana (www.hp.com/it/ambiente), che suggerisce alle aziende di analizzare innanzitutto i propri asset infrastrutturali per comprendere quali risorse sono utilizzate e il modo in cui vengono impiegate. A questo scopo Remonato indica soluzioni come HP Carbon Calculator, disponibile online, o veri e propri servizi di analisi eseguiti da esperti come HP ESM (Energy and Sustainability Management). «L’ideale – dice Andrea Massari, country manager di Magirus Italia (www.magirus.it) – sarebbe dimensionare il data center in modo corretto scegliendo soluzioni scalabili nel tempo che, contemporaneamente, non ne riducano le prestazioni». Per ottenere un miglioramento a livello infrastrutturale, Dario Regazzoni, direttore tecnico di NetApp Italia (www.netapp.it), ritiene che sia utile valutare il Pue (Power usage effectiveness), cioè quanta energia viene effettivamente usata dalle apparecchiature IT e quanta per altri scopi, per esempio il condizionamento. Guarnone, di Fujitsu, è tuttavia convinto che risultati di una certa efficacia possano essere raggiunti soltanto adottando una strategia d’insieme che implichi la revisione dei processi legati a ogni singola azione. «Fondamentale – dice Remonato (HP) – è ottimizzare l’hardware e implementare progetti di consolidamento del parco macchine. L’innovazione dell’infrastruttura deve prevedere tecnologia che permetta di monitorare i consumi e i livelli di utilizzo,  il costo energetico deve essere la discriminante nell’acquisto dei nuovi sistemi. Si deve infine porre attenzione sui processi ad alto impatto ambientale/energetico, procedendo a una digitalizzazione degli stessi, dove possibile, ottimizzando imballaggi e trasporti, edifici, supply chain e telelavoro».

La riduzione del consumo energetico va di pari passo con la razionalizzazione dell’infrastruttura nel suo complesso e in quella che viene considerata la migrazione verso data center virtualizzati. «La virtualizzazione – dice Andrea Massari (Magirus) –, con la sua implicita architettura che tende a separare la dipendenza tra supporto fisico e risorse software, consente di ridurre i consumi energetici».

Per tutti coloro che guardano alla realizzazione di data center ad alta efficienza energetica è sempre bene procedere a un corretto dimensionamento dell’infrastruttura di base rispetto al carico complessivo. «Significa – afferma Fabrizio Landini, vice president APC By Schneider Electric per l’Italia (www.apc.com/it) – installare sistemi che operino nelle migliori condizioni, produrre meno calore e ridurre l’esposizione a guasti». Su questo aspetto interviene Marcello Chiozza, direttore commerciale di Stulz (www.stulz.it): «Per gli operatori dei data center continuità ed efficienza energetica devono essere criteri decisivi nella progettazione di un sistema; è necessario tenere presente che fattori come precaria organizzazione degli spazi e dei flussi d’aria, e la conseguente formazione di hotspot, rendono le apparecchiature IT meno efficienti e possono causare malfunzionamenti così come un dispendio energetico». L’efficienza, nell’opinione di Dario Regazzoni di NetApp, potrebbe essere facilmente migliorata rivalutando il posizionamento degli apparati in modo da ottenere una migliore fluidodinamica. Sempre in termini di efficienza del data center, Luca Buscherini, responsabile marketing di Riello UPS (www.riello-ups.com), mette in evidenza l’importanza dei gruppi di continuità che devono essere in grado di autoregolare la modalità di funzionamento in base alle risorse richieste. «Importante – dice Buscherini – è mettere in gioco le competenze necessarie ai fini di un corretto dimensionamento che possa garantire condizioni di maggiore efficienza».

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Anche le componenti singole di server e sistemi di storage possono determinare il passaggio a un IT più verde. Sulla componente storage, per esempio, come spiega Walter Simonelli, business development Global Services director di Hitachi Data Systems (www.hds.com/it/): «L’ultimo sottosistema disco di HDS, il Virtual Storage Platform (VSP), grazie all’impiego di tecnologie avanzate e a una ingegnerizzazione orientata all’efficienza energetica, assicura un dimezzamento dei costi energetici (kw e Btu/ora) rispetto ai sottosistemi disco di fascia enterprise attualmente in uso». Sulla componente storage verte anche l’interesse di NetApp, osserva Regazzoni, la quale ritiene vi possano essere tutta una serie di accorgimenti che permettono di ridurre l’energia assorbita e il calore emesso. Tra questi l’impiego di tecnologia di deduplica dei dati che consente di ridurre fortemente il numero fisico delle unità a disco usate a parità di informazioni memorizzate.

