Cio, ovvero chief innovation officer

Nel marzo 2008, quando Alitalia ha annunciato il cosiddetto de-hubbing dell’aeroporto di Malpensa, stabilendo che la maggior parte dei voli sarebbero stati concentrati su Roma, per Sea si è aperta una fase di forte cambiamento. Era immediato il fatto che i passeggeri dello scalo milanese sarebbero scesi (passano dai 27 milioni del 2007 ai 19 milioni nel 2008). Una situazione con impatti significativi sul fatturato, ma anche sul modello di business dell’aeroporto. Il tutto aggravato dal fatto che un simile cambiamento si sarebbe concretizzato nell’arco di pochi mesi.

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Sea è stata così chiamata a reagire in tempi brevi con l’obiettivo, prioritario, di ridurre i propri costi pur senza intaccare la sicurezza, le tecnologie e la qualità dei servizi erogati che, al contrario, dovevano addirittura migliorare per attrarre un maggior numero di compagnie aeree e di passeggeri.

In una simile evoluzione, ovviamente, è stato coinvolto anche l’intero settore ICT, chiamato a massimizzare l’efficienza, pur con risorse complessivamente inferiori rispetto al passato.

Un obiettivo non semplice da raggiungere, anche se da tempo all’interno di “Cio Aica Forum”, gruppo di lavoro riservato ai Cio di grandi organizzazioni, ci stiamo confrontando sull’evoluzione della figura stessa del Cio, destinato a trasformarsi in un “chief innovation officer”, ovvero una figura non concentrata solo sulla tecnologia, ma sul suo impiego in un’ottica realmente innovativa.

Con il supporto del management abbiamo così iniziato un’attività di reale innovazione, parte della quale è stata la creazione di un sito interno Web 2.0 oriented. Una scelta solo apparentemente azzardata, ma che ha consentito a tutti i dipendenti di entrare in reale contatto con l’azienda, proponendo progetti e idee anche in ambiti molto specifici. Si è così instaurato un rapporto più diretto, che ha rappresentato anche il primo passo verso l’impiego di moderne tecnologie informatiche a tutto campo e ha facilitato a tutti i dipendenti il sentirsi parte attiva di una nuova Sea.

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In accordo con tutte le componenti aziendali, consapevoli del fatto che cambiare modello di business rappresentasse un passaggio obbligato, la soluzione Web 2.0 è diventa anche uno strumento per capire in diretta le esperienze e le attività dei singoli. Non un nuovo dispositivo di controllo o catalogazione, quindi, ma un modo per conoscere le nostre persone e attingere da competenze e aspirazioni interne. Così come per correggere le aree di inefficienza, focalizzando meglio i processi organizzativi o operativi su cui era possibile migliorare.

Una simile svolta ha contribuito al rilancio del sistema aeroportuale nel suo complesso, portandolo a essere sempre più attento alle esigenze dei propri clienti, ovvero i viaggiatori che utilizzano i servizi e acquistano i beni offerti da un’infrastruttura fortemente legata al territorio in cui è inserita.

Tutto questo è stato possibile perché l’ICT è stata parte attiva nel ridisegno dei processi e nel supporto dei servizi, non curandosi solo delle tecnologie. È progressivamente cambiata anche la figura dei responsabili del settore informatico che sono arrivati a pensare prima al business e poi alle tecnologie che consentono di realizzarlo. In conseguenza, nell’ultimo triennio, si sono concretizzati un numero di progetti ICT decisamente maggiore rispetto al passato.

Tutto questo è stato possibile perché il Cio (e le sue strutture) è chiamato, quando i vertici in azienda sono moderni e “illuminati” e capiscono il nuovo approccio, a proporsi come facilitatore dell’innovazione, sempre più attento al business e concentrato, oltre che a gestire le tecnologie, a confrontarsi con il resto dell’azienda per proporre e sostenere le proprie idee.

 

Fabio Degli Esposti, Cio di Sea Aeroporti Milano