INAZ OLTRE IL BUSINESS RESPONSABILITÀ & FLESSIBILITÀ


Se gli indici “feticcio” del benessere, come il Pil procapite, sono sempre meno capaci di dare una rappresentazione corretta dello sviluppo di un Paese, il successo di un’azienda può costruirsi solo su asset legati al business? La responsabilità sociale d’impresa continua a essere considerata uno strumento di reputazione, ma non un fondamentale per la competitività. Forse, per questo in Italia non esiste una parola per tradurre in modo efficace “accountability”?

Allo stesso modo il mercato del lavoro è attraversato da grandi cambiamenti. Da quando la politica monetaria non è più tra le prerogative dei singoli Stati, la flessibilità si è spostata sul lavoro: una volta si svalutavano le monete, oggi si abbatte il costo della manodopera per restare competitivi e si negoziano i contratti nazionali di categoria. Negli anni Ottanta si lavorava “better”, negli anni Novanta “cheaper” e negli anni Duemila si lavora “elsewhere” e “whatever”. L’epoca del posto fisso a vita e delle pensioni garantite è finita. Ancora per poco, il lavoro che facciamo definirà in modo univoco chi siamo. Ma con quali conseguenze? Le posizioni sulla riforma del mercato del lavoro sono diverse, come le formule. Nell’ambito del progetto editoriale Piccola Biblioteca d’Impresa, promosso da Inaz per promuovere la cultura imprenditoriale, segnaliamo il confronto a tesi tra il giuslavorista Pietro Ichino, senatore eletto tra le file del PD e Giuliano Cazzola, dirigente generale del ministero del Lavoro e deputato del Pdl. La diagnosi è “bipartisan”: troppe regole fanno male. Per Linda Gilli, Cavaliere del Lavoro e presidente e amministratore delegato di Inaz, l’obiettivo deve essere comune: «Un sistema più trasparente e flessibile, allineato agli standard internazionali è la condizione per un cambio di marcia».

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