Nuovi device, nuove reti

Nuovi device, nuove retiI device mobili si moltiplicano, le applicazioni prolificano, gli utenti si fanno sempre più esigenti e le reti aziendali allargano in continuazione il loro perimetro. Cosa ci aspetta quindi a livello tecnico? Riuscirà la Rete a supportare tutto questo? Cosa è possibile fare per migliorare le performance ed essere competitivi?

 

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Non c’è dubbio che le esigenze stanno cambiando. L’inesorabile avanzata del cloud computing e dei big data, il continuo diffondersi di dispositivi mobili costantemente connessi e il sempre più diffuso utilizzo della Rete come strumento per la multimedialità, non solo point-to-point, ma anche in broadcasting e multicasting, fanno crescere esponenzialmente il bisogno di banda. Gli stessi nuovi sistemi operativi fanno della connessione una condicionem sine qua non per poter dare il meglio ai propri utenti. Ancora una volta, la situazione italiana è disegnata in modo impietoso dagli analisti. Servono nuove tecnologie, soprattutto wireless, ma anche nuovi dispositivi, a partire dai core della rete sempre più affaticati, fino ad arrivare alle aziende dove la domanda di connessioni è in costante aumento e il concetto di perimetro si sta sempre più affievolendo. Le nuove tecnologie in campo wireless sembrano essere piuttosto lente ad affermarsi e l’ADSL mostra la propria debolezza soprattutto in termini di capacità di up-loading, limite indiscusso per qualsiasi applicazione collaborativa, il che rende la rete su doppino troppo obsolescente per rispondere alle nuove esigenze di un mercato sempre più assetato di banda. La bidirezionalità diventa un must in un contesto in cui l’utente è sempre più parte attiva. E purtroppo, la fibra stenta ad arrivare – salvo poche eccezioni – all’utente finale e  soprattutto alle PMI, che sono destinate in un’economia sempre più globalizzata, a doversi muovere su diversi tipi di networking.

Dai carrier, ai produttori di dispositivi attivi e passivi per le reti, a chi sviluppa le applicazioni e fornisce servizi, fino ad arrivare alla pubblica amministrazione, sono in molti a essere chiamati per dare una risposta alla crescente necessità di connessioni a larga banda. Per cercare di dare un panorama completo della situazione ci siamo come sempre rivolti ad aziende che fanno di questa tematica il proprio core business. Il quadro che ne è uscito non è necessariamente pessimistico, ma mette in evidenza – qualora ci fossero dubbi – che le cose da fare sono ancora parecchie.

Abbiamo scelto di partire dalla parte finale della rete, la connessione dell’utente a livello del backbone, proprio perché rappresenta un fattore importante e ancora – in molti casi – il problema principale.

The last mile

I nuovi dispositivi e le esigenze operative richiedono sempre una maggior quantità di banda sia wireless, sia via cavo. IL 4G si sta progressivamente diffondendo, ma ancora la copertura è ben lontana dall’essere completa. Allo stesso tempo, la fibra ottica nell’ultimo miglio – per molte realtà – è ancora abbastanza lontana. L’utente business, come può comportarsi per ottenere delle connessioni in grado di soddisfare sia le esigenze attuali, sia quelle dell’immediato futuro? Le connessioni wireless sono affidabili? Quali sono le offerte per le diverse tipologie di utenti in questa direzione?

«L’erogazione di contenuti sta diventando sempre più complessa – spiega Luca Collacciani, regional sales manager di Akamai (www.akamai.com) – non solo a causa del proliferare di dispositivi connessi, network e scenari d’impiego, ma soprattutto perchè è mutato il modo di fruire del web: l’utente non si limita a visitare un sito, ma è alla ricerca di una vera esperienza che, di volta in volta, andrà costruita sulle peculiarità di ciascun browser, network o device. Si tratta di un banco di prova per ogni tipo di business. La domanda che molte aziende si pongono è non solo quanto investire nel supporto all’erogazione dei contenuti, ma soprattutto che tipo di soluzioni adottare».

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Posto che l’origine del problema va ricercata a monte – cioè, nella congestione delle reti mobili – vi sono tuttavia alcune tecniche che consentono di evitare che i contenuti rimangano intrappolati nei “colli di bottiglia” del web. «Ad esempio – dice Collacciani – è possibile ricorrere a protocolli di rete ottimizzati, che consentano di utilizzare al meglio la rete anche in caso di congestione. Un secondo metodo è l’impiego di tecniche di front-end optimization (FEO), che – basandosi sull’analisi in tempo reale del browser utilizzato e delle condizioni di rete (Wi-Fi, 3G, LTE, Edge…) in cui si trova l’utente – consentono di adattare le tecniche di ottimizzazione al singolo utilizzatore finale. Questa tecnica è molto efficace in quanto riduce le richieste http e i byte erogati e accelera il rendering della pagina, arrivando a migliorare la performance di un sito anche dell’80%».

