Il nuovo volto di Mauden

Una scenografica sede e un rinnovato assetto per il system integrator che continua la sua evoluzione, dopo aver superato di slancio il traguardo dei primi 25 anni di storia: l’ambizione è quella di essere sempre più protagonista nell’arena dell’IT

 

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Roberta Viglione, presidente e amministratore delegato di MaudenIn una di quelle belle giornate limpide che ogni tanto alleviano l’inverno milanese, si può cogliere l’occasione per godersi il panorama della città e delle Alpi. Occorre – però – essere nel posto giusto, come nella nuova sede di Mauden (www.mauden.com), che dall’estate 2012 si è trasferita ai piani alti di una torre in zona Certosa. È qui che incontriamo Roberta Viglione, presidente e amministratore delegato della società, per fare il punto sul successo tutto italiano del system integrator specializzato in progetti e servizi per data center, con un accento speciale sullo storage, che affronta le nuove sfide dell’IT, forte di una storia che conta ormai più di 25 anni, compiuti pochi mesi fa, esattamente il 23 dicembre 2012, data che coincide anche con il compleanno di Roberta Viglione. 

Dal suo panoramico ufficio d’angolo, la vista spazia quasi a 360 gradi. «Nel ristrutturare la nuova sede – spiega Roberta Viglione – abbiamo voluto valorizzare l’ambiente di lavoro, installando soprattutto pareti di cristallo. Forse, si perde qualcosa in termini di privacy, ma quando le giornate sono belle, ci si guadagna molto in ottimismo e buon umore, se ci si trova a lavorare con una vista sulle montagne e – perché no – anche sullo skyline di Milano, che sta sicuramente cambiando in meglio con tutte le nuove torri sorte negli ultimissimi anni».

 

Nuovo assetto

La nuova sede di Milano riflette il cambiamento di Mauden, con il nuovo assetto nato dall’integrazione di DPCS, società specializzata nella gestione e automazione di sistemi IT complessi, che ha completato l’offerta nel presidio di data center di grandi realtà e anche in ambito software e servizi. «Se dovessi dare una definizione, parlerei di Mauden come di un system integrator infrastrutturale, se così si può dire – sottolinea Roberta Viglione – intendendo con questo che siamo in grado di occuparci di tutte le questioni connesse alle infrastrutture IT dei clienti, e soprattutto siamo autonomi per quanto riguarda la capacità di proporre e realizzare progetti anche ad ampio respiro, grazie alla nostra solida parte architetturale e progettuale». L’integrazione di DPCS, avvenuta al termine di un processo di circa due anni, rappresenta un’ulteriore tappa nell’evoluzione di una società che è nata nel 1987 per occuparsi del brokeraggio di prodotti hardware usati (soprattutto mainframe) e che ha progressivamente cambiato pelle, divenendo dapprima business partner di grandi brand, in primis IBM, quindi rivenditore a valore aggiunto (VAR) della parte infrastrutturale, privilegiando in particolare l’ambito storage, per poi connotarsi negli anni più recenti come vero system integrator a tutto campo, aprendo a partnership anche con altri brand e affiancando la capacità di sviluppare progetti multivendor alla parte di vendita e delivery.

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Oggi, la forza di Mauden è quella di una società che fattura una cifra vicina ai 50 milioni di euro, con un organico attorno alle 100 persone, contando anche le attività di DPCS, anche se da un punto di vista formale, l’assetto non è ancora completo: «I servizi a valore ex DPCS sono già in Mauden, mentre le attività di presidio, cioè di gestione dei centri dati, soprattutto quelli delle grandi banche nostre clienti, non lo sono ancora – sottolinea Roberta Viglione – ma l’idea è quella di integrarle entro la fine del prossimo anno». Cioè, più o meno, entro la primavera 2014, visto che l’anno fiscale di Mauden va dal primo maggio al 30 aprile.

Per quanto riguarda le aree di business sulle quali la società è più attiva, in primo luogo viene il finance, cioè banche e assicurazioni, seguito dalla pubblica amministrazione centrale e da importanti clienti nelle aree utility e distribution, oltre ad alcune società collocabili nella fascia medio-alta delle piccole e medie imprese. In questo ultimo settore, l’intenzione è quella di crescere ulteriormente, grazie alla creazione di una direzione dedicata al mid-market.