 

Cause e rimedi

Quali sono le cause di un eccessivo consumo energetico? Per Remonato (HP) la risposta è semplice: «Sono soprattutto le inefficienze organizzative e l’utilizzo di tecnologie obsolete». «Queste ultime – afferma Mario Guarnone (Fujitsu) – consumano di più e hanno bisogno di manutenzione più costosa». «Dischi obsoleti, non progettati con l’obiettivo del risparmio energetico – rileva Walter Simonelli di HDS – sono la causa più comune dell’eccessivo consumo energetico dei sottosistemi di storage». APC individua criticità a più livelli, dai dispositivi di alimentazione ai sistemi di raffreddamento, così come una debolezza nella configurazione complessiva dei sistemi. «La mancanza di una corretta progettualità – aggiunge Fabrizio Landini – è causa di sovradimensionamento e sprechi».

Quali sono, quindi, le regole Green che un’azienda dovrebbe abbracciare? «Adottare un approccio a 360 gradi del problema, analizzando le proprie strutture, i propri prodotti/servizi, innovando i propri processi e rendendosi conformi alle normative vigenti», dice Silvio Remonato (HP). «Non è necessario stravolgere completamente la propria organizzazione – afferma Landini (APC) -. Si dovrebbero semplicemente sfruttare al meglio le risorse disponibili. Interventi mirati possono assicurare un risparmio di circa il 38% della spesa energetica dell’infrastruttura IT».

Riello UPS è del parere che ogni impresa debba dimensionare le soluzioni in merito alle proprie esigenze, adottando soluzioni ad alta efficienza e attenendosi alla giusta progettualità: «Adottando soluzioni misurabili – dice Buscherini -, è anche più facile capire quali sono i punti in cui si manifesta la più alta criticità di consumo. L’innovazione delle soluzioni offerte in ambito Green – aggiunge – continua peraltro a dare all’utente la possibilità di scegliere tecnologie sempre più ecocompatibili, come nel caso di Flywheel che permette l’accumulo di energia in forma cinetica che prevede scambio energetico attraverso volani».

Massari di Magirus riporta la discussione su aspetti quali consolidamento e virtualizzazione dei server e dello storage, capaci insieme di mettere gli utenti nella condizione di ottenere vantaggi in termini di flessibilità operativa e di risparmio energetico, grazie a una maggiore efficienza delle macchine fisiche e del conseguente risparmio su alimentazione e raffreddamento. Un aspetto poco menzionato è quello che riguarda l’automazione del data center: «Usare tecnologie che possano accendere o spegnere parti del data center in base all’effettivo carico richiesto dall’utenza», dice Dario Regazzoni di NetApp.

 

Strategia o effetto naturale dell’innovazione?

Sorge a questo punto spontanea una domanda: l’effetto Green è soltanto una conseguenza dell’introduzione di nuove tecnologie o corrisponde a una vera strategia complessiva dell’azienda? Da quanto finora raccontato appare chiaro che l’effetto di riduzione dei consumi sia principalmente il risultato del rinnovo tecnologico. «Una più sensibile riduzione dei costi – afferma Silvio Remonato (HP) – può oggi essere raggiunta modificando l’approccio all’acquisto. Non si può più considerare unicamente il prezzo, ma bisogna porre sempre più attenzione ai costi di esercizio e in particolare quelli associati all’energia necessaria per farli funzionare e raffreddare».

Per Fujitsu il Green IT è motivato da diversi fattori. Ci sono innanzitutto motivi di ordine economico, come l’ottimizzazione dei consumi e dello spazio a causa della proliferazione di server e data center, oltre ai temi legati al raffreddamento. «E tuttavia, da non trascurare – aggiunge Mario Guarnone – sono i temi di carattere etico legati al rispetto dell’ambiente. Mai come oggi l’attenzione verso i temi ambientali e il senso di responsabilità sono stati così importanti. L’aumento rapido dei costi energetici, soprattutto in ambito data center, e la maggiore consapevolezza da parte delle aziende e dei consumatori sono fattori che trainano in maniera significativa la domanda di soluzioni e prodotti tecnologici eco-compatibili».