Rete capillare a larga banda

Secondo Alberto Lugetti, responsabile portafoglio prodotti di BT Italia (www.bt.com/italia) il collo di bottiglia si evidenzia principalmente sulla rete di accesso (sia wireless, sia wired) dove l’Italia accentua il ritardo dell’Europa. «Il digital divide colpisce ancora un numero consistente di cittadini – spiega Lugetti – e più di un milione di persone non hanno ancora un collegamento ADSL su rete fissa e il gap è coperto solo parzialmente dalla rete mobile». A livello del backbone per il momento non sussistono particolari problemi per il fatto che la capacità di banda è decisamente elevata e perché i dispositivi e le reti vengono costantemente monitorati. «è abbastanza raro incorrere in problemi di congestione o sovraccarico. BT sta investendo molto in tutto il mondo per realizzare connessioni in fibra dove si trovano i data center dei propri clienti, dove sono i grandi repository di dati che devono essere interconnessi alla rete. L’attenzione è volta quindi soprattutto alla copertura dei distretti industriali e delle città (“City Fiber Networks”)».

L’utente business, osserva Alberto Degradi, infrastructure architecture leader Borderless Network e Data Center di Cisco Italia (www.cisco.com/it), chiede all’IT di avere accesso indifferentemente dai dispositivi o dai luoghi in cui si trova, senza che questo abbia impatto sulle applicazioni che desidera utilizzare. In questa nuova realtà di lavoro e interazione senza barriere, o borderless, diventa vitale che le reti aziendali si riorganizzino in modo tale da non subire il proliferare di nuovi dispositivi, affrontando la situazione da tre aspetti fondamentali, l’aumento esponenziale del numero di dispositivi, del numero dei tool per la loro gestione e l’aumento delle issue di sicurezza. «Da più di 10 anni – dice Degradi – Cisco sta guidando questa transizione verso una rete senza barriere con architetture e tecnologie innovative, cambiando anche l’approccio con il quale affrontare le tematiche e problematiche inerenti la security in un contesto di borderless network. Per soddisfare le esigenze di un business senza confini ma sicuro, Cisco ha introdotto nella sua architettura di sicurezza – One network – una funzionalità altamente distribuita e context-aware in grado di gestire gli elementi di applicazione della scansione di sicurezza come firewall, web proxy e sensori di intrusion prevention, con un linguaggio delle policy molto avanzato, quello context-aware che risponde a precise esigenze. Si tratta di elementi innovativi per la scansione completamente indipendenti dall’infrastruttura fisica e che possono essere installati come appliance, moduli e servizi cloud. Inoltre, sono perfettamente in grado di comprendere chi sia l’utente, il suo ruolo nell’organizzazione e se l’utente abbia o meno, e quali, diritti di accesso e risultano quindi essere gli strumenti più idonei per affrontare le sfide di sicurezza di oggi».

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Parlando di utenza business, sono state individuate alcune necessità che non sono risolte nelle soluzioni proposte dai provider di telefonia cellulare in ambito di mobilità dati. Per Daniele Nardin, della direzione commerciale di Resò (www.reso.it), che opera nell’area nord-ovest come System & Network Integrator e Wireless Internet Service Provider, «l’utenza medio piccola rappresenta una quota considerevole del mercato italiano e necessita di una soluzione in grado di estendere in sicurezza la rete aziendale oltre i suoi confini fisici, permettendo l’accesso di dati e applicazioni, sfruttando le reti Wi-Fi urbane e non, che garantiscono comunque prestazioni migliori alle connessioni su rete cellulare in molti ambiti, in modo integrato ai sistemi di sicurezza e di riconoscimento aziendali e pubblici e in modo totalmente trasparente all’utente».

Nasce così l’estensione del Wi-Fi aziendale anche in ambito territoriale consentendo l’uso dei dispositivi mobili (tablet e smartphone) e la loro continua integrazione, scavalcando la giungla dei contratti dati e dei loro massimali in gigabyte mensili, settimanali e giornalieri che frenano l’utente da un uso libero e pieno della connettività. «Il funzionamento è semplice – assicura Nardin – la rete Wi-Fi pubblica viene integrata nella rete Wi-Fi privata del cliente, conservando la gestione degli account e dei profili presso i sistemi aziendali e garantendo la consegna del traffico “privato” dentro la sede del cliente. E ciò può già avvenire nelle aree di copertura Wi-Fi di cui Resò dispone».

Secondo Maurizio Martinozzi, manager sales engineering di Trend Micro (www.trendmicro.it), «stiamo assistendo a una crescente richiesta di connettività di rete che inevitabilmente porterà con sé anche una crescente necessità di sicurezza. Come i dispositivi e le infrastrutture di rete evolvono, infatti, allo stesso modo il cyber-crimine si attrezza e organizza per colpire i nuovi obiettivi. Dal punto di vista delle reti wireless, bisogna tenere presente che possono essere facilmente oggetto di attacco e per considerarle affidabili è necessario adottare il giusto livello di cifratura».

