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L’impresa e il circo
Manager e Saltimbanco «La scintilla del talento alla base del business»

Che cosa hanno in comune il mondo dell’impresa e quello del circo? Nulla a meno che non si abbia in mente il Cirque du Soleil (www.cirquedusoleil.com).
Il Cirque du Soleil è riconosciuto a livello internazionale come una delle realtà più innovative e creative degli ultimi decenni. Con un fatturato annuo di 800 milioni di dollari, più di 4mila dipendenti, il “Cirque” rappresenta un caso unico di azienda creativa che ha saputo mettere insieme logica da multinazionale e ricerca del talento.
Nel 1984, un gruppo di artisti di strada diede vita a questo progetto e, da allora, le sue produzioni sono state viste da quasi quaranta milioni di persone, in novanta città di tutto il mondo.
All’origine di questo successo c’è una donna: Lyn Heward. Niente a che vedere con la donna barbuta o la donna cannone.
In qualità di executive producer dei progetti speciali, Lyn Heward è responsabile non solo delle performance del Cirque, ma svolge anche un ruolo importante di ambasciatrice per il suo coinvolgimento in altre produzioni e organizzazioni, come i Giochi Olimpici. Nel suo libro dal titolo “The Spark” ha raccontato come gestire la creatività e renderla parte integrante di tutto ciò che si fa non solo nelle scelte artistiche, ma anche in quelle organizzative.


Data Manager: Come si coniugano organizzazione e creatività?

Lyn Heward: Il modello di gestione prevede un gruppo dirigente responsabile delle attività creative, un comitato esecutivo per la gestione degli aspetti economici e un team di consulenti.

L’organizzazione di troppe aziende Fortune, oggi, risulta obsoleta o superata. La diversità e l’approccio creativo faranno sempre di più la differenza anche nei risultati di business. Le multinazionali dovranno ripensarsi come organizzazioni multiculturali, spostando l’attenzione dai confini geografici alle persone. È fondamentale non fermasi alla superficie, ma grattare il primo strato per vedere la sostanza. Mentalità globale significa che le differenze non complicano la visione di un fenomeno, ma possono aiutare ad averne una comprensione più coerente con la realtà.

Che cosa differenzia il Cirque du Soleil?

Il Cirque è riuscito a conquistare nuovi spazi di mercato in un settore che era in netta contrazione per vari motivi e lo ha fatto ridefinendo i confini del mercato e superando la logica tradizionale della concorrenza basata sulla sola ricerca di una soluzione migliore tra quelle disponibili rispetto ai concorrenti.

Eliminando alcuni elementi “problematici” del circo tradizionale, come l’uso degli animali e introducendo invece elementi mutuati da settori affini come il teatro, l’opera, il balletto, Cirque du Soleil è riuscito a spezzare il tradizionale trade-off tra costo e valore, creando una sua curva del valore differente da quella classica di settore e conquistando un vantaggio competitivo durevole nel tempo.

Qual è il segreto delle vostre produzioni?

La forza dell’immaginazione che evoca emozioni e provoca i sensi.

Come si creano idee nuove e vincenti?

Si tratta di un processo duro che comporta sofferenza e trasformazione, che obbliga a uscire dalla propria “zona di sicurezza”. In genere, una nuova idea è la risposta a una situazione estrema che obbliga a fare un salto nel vuoto.

Essere creativi che cosa significa?

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Tutto o niente. La creatività o è uno stile di vita, un modo di fare profondamente connesso al proprio essere, oppure è solo un atteggiamento senza contenuto. Essere creativi significa trovare soluzioni alternative nella vita di tutti i giorni, sia nei piccoli progetti, sia in quelli grandi. Certo la creatività si può nutrire o provocare. Per me, i “catalisti creativi” (“creative catalysts”) sono le costrizioni, gli ostacoli globali, le differenze culturali, le aspettative del mercato, i vincoli di budget.

Essere creativi significa anche bruciarsi, e non è una metafora.

È successo, veramente, mentre preparavamo un adattamento per la presentazione degli Oscar. Non c’è creatività vera senza confronto con i limiti. Quando creiamo grandi spettacoli, le limitazioni sono altrettanto grandi. I design del Cirque non amano i limiti di budget, ma sono proprio i limiti a spingerci a creare soluzioni alternative.

La ricerca del talento è una delle attività più impegnative del Cirque. Quale consiglio darebbe a un imprenditore alle prese con le limitazioni imposte dalla crisi?

Gli direi di non smettere mai di farsi domande sul senso della propria attività in azienda, gli direi di non smettere mai di andare alla ricerca delle ragioni che muovono il proprio business anche quando non sono contenute in un’indagine di mercato. Gli direi di mirare lontano, di investire nello sviluppo del pieno potenziale delle persone che lavorano insieme a lui. L’ambiente favorevole alla creatività è un’atmosfera aperta e invitante che stimola il pensiero creativo e chiama all’azione.

Il vero leader si riconosce dalle persone di cui si circonda e non perde mai di vista il potenziale che le persone sono in grado di esprimere.

I capi sono guardati e giudicati per i loro comportamenti nei confronti delle persone. Nel bene e nel male, le conseguenze di questi comportamenti si riflettono inevitabilmente sul prodotto.

Come si recluta il talento?

Cirque è una realtà complessa e per certi versi bipolare.
Il talento non si può solo scoprire e acquisire: bisogna coltivarlo nel tempo. Questo principio di attenzione al valore delle persone, nella nostra organizzazione vale per tutti, dalle segretarie agli artisti. Al Cirque non facciamo reclutamento in modo classico o tradizionale. Siamo dei cacciatori di tesori e di talenti. Ma per riuscire in questa impresa bisogna avere una certa dose di talento. Non si può riconoscere negli altri ciò che non si conosce affatto. Anche i direttori delle risorse umane non dovrebbero essere privi di un certo talento.
Ogni mese, si aggiungono al nostro database venti anagrafiche, le audizioni sono a porte chiuse. In quei momenti bisogna riuscire a vedere anche quello che non c’è, e cercare qualcosa di nascosto. Come il David di Michelangelo, bisogna saper vedere la forma intrappolata nel marmo.

Qual è la prima cosa che chiede nelle audizioni?

Chiedo sempre: «Chi sei tu»? Puntualmente, le risposte che ricevo hanno a che fare con tutto ciò che sta al di fuori di noi. Ruolo, famiglia, lavoro. Raramente, le risposte riguardano ciò che sentiamo dentro. La nostra emotività è ciò che ci rende unici ed è ciò che riesce a emozionare anche gli altri.

è noto il coinvolgimento del Cirque per produzioni studiate per i grandi eventi internazionali come i Giochi Olimpici. Se le chiedessero di creare un progetto per l’inaugurazione dell’Esposizione universale di Milano 2015, su cosa punterebbe?

“Nutrire il pianeta. Energia per la vita” è un tema affascinante.

L’Italia è patria del design, culla del Rinascimento. Gli italiani sapranno sicuramente sorprendere il mondo con qualcosa di eccezionale in grado di emozionare e di andare oltre il concetto di esposizione. Il mondo se lo aspetta. L’Italian Style è più percepito all’estero di quanto gli italiani stessi non credano.

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