La bomba chiamata non è al momento raggiungibile


Due ordigni su un volo Yemen-Stati Uniti forse avrebbero potuto essere innescati tramite cellulari, ma…

John Brennan, perlopiù sconosciuto alla vasta maggioranza dei comuni mortali, è il consigliere per l’antiterrorismo della Casa Bianca. Qualche giorno fa – a seguito del ritrovamento di un paio di bombe in un carico destinato dallo Yemen a raggiungere gli Stati Uniti – il super-esperto americano ha innescato una serie di fantasiose interpretazioni sull’accaduto.

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L’affollata platea di meno-esperti si è scatenata, consentendo a beceri personaggi da talk-show di dar fiato alle più bizzarre ipotesi. A meritare il coretto delle iene televisive – quando intonano il refrain dell’“incredibile, strepitosa cazzata” – la suggestiva dichiarazione che quegli ordigni sarebbero stati fatti esplodere con una telefonata sull’apparato cellulare predisposto come detonatore.

Naturalmente i sedicenti guru non hanno esitato a concordare sulla credibilità di simile congettura: anzi, non contenti, hanno tenuto a rimarcare quanto tale convergenza di pensiero sottolineasse la caratura professionale di chi aveva stilato la sentenza in questione e ben compreso che una telefonata …non avrebbe allungato la vita all’equipaggio del volo intercontinentale preso di mira.

Le bombe, nascoste all’interno di cartucce da stampante, erano effettivamente collegate a due telefonini, ma i profeti della sicurezza intervistati dagli anchorman di turno – nonostante parlassero come se fossero appena usciti dalla stiva dell’aeromobile – non sapevano che i terroristi si erano dimenticati di inserire le Sim card senza le quali i cellulari erano inutili e inutilizzabili.

Roger Cressey, già membro dello staff dei Presidenti Bill Clinton e George W. Bush, ha cercato di correre in soccorso ai maldestri specialisti che si erano precipitati a fornire la loro vera versione dei fatti. Cressey non ha escluso la possibilità che l’attivazione potesse avvenire tramite cellulare, ma ha affermato con estrema determinazione che quel genere di soluzione sarebbe proprio l’ultima a esser scelta da un qualsivoglia malintenzionato.

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Il telefonino cui è collegato l’esplosivo potrebbe (vi prego di non sghignazzare…) essere non raggiungibile durante la crociera per assenza di segnale oppure in vicinanza dello scalo per problemi di roaming…

Qualcuno – messo terribilmente alle corde – ha provato a ribattere asserendo che il telefonino può innescare la bomba anche mediante l’allarme che di solito si preimposta per la sveglia mattutina. E qui tre ulteriori riflessioni.

La prima è di carattere logistico e fa perno sugli immancabili e quasi tradizionali ritardi dei voli e delle operazioni di carico/scarico delle merci.

La seconda, invece, è di tipo informatico e si aggancia a un curioso episodio verificatosi al passaggio dall’ora legale a quella solare. In tale occasione, la notte del 1° novembre 2010, gli utenti di iPhone non hanno avuto la fortuna di dormire quell’ora in più che invece si sono guadagnate le altre persone: un piccolo “bug” della versione 4 del palmare di casa Apple non ha consentito l’aggiornamento automatico dell’orario, tirando giù dal letto anzitempo i legittimi proprietari. Un problema di questo tipo potrebbe determinare una deflagrazione anticipata e i terroristi (magari non questi così sbadati al punto di far pensare che si trattasse solo di pessimi imitatori…) sanno perfettamente che il minimo errore può compromettere l’esito dell’azione.

La terza di natura empirica: quante volte la batteria del cellulare è defunta sul più bello? Meglio non rischiare e far ricorso a meccanismi elementari, che non lasciano spazio nemmeno al più stupido imprevisto.

Fortunatamente è andata bene, ma c’è poco da star tranquilli. E invece di costruire il plastico del cargo o del deposito bagagli aeroportuale, sarebbe il caso si cominciasse a parlare del problema. Tra persone serie, e magari competenti.

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La sicurezza continua a essere in vetta alle priorità.