Backbone e core

Qualora si riesca a ottenere nell’ultimo miglio connessioni ad alta velocità, sia su cavo, sia wireless, cosa accadrà alla Rete ai vari livelli? I dispositivi esistenti saranno in grado di reggere un traffico più elevato sia in termini quantitativi, sia qualitativi? Quali sono le offerte di dispositivi per ovviare a problematiche di questo genere? In questo ambito, afferma Luca Collacciani di Akamai, è fondamentale il ruolo dei provider di telecomunicazione: «Un miglioramento delle reti porterebbe un sicuro vantaggio tanto ai mercati quanto alle aziende stesse. Il problema fondamentale è il cuore di Internet. Internet è per definizione una rete di reti, il cui scambio di informazioni non è dettato da regole che prediligono le performance, ma piuttosto da scambi economici tra i vari gestori di traffico. Esistono soluzioni di cloud computing optimization che consentono di instradare il traffico in modo intelligente e dunque di ottimizzare la distribuzione dei contenuti sia su rete fissa, sia su rete mobile. Proprio sulle reti mobili, Akamai ha stretto una partnership con Ericsson, creando un ecosistema di Internet mobile integrato e progettato per consentire agli operatori non solo di reinventare la propria collaborazione con i content provider, ma anche di essere più coinvolti nella catena del valore, generando maggiori profitti e incrementando la base clienti».

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Spostando l’attenzione sul tema dell’utilizzo, occorre distinguere per comprendere meglio. Per Alberto Lugetti di BT Italia «le applicazioni che permettono di estrarre informazioni dalle grandi basi dati (i cosiddetti big data) da parte dei dispositivi fissi e mobili non richiedono, infatti, particolari dimensioni sulla banda. In questi casi è fondamentale la capacità dei sistemi all’interno dei data center di elaborare e correlare “on the fly” enormi moli di dati». Gli aspetti critici si concentrano su due tipologie in particolare – spiega Lugetti: «La multimedialità e la collaborazione. Per quanto riguarda la prima, una risposta arriva sicuramente da quelle che vengono definite le content delivery network, attraverso le quali è possibile avvicinare i dati all’utente con tecniche di data replication. Per la seconda invece bisogna essere in grado di garantire la bidirezionalità dell’ampiezza di banda a qualsiasi livello. Il 4G appare sicuramente una tecnologia adeguata e affidabile per questo tipo di applicazioni, ma molto deve essere ancora fatto per poterlo rendere disponibile, se non a tutti, a una parte consistente della popolazione».

La tecnologia è già pronta

«La tecnologia oggi – assicura Alberto Degradi di Cisco Italia – è già pronta a soddisfare queste nuove esigenze: le reti sono in grado di mettere a disposizione larghezza di banda, qualità e servizi di rete intelligenti e in modo tale da qualificare le varie tipologie di traffico e dare servizi differenti e garantiti agli utenti sulla base dell’applicazione che stanno utilizzando (video, voce, email…), consentendo l’opportuna esperienza, anche considerando il contesto, l’aumento del numero di device e l’aumento della velocità di accesso richiesta da utenti e applicazioni».

Inoltre, le reti stanno evolvendo verso un nuovo modello di “software defined networking” (SDN), dove – spiega Degradi – «l’intelligenza della rete sarà centralizzata, e la velocità di esecuzione distribuita, e garantirà un ulteriore livello di sviluppo della rete, ancora di più in grado di adeguarsi in modo dinamico alle applicazioni dell’utente, anche sulla base del traffico che la rete in quel momento deve gestire». Non solo.

«Saranno reti sempre meno orientate all’instradamento del singolo pacchetto e sempre più orientate a supportare il traffico applicativo, grazie a una maggiore capacità di analisi e inspection del traffico e al software centralizzato, e saranno reti in grado di agire sulla base delle esigenze – anche istantanee – che il traffico in quel momento presenta».

Per Maurizio Martinozzi di Trend Micro, i dispositivi di nuova generazione saranno dotati di hardware in grado di supportare la connettività più rapida. «Anche in questo caso è necessario – però – affrontare a monte il discorso sicurezza perché una connessione più veloce che porta a condividere un numero sempre maggiore di dati, applicazioni web e informazioni sensibili tramite smartphone, tablet e altri dispositivi, richiede livelli di sicurezza più elevati e pone nuove sfide in termini di protezione. L’evoluzione della rete deve essere necessariamente accompagnata da un approccio nuovo alla sicurezza, che abbandoni la visione perimetrale evolvendosi verso la capacità di controllare e tutelare i dati in modo affidabile. In questo contesto, Trend Micro promuove la visione di un nuovo modello di sicurezza “più intelligente”, che focalizza l’attenzione sui dati e accresce la protezione per seguirli nei loro spostamenti attraverso le reti, aspetto ancor più fondamentale se pensiamo ai nuovi scenari tecnologici dei big data e del cloud computing».