BANCO INFORMATICO


Dare ai computer una “seconda possibilità”

 

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I rifiuti rappresentano la metafora dell’umanità votata al consumo e alla produzione in serie. Anche la società dell’informazione e delle telecomunicazioni globali deve fare i conti con questo tipo di “prodotto”, così dannatamente poco post-industriale. In Europa, il volume di rifiuti elettronici è stimato in 10 milioni di tonnellate l’anno, di cui almeno tre quarti prendono clandestinamente la via del Sud del mondo, dove sono trattati senza norme di sicurezza per estrarne metalli preziosi, spesso tossici per l’uomo e per l’ambiente. L’Italia non fa eccezione, con circa 1 milione di Pc smaltiti all’anno, di cui almeno il 10% ancora funzionante. Dare ai computer una “seconda possibilità” è la mission del Banco Informatico. La onlus, nata nel 2003 e impegnata nella battaglia contro lo spreco di tecnologia, ha permesso di evitare lo smaltimento di circa 11mila computer dismessi per esigenze di aggiornamento. «La scelta del riuso solidale è un gesto importante di responsabilità sociale, ma anche ambientale», ci spiega Paolo Galandra, responsabile delle relazioni esterne del Banco Informatico. L’associazione persegue livelli di efficienza pari a quelli del settore profit. «Abbiamo scelto di testare i Pc uno per uno, con l’aiuto di tecnici volontari altamente specializzati. Li equipaggiamo con software originale: siamo qualificati come Mar (Microsoft authorised refurbisher) all’interno del programma mondiale della multinazionale informatica. Ci siamo adeguati alla normativa sui dati sensibili, in modo da rendere impossibile il loro recupero. Non solo. Per creare un legame diretto tra donatore e beneficiario, la donazione di attrezzature da parte di aziende è tracciabile fino alla destinazione finale».

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