 

Le partnership

Tra le partnership attuali di Mauden, vanno citate quelle con VMware, Citrix, Oracle, Hitachi Data Systems, Brocade, Cisco, HP, oltre naturalmente a quella storica con IBM, di cui la società è Premier Business Partner e reseller di riferimento. «Anche se nello scenario attuale possiamo definirci “vendor agnostic”, personalmente mi sento molto più blue di Ginni Rometty» – scherza Roberta Viglione, riferendosi alla manager che dal primo gennaio 2012 ricopre la carica di numero uno mondiale di IBM. Da parte sua, il colosso dell’IT ricambia il rapporto pluriennale con Mauden, assegnando certificazioni e riconoscimenti, l’ultimo dei quali è il prestigioso IBM Choice Award, conferito annualmente a un numero limitatissimo di partner a livello mondiale: proprio a fine febbraio, nel corso della PartnerWorld Conference, tenutasi al Caesar’s Palace di Las Vegas, Roberta Viglione ha ricevuto da IBM il premio “Top Business Partner – Europe”, unica azienda italiana e tra le pochissime nel Vecchio Continente a ottenere l’ambito riconoscimento. Questo ulteriore trofeo va ad aggiungersi alle importanti certificazioni rilasciate da IBM, tra le quali spiccano la “Cloud Computing Specialty”, assegnata a Mauden nell’ottobre 2012, e la “System Storage Specialty” di novembre. La prima intende riconoscere come Mauden sia uno dei pochi operatori in grado di implementare infrastrutture cloud, mentre l’altra riconosce le capacità di mettere in opera soluzioni storage con le tecnologie IBM.

 

Competenze e nuovi mercati

Con Mauro Pirovano, direttore Marketing e Prodotti, dopo una carriera in DPCS, di cui è stato co-fondatore nel 1993, approfondiamo le ragioni dell’integrazione tra le due società e le nuove capacità di offerta. «Mauden aveva l’esigenza di arricchire il proprio profilo, da sempre votato a lavorare sull’hardware, dove sicuramente ha acquisito competenze invidiabili, ponendo l’accento sul software – spiega Pirovano – in modo da completare la parte progettuale e sui servizi per arrivare a un’offerta il più possibile completa anche a livello di progetti. Con la nuova compagine nata dall’integrazione, possiamo mettere in campo notevoli esperienze, come – per esempio – con il nostro Competence Center Mainframe, per proporre di razionalizzare i software utilizzati nei grandi sistemi: non sono poche le aziende dove si arriva a utilizzare software anche di dieci diversi fornitori, stratificatisi nel tempo, mentre una gestione accorta permette di migrare a un solo software, per avere notevoli vantaggi in termini di facilità di utilizzo e di costi». Non solo. «Abbiamo incrementato la nostra forza commerciale per aprirci sempre più verso il mid-market con l’idea di fondo – prosegue Pirovano – di proporci a nuovi clienti con le nostre forze e con l’ausilio dei vendor di cui siamo partner. I nostri obiettivi sono ambiziosi, anche se li traguardiamo nel 2014, dato che il 2013 sarà ancora un anno poco brillante economicamente. Da qui a due anni, ci aspettiamo che il fatturato proveniente dal mid-market sia almeno il 15% dei ricavi totali, dove mantenendo il nostro tradizionale “zoccolo duro” dell’hardware, intendiamo anche incrementare la parte servizi e software».

