Generazione Y – Innovazione in azienda


I cosiddetti Nativi Digitali, che stanno ora entrando nel mondo del lavoro, per le aziende possono rappresentare un patrimonio per il rinnovamento, come catalizzatori verso una trasformazione 2.0 delle imprese

 

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Per Generazione Y, (detti anche “Digital Natives” o “Millenials”) si intende quei giovani nati tra il 1980 e il 1994 che non hanno mai conosciuto un mondo senza personal computer, telefoni cellulari e Internet. Questa generazione si trova ora nella fase di transizione dal mondo dell’Università a quello del lavoro, o ha da poco fatto il suo ingresso in azienda.

Giovani che rappresentano un patrimonio di innovazione per tutte le aziende; un possibile catalizzatore verso la trasformazione a Impresa 2.0, verso un modello di impresa flessibile e connessa al “network”, capace di muoversi all’interno di un ciclo economico nel quale bisogna produrre con molto, molto meno e quindi capace di scegliere il migliore “sourcing” della value chain produttiva.

La Generazione X (30-45 anni) o i Baby Boomers (45-65 anni) si avvicinavano alle scelte produttive con una sorta di pregiudizio ideologico. Qualcuno ricorderà, infatti, le lunghe discussioni del secolo passato sulla pseudo scelta tra Outsourcing (“…ci approvvigioniamo del meglio a prezzi più bassi…”) e Insourcing (“…noi facciamo tutto in casa… – affermazione che poi si scontrava con la pratica impossibilità di avere risorse illimitate). In questo secolo il concetto di “sourcing” ha ormai prevalso, ovvero la value chain produttiva viene divisa per fasi e, per ciascuna di esse, si decide di produrre in proprio o di approvvigionarsi sul mercato. Questo atteggiamento è allineato al XX secolo: il secolo di Internet (la rete ci connette) e del Cloud (nella nuvola viviamo).

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La Generazione Y può peraltro rappresentare un segmento particolarmente critico per le organizzazioni. Tale criticità deriva soprattutto dalle modalità specifiche con cui questi giovani si rapportano al lavoro in termini di significato attribuito, aspettative e atteggiamenti. È, infatti, una generazione che sempre di più adotta una logica di flessibilità, contrapponendo alla progettualità e all’orientamento al lungo periodo una filosofia legata al presente; alla fedeltà verso l’organizzazione, al commitment verso la propria professionalità; al lavoro come valore “assoluto” e ambito primario di realizzazione, lavoro come valore “condizionato”; ovvero a condizione che lasci il tempo di dedicarsi ad altri ambiti ugualmente importanti per l’espressione del sé.

 

I CIO E I NATIVI DIGITALI – I Millenials possono spaventare i Cio di vecchia generazione, viceversa i Cio più “illuminati”, che cercano l’innovazione anche nei propri dipendenti, devono comprendere il grande valore aggiunto che i “Digital Natives” portano all’interno delle organizzazioni, proprio per il fatto che essi hanno avuto da sempre familiarità con le tecnologie alla base della crescita delle imprese moderne. Le nuove generazioni sono sicuramente in grado di utilizzare le moderne tecnologie in modo nuovo e innovativo per rispondere in maniera puntuale alle esigenze dei nuovi consumatori, anch’essi appartenenti alla stessa generazione.

I Millenials sono abituati a essere tra loro in comunicazione 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, e sono soliti non avere una definita linea di demarcazione tra lavoro e vita privata, atteggiamento certamente più caratteristico delle generazioni precedenti.

Quindi non bisogna aspettarsi da un Millenial che spenga il proprio cellulare o che sia scollegato da Facebook, ma bisogna pensare che forse può utilizzare Facebook o altri social network per collegarsi a clienti attuali o potenziali, pubblicizzare un prodotto o un servizio, chiedere opinioni alle comunità di appartenenza. E di questo l’azienda non può che beneficiarne.

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Proprio l’affinità della Generazione Y nei confronti di tutto ciò che è Web 2.0, può costituire un enorme potenziale di crescita per il mercato degli enterprise social software, sicuramente inimmaginabile in altri settori.

I Millenials, infatti, fanno il proprio ingresso nel mondo del lavoro portando con sé strumenti quali blog, wikis, mashup (letteralmente “poltiglia”, indica un’applicazione che usa contenuto da più sorgenti per creare un servizio completamente nuovo) e tutti gli strumenti 2.0 che consentono loro di collaborare liberamente all’interno della sfera professionale. Questi strumenti, se adeguatamente diffusi, non faranno altro che stimolare e accelerare l’efficacia organizzativa permettendo, per esempio, ai dipendenti di condividere informazioni in modo continuo, liberi da vincoli normativi o di eccessiva ricerca di sicurezza aziendale.

 

STRUMENTI WEB 2.0 – Gli strumenti Web 2.0 non solo rappresentano elementi chiave per accelerare il processo di crescita interno dell’organizzazione, ma consentono anche di creare nuovi canali di comunicazione nei confronti di clienti e fornitori. Se prima, per esempio, si utilizzavano focus group, indagini telefoniche o questionari, gli strumenti messi a diposizione dal Web 2.0 possono sollecitare in modo più efficace feedback da gruppi eterogenei e di maggiori dimensioni. Senza contare il risparmio di tempo e di costi derivante dall’utilizzo di questi strumenti come modalità di ricerca di informazioni relative alla customer base di un’azienda.

Allora perché non seguire il trend portato dalle nuove generazioni per stimolare la crescita innovativa delle aziende? Se per i leader di domani sarà sempre più naturale utilizzare i social media, perché allora non investire già da adesso in piattaforme dedicate ai social software, in blog, forum, RSS feed e, come prima cosa, in strumenti per selezionare i Millenials e trattenerli all’interno dell’organizzazione?

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Recenti analisi evidenziano che la Generazione Y (rispetto alla precedente Generazione X) considera gli strumenti tecnologici personali come migliori rispetto a quelli aziendali, ma, al contempo, è più predisposta a portare la propria tecnologia al lavoro.

 

MILLENIALS E POLICY AZIENDALI – Nonostante possibili conflitti con le policy del dipartimento IT, è ormai un fenomeno comune che le nuove generazioni scarichino sul Pc aziendale software, applicazioni o utilizzino, per esempio, Google Docs per la condivisione di documenti. Secondo una recente ricerca di Accenture che ha coinvolto 5.595 consumatori di età compresa fra i 14 e i 27 anni, in 12 Paesi del mondo, i Millennials scaricano regolarmente sul posto di lavoro tecnologie non standard da siti Web e comunità open source. Il dato è confermato dal fatto che solo il 33% degli intervistati italiani (34% la media internazionale) ricevono dalla propria azienda policy dettagliate sull’utilizzo di siti Web pubblici e informazioni relative alla propria azienda e ai propri clienti; il dato più basso, 25%, si registra in Francia e India. Le aziende, quindi, devono cercare di prendere il meglio da essi e inserire queste pratiche all’interno delle policy aziendali.

Alla luce di ciò è quindi importante che i moderni Cio riconoscano come le nuove generazioni siano molto più aperte e disponibili a lavorare con loro e come sia importante accoglierle e utilizzarle come input per sviluppare strategie IT di successo basate sulla connettività e sul sourcing flessibile.

Salvatore Anello sales lead, Financial Services Eala di Accenture