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«È ormai inevitabile – afferma Andrea Massari (Magirus) -, soprattutto nei data center di grandi dimensioni, che le voci legate al consumo energetico assumano un’importanza sempre maggiore. E di tutto questo ne sono consapevoli i Cio che si trovano a gestire budget sempre più compressi. Certo, in alcune aziende, solitamente quelle che superano determinate dimensioni, esistono chiare indicazioni e regole, a volte stringenti, dettate a principi e a concetti ecologici, ma questi sono casi isolati». Il Green quindi, secondo Massari, viene apprezzato primariamente come fattore di riduzione dei costi, ovvero “fare di necessità virtù”.

Ovviamente la tecnologia aiuta e rende possibili quei livelli di ottimizzazione dell’efficienza di un data center che con le tecnologie di qualche anno fa erano impensabili. «Chi può permettersi oggi – si chiede Buscherini (Riello) – di lasciare in funzione, in una fila di armadi, decine di server con Cpu e dischi utilizzati al 20 – 30%? Per l’IT sono finiti i tempi degli sprechi e i concetti Green sono una componente importante in questa spinta innovativa». Un incentivo al Green potrebbe arrivare anche da un adeguamento alle normative. «Tuttavia in Italia – aggiunge Buscherini – questo non si è ancora concretizzato, a differenza di alcuni Paesi europei dove vi sono tasse (carbon tax) che impongono un livello massimo di emissioni di CO2. L’attenzione al Green è una sensibilità crescente, ma c’è ancora molta strada da compiere. I ritorni finanziari positivi, per chi sceglie questa strategia, possono però costituire un utile stimolo alla sua diffusione».

 

Quali interlocutori?

All’interno delle aziende chi sono gli interlocutori più sensibili al tema della riduzione energetica? Per Cisco il risparmio energetico è un tema ormai all’attenzione di Ceo e Cfo. «In particolare – dice Mauro Palmigiani, direttore operazioni per il mercato enterprise di Cisco Italia (www.cisco.com/it) – gli interlocutori sensibili a questo tema sono tutti coloro che hanno a che fare con la gestione e la riduzione dei costi, poiché l’efficienza energetica impatta direttamente sul conto economico e sulla competitività aziendale. Il ruolo del Cio diventa molto importante, in quanto l’IT fa un uso notevole di energia. In questo contesto occorre tenere presente che il Cio è diventato la figura di riferimento del top management sia per quanto riguarda la valutazione e adozione di soluzioni IT con maggiore efficienza energetica, sia per soluzioni che possano introdurre risparmi in altre aree dell’azienda».

È opinione di Fujitsu che nelle aziende stia iniziando a farsi strada il ruolo dell’energy manager, «una figura – dice Guarnone – che molto spesso coincide con quella del Cio». Ecco, quindi, che il tema energetico si traduce in un’opportunità per il Cio di espandere il proprio ruolo e creare sinergie tra sistemi informativi e business unit, legandosi a contesti aziendali sempre più vitali. Secondo Magirus la tipologia di interlocutore è largamente dipendente dalle dimensioni dell’azienda: «Se parliamo dell’Italia, tessuto tipicamente Smb, le figure coinvolte – dice Massari – sono tipicamente due, il Ceo e il Cio: il Ceo riceve dal responsabile finanziario il resoconto dei costi aziendali e chi si è dotato di un data center di grandi dimensioni scopre presto che il responsabile principale dell’esborso sulla bolletta della luce è proprio il Cio. Questi – prosegue Massari – ricevono di conseguenza l’input di ottimizzare e diventano gli interlocutori più attenti alla riduzione energetica. Occorre poi sottolineare che spesso queste figure si trovano a dover far fronte alle richieste di rinnovamento della direzione senza grossi budget a disposizione e a quel punto si rende necessario un importante processo di ottimizzazione delle risorse esistenti». Secondo Dario Regazzoni (NetApp), «le figure che si occupano di IT spesso non hanno una visione o una responsabilità diretta dei consumi e dei relativi costi energetici. Occorre risalire al cosiddetto C level, quindi anche al Cio, mentre solo in alcune grandi aziende inizia a esistere anche l’energy manager, che ha il compito di gestire tutti i consumi dell’azienda». Che non vi sia una situazione omogenea come interlocutore del tema Green è opinione anche di Luca Buscherini (Riello): «La situazione è molto varia e dipende dalle sensibilità personali; i più sensibili sono comunque coloro che hanno a che fare con la gestione dell’infrastruttura, oltre naturalmente alla proprietà; in ogni caso, per entrambi, la questione prevalente è quella del controllo dei costi».