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La centralità dello storage

Tra le altre competenze della nuova Mauden, Pirovano cita anche la virtualizzazione, con importanti progetti nell’ambito dello storage e della VDI, cioè la virtualizzazione dei desktop. L’aspetto dello storage rimane centrale nelle strategie tecnologiche della società, che ha ottenuto il prestigioso titolo di “System Storage Specialty” da parte di IBM, a riconoscimento delle sue capacità tecniche e commerciali per progettare e mettere in opera soluzioni storage con le ultime tecnologie IBM. «Nella maggior parte dei casi – sottolinea Pirovano – rispetto agli sforzi di ottimizzazione dell’intero apparato IT, la questione dominante per le aziende è la crescita dello storage in rapporto a quella dei dati. Ma non sempre il disegno e l’implementazione di soluzioni storage efficienti in termini di costi e sicurezza – che offrono l’opportunità di sfruttare parte dell’infrastruttura già esistente e hanno caratteristiche di scalabilità e affidabilità – sono alla portata dei tecnici del cliente. Noi, invece, abbiamo skill adatti a rilevare questo carico di lavoro per disegnare, configurare, implementare e mantenere soluzioni storage che aiutino le aziende a gestire la crescita esponenziale dei loro dati». Anche perché «esperienza e skill richiesti, oggi, dal mercato IT sono patrimonio solo di quelle aziende che, come noi – fa notare Pirovano – investono risorse, tempo e denaro per una perfetta comprensione della materia». Inoltre, «aver ricevuto la “System Storage Specialty” di IBM ci permette di condividere con i nostri clienti risorse, training specifici, opportunità di effettuare prove e dimostrazioni, nonché di fruire temporaneamente di apparati per le migrazioni in modo da supplire ai disagi generati dalla crescita continua dell’infrastruttura e della mole di dati da gestire». Il legame tecnologico con Big Blue ha recentemente trovato un altro alleato grazie alla nascita degli IBM Pure Systems, i nuovi sistemi integrati che vedono server, storage e risorse di networking riuniti in un’unica macchina ingegnerizzata e semplice da gestire. Si tratta di veri sistemi esperti integrati e pensati per fornire un sistema di cloud privato nel giro di pochi minuti, che per Mauden rappresentano «strumenti ideali per allargare la nostra presenza anche verso settori nei quali non eravamo presenti, come gli ambiti energy e retail».

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I servizi e il cloud

Della parte servizi parliamo, invece, con Cesare D’Angelo, direttore Servizi Professionali, da cui dipende l’area delle attività erogate con risorse interne e legate a progetti ben definiti, cioè non body rental o presidio. «Stiamo puntando molto sull’area dei servizi a progetto, spingendo in particolare sulle direttrici che sono più vicine al nostro business attuale, come consolidamenti, migrazioni e virtualizzazione – spiega D’Angelo – mentre in prospettiva abbiamo in mente di rivolgerci anche all’ambito della remotizzazione, cioè della gestione in remoto delle strutture dei clienti con nostre risorse. Si tratta di servizi con un ciclo di vendita piuttosto lungo che non avranno un impatto significativo nell’anno fiscale in corso, ma nei prossimi due anni contiamo di ricavarne risultati interessanti».

Un altro ambito di attenzione è sicuramente quello dei servizi di cloud computing, che «decliniamo in maniera coerente con le nostre competenze distintive – sottolinea D’Angelo – puntando a realizzare sempre maggiori efficienze nelle infrastrutture IT e una ottimizzazione generale delle risorse dei clienti. In particolare, ci stiamo focalizzando su quelli che sono i nostri key account, cioè i clienti presso i quali siamo maggiormente riconosciuti col brand Mauden, soprattutto nell’ambito finance, distribution e manufacturing. Come accennato, a Mauden è stata riconosciuta la IBM Cloud Computing Specialty come “Cloud Builder”, che la qualifica ufficialmente come partner pienamente abilitato a progettare e implementare con tecnologie IBM soluzioni di tipo cloud privato, cioè infrastrutture abilitanti grazie alle quali i servizi informatici vengono erogati sotto forma di “servizio” tramite l’intranet aziendale, configurandosi come soluzioni create su misura per le singole aziende e dirette ai loro utenti interni. La Cloud Computing Specialty è stata, infatti, pensata da IBM per poter fornire alle imprese, interessate a questo tipo di sviluppo del loro data center, un chiaro segnale per identificare i partner in grado di farle migrare efficacemente verso il cloud».

 

Uno sguardo al futuro

Arrivare al traguardo di un quarto di secolo è sempre un risultato significativo, soprattutto in un settore sempre più competitivo come quello IT, dove lo sviluppo tecnologico è per definizione incessante, e dove le mode e i paradigmi si susseguono in continuazione. «In questo scenario – fa notare Roberta Viglione – è più che mai necessario prestare la nostra attenzione ai fondamentali, che tradotto in termini IT, significa concentrarsi sulle soluzioni che possono dare alle aziende clienti un valore tangibile in grado di trasformare i dati in informazioni utili per il business. Con questo principio in mente, intendiamo continuare a proporre e realizzare tutto ciò che di buono ci offre lo sviluppo tecnologico».