Sarebbe bello se gli stupidi autentici fossero tutelati come una specie in via d’estinzione, invece siamo circondati da stupidi per procura o conto terzi, senza neppure l’alibi della buona fede. Mai come in questo momento vi sarà scappato di dire: «Ma siamo seri»! Lee Siegel sull’argomento ci ha scritto un libro. Niente spazio all’immaginazione, solo un interrogativo critico, che apre uno squarcio sulla realtà che ci circonda, con la forza di una roncola: Are you serious?. Si tratta del quarto libro dell’autore, pubblicato per il momento solo in lingua inglese per i tipi di HarperCollins Publishers, una specie di manuale di resistenza umana per “essere veri e coerenti nell’era dell’imbecillità”, come recita il sottotitolo. Siegel passa in rassegna la cultura occidentale dagli inizi del secolo passato, fino ai nostri giorni – da Internet alla politica, passando per il mondo degli affari – disegnando la curva gaussiana della serietà, come metafora della decadenza. In questo scenario, la forza della leadership ha assunto i connotati della caricatura, «perché non c’è più corrispondenza tra parole e fatti». Come un gentleman dell’età vittoriana, Siegel prende a morsi molti luoghi comuni, restituendoci un’immagine al vetriolo dei tempi moderni. Siegel non sostiene apertamente che i contemporanei siano stupidi, ma punta il dito contro quell’atteggiamento privo di spirito critico, che farebbe accettare risposte stupide a questioni drammaticamente serie. Dello scrittore e giornalista cinquantenne, che vive nel New Jersey, con moglie e due figli – invece – è arrivata in Italia la traduzione di un altro libro, che ha agitato le acque della Rete (Against the Machine: Being Human in the Age of the Electronic Mob), in cui l’autore si scaglia contro l’universo del Web 2.0 e il suo “lato oscuro”.

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