Dall’Internet delle cose al Machine 2 Machine


Le nuove frontiere della tecnologia per il business. L’M2M contribuisce a creare un vero e proprio nuovo modello di informatica basato sulla gestione degli eventi

 

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Viviamo oggi in un mondo sempre più popolato di sensori di vario tipo e in grado di catturare un crescente numero di segnali della più diversa natura. Questo è un mondo di eventi, ed è in un certo senso sorprendente che esso sia stato predetto, alla fine della prima guerra mondiale, da uno dei più grandi pensatori del XX secolo, Ludwig Wittgenstein, ben prima dell’avvento della diffusione della radio, del telefono, della televisione e del computer. Wittgenstein aveva letto in un giornale la descrizione di un incidente automobilistico e la sua ricostruzione fatta in tribunale. Le relazioni tra i diversi elementi della descrizione e gli elementi della vicenda reale sembrarono indicargli che dovesse esistere un rapporto profondo tra le due strutture: quella reale e quella descritta. L’idea che Wittgenstein elaborò nel Tractatus logico-philosophicus era che il linguaggio umano fosse fondamentalmente isomorfo con la realtà, anticipando in modo sorprendente i principi alla base della società dell’informazione. L’universo di Wittgenstein sembra proprio quello della società dell’informazione nella quale l’elemento primario è il simbolo. Con Wittgenstein non c’è più la necessità di affrontare il problema del dualismo cartesiano mente-corpo, perché il mondo è quello degli eventi, quello dell’informazione, in cui ciò che conta non è la natura fisica degli eventi bensì il loro accadimento. Nei modelli informatici non solo la sequenza degli eventi è deterministica, ma le informazioni stesse, siano esse voce, immagine o testo, sono “numerizzate”, ossia digitalizzate. Perché l’informatica possa essere veramente efficace occorre quindi un universo anch’esso molto strutturato, e Wittgenstein diceva appunto: «Nello stato di cose gli oggetti ineriscono l’uno l’altro come le maglie di una catena». Il Tractatus di Wittgenstein contiene quindi gli elementi della grande metamorfosi culturale, che viene oggi indicata come “Internet of Things” (IoT).

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L’INTERNET DELLE COSE – Il contesto economico e sociale sempre più complesso in cui ci muoviamo impone l’esigenza di raccogliere, analizzare e gestire gli eventi stessi in modo deterministico, in una ben determinata sequenza temporale, e nel tempo necessario a fornire una risposta utile, costruendo sistemi informatici costituiti di funzionalità hardware e software sempre più efficienti. Nei prossimi anni questa evoluzione proseguirà e il compito della tecnologia sarà proprio quello di completare la trasformazione dei processi da sequenze ordinate di passi preorganizzati costituiti spesso di applicazioni software disgiunte in un’infrastruttura totalmente integrata e capace di reagire istantaneamente a qualunque sollecitazione le venga dal mondo esterno, in maniera quanto mai rapida, flessibile ed economica. Le organizzazioni dovranno diventare, come si dice, “event-driven” per muoversi alla crescente velocità imposta da un contesto sempre più competitivo. In realtà siamo oggi sulla soglia di una nuova era nella quale animali, alberi e persino oggetti inanimati potranno interagire attraverso la Rete. Questo “Internet delle cose” sembra confermare la ben nota legge di Metcalfe, uno dei progettisti di Ethernet, secondo la quale l’utilità di una rete cresce come il quadrato dei nodi interconnessi. C’è quindi una crescente necessità di controllare, catturare, elaborare e memorizzare grandi volumi di eventi. Occorre perciò costruire vere e proprie “macchine x eventi” per dirottare, trasformare e derivare eventi dalle molteplici sequenze che provengono da sensori di tutti i tipi come anche per estrarre informazioni dalle applicazioni e dai relativi archivi elettronici. Oggi è più che mai necessario ripensare i modelli compiendo un salto di astrazione che unifichi in un unico concetto gli accadimenti abitualmente classificati per tipologie applicative. Se pensiamo in termini di evento un telefono che squilla non differisce da una porta che si apre o da una temperatura che varia. Sono solo modi diversi per segnalare un fatto che, in funzione del contesto, richiede processi diversi. Il futuro è rappresentato quindi dall’Internet delle cose, che mira a unificare il mondo sotto un’unica infrastruttura fornendoci non solo il controllo degli eventi intorno a noi, ma anche lo stato delle cose intorno a noi. Ma in cosa differisce la nostra “macchina x eventi” da oggetti di uso comune capaci di accendere il riscaldamento inviando un Sms, spegnere le luci quando usciamo da una stanza, aprire la barriera quando transitiamo in autostrada? Quello che li differenzia è la flessibilità, la capacità di recepire indifferentemente molteplici accadimenti diversi, correlarli per attuare processi inferenziali che possano determinare e avviare azioni automatiche o umane in grado di produrre l’opportuna reazione. L’astrazione porta quindi a creare sistemi che siano agnostici rispetto alla natura dell’evento per focalizzarsi sulla capacità di descrivere i processi che collegano gli eventi con le azioni.

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MACHINE 2 MACHINE – La Rete sta diventando sempre più un tessuto connettivo che pervade oggetti e luoghi concreti, “circonda” l’uomo e crea sempre più un mondo in cui le persone potranno essere connesse a ogni sorta di oggetto, e così gli oggetti tra loro, dando vita a un numero enorme di nuovi servizi. Tante sono le opportunità che l’Internet delle cose può creare nel mondo della comunicazione tra macchine, e tra uomini e macchine. Si tratta di una rivoluzione con risvolti epocali non solo per quanto riguarda la tecnologia, ma anche l’economia e la società. Grazie alla diffusione degli smartphone, alla presenza di minuscole etichette elettroniche e dispositivi capaci di collegarsi alla Rete in modo wireless si avrà una rappresentazione della realtà in tempo reale. Ci si avvia così verso un mondo nel quale molteplici sistemi basati su eventi possono cooperare nell’ambito di complessi processi di business supportati da applicazioni distribuite secondo l’architettura Soa. Un fornitore può inviare le informazioni relative a un insieme di materiali che devono essere distribuiti a un certo numero di aziende produttrici secondo uno schema complessivo che è quello, per esempio, di un’intera filiera industriale. È allora molto facile immaginare come l’intera economia possa ricevere un grande impulso da questa nuova tecnostruttura fondata sulla gestione degli eventi. Siamo di fronte al naturale passaggio al Machine 2 Machine (M2M) con lo sviluppo di soluzioni che spaziano dal controllo dei consumi, alla generazione e distribuzione di energia fino alla gestione e manutenzione degli impianti industriali. Si tratta di un fenomeno in continua evoluzione che, a detta di alcune delle più accreditate ricerche di mercato, è candidato a diventare il motore trainante dell’ICT in Italia. Se il mercato dell’IoT vale solo in Italia oltre 1,8 miliardi di euro con una crescita prevista del 10% nel 2012, quello delle soluzioni M2M, che servono per far dialogare i diversi oggetti via Internet, varrà oltre 213 miliardi di euro entro il 2013. Un business che cambierà il nostro modo di vivere e agire, a patto di risolvere alcune questioni tutt’altro che banali come la privacy, la sicurezza e la gestione dei dati. Secondo Rob van Kranenburg, teorico di nuovi media, l’unico modo per sfuggire dai rischi di usi impropri è che l’Internet delle cose venga controllata dalle comunità per favorire processi d’innovazione sociale, programmando la tecnologia sulla base delle necessità collettive.

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SCENARI SORPRENDENTI – L’Internet delle cose, il Machine 2 Machine non sono quindi che due aspetti dello stesso processo di innovazione, un processo che non solo non si arresterà, ma che riserverà scenari quasi sorprendenti. Qualcuno ha già iniziato addirittura a ipotizzare i paradigmi del Web 4.0, una Rete capace di predire gli eventi. Stiamo a vedere cosa succederà…

 

Emilio Barlocco

presidente e amministratore delegato di Ifm Group