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Cloud computing

Attività di consolidamento, razionalizzazione, virtualizzazione e, in prospettiva, il Cloud computing. Quest’ultimo può rappresentare la migliore strategia per ottenere riduzione dei costi energetici complessivi dell’ICT? I pareri delle aziende interpellate convergono, sebbene sia una condizione di prospettiva. «Il Cloud – dice Silvio Remonato (HP) – sicuramente avrà un ruolo di rilievo nelle infrastrutture IT del futuro e permetterà di ridurre il numero di server e nel contempo ottimizzarne l’uso, risparmiando di conseguenza energia». «Il nuovo paradigma elaborativo – afferma Walter Simonelli (HDS) – permette di gestire le risorse in pool, consentendo sia la condivisione delle stesse tra utilizzatori diversi, sia il loro riutilizzo. Ciò dà la possibilità quindi di ridurre la quantità complessiva di risorse necessarie a erogare i servizi ICT, riducendo il relativo costo energetico».

«Non si può mettere in discussione l’associazione Cloud-risparmio energetico, ma consideriamo il nuovo paradigma di erogazione dei servizi come un fattore legato all’ottimizzazione dei processi». È questa l’opinione di Mario Guarnone (Fujitsu) che mette inoltre in evidenza la virtualizzazione del desktop, tema finora poco considerato, ma che si ascrive pienamente come uno degli interventi in una logica Green. «Si possono raggiungere risultati operando su più fronti – dice Guarnone -, ma per ottenere risparmi significativi in termini di efficienza energetica è necessario intraprendere un percorso progettuale end-to-end e affidarsi a consulenti in grado di avere una visione dell’infrastruttura a 360 gradi».

«Il Cloud – dice Massari (Magirus) – pur non essendo l’unica strategia è sicuramente una delle principali strade percorribili per la riduzione dei costi energetici, in quanto è strettamente legato alla virtualizzazione e consente di sfruttare al meglio le opportunità di risparmio ed efficienza. Questi concetti – continua Massari – aumentano esponenzialmente la loro efficacia al crescere delle dimensioni del data center. Se la virtualizzazione di un data center aziendale può portare a una riduzione dei consumi del 65-80%, la virtualizzazione presso la sede di un service provider può spingere a risparmi ancora maggiori».

Per NetApp il Cloud può essere una risposta, ma non la sola. «Può esserlo soprattutto se basato su grandi e grandissimi data center, pensati e progettati da zero avendo in mente le economie di scala raggiungibili – dice Regazzoni -. Ma ci sono altre risposte, fra cui il riposizionamento di gruppi di apparecchiature per migliorare la fluidodinamica del locale e ridurre i consumi per il condizionamento».

Mauro Palmigiani mette in evidenza come l’approccio architetturale di Cisco sia già da tempo ispirato all’abilitazione del Cloud e della virtualizzazione: «Cisco ha semplificato la gestione dei data center riducendone i costi. Questo approccio architetturale ha stabilito un legame tra innovazione ed eccellenza operativa: un data center virtualizzato riduce il numero delle componenti installate, gestite e mantenute, migliorandone l’utilizzo. Riteniamo – dice Palmigiani – che l’efficienza energetica vada ricercata end-to-end in tutta l’infrastruttura IT, valutando in modo integrato il consumo complessivo e non semplicisticamente quello del singolo componente».

Il Cloud, infine, nell’opinione di Riello UPS, significa centralizzazione, ovvero maggiori efficienze e migliore utilizzo delle risorse: Un iter – afferma Buscherini – che va nella direzione della riduzione dei costi energetici e sulla cui innovazione abbiamo scommesso sviluppando soluzioni ad